8 maggio 1995
Raggiunto l’accordo sulla riforma delle pensioni
• Sindacati confederali e governo raggiungono un accordo sulla riforma del sistema pensionistico. La formula è una miscela di requisiti contributivi e anagrafici che si basa su un compromesso che consente da una parte un risparmio (sia pur modesto) sulla spesa previdenziale, e dall’altra la salvaguardia delle aspettative dei lavoratori più vicini al traguardo. Fino al 2008 si potrà dunque continuare ad andare in pensione dopo 35 anni, ma con un limite di età prefissato che parte da 52 anni (nel 1996) e raggiunge i 57 nel giro di un decennnio (nel 2006). Chi non vuole aspettare il compimento dell’età stabilita, potrà ottenere lo stesso l’anzianità, ma deve poter contare su almeno 36 anni di contributi. In pratica, le possibilità di accesso al pensionamento anticipato «vecchia maniera» (e cioè con le regole di oggi e senza alcuna penalizzazione) sono due: Avere 35 anni di contributi e un’età minima di partenza di 52 anni. La soglia di età infatti vale solo per chi va in pensione nel 1996 e 1997, e salirà di un anno ogni due, a partire dal 1998 (sempre con 35 anni di contributi). Pertanto, nei due anni successivi, 1997 e 1998, oltre ai 35 anni di contributi sarà richiesta un’età minima di 53 anni, e così via, sino a raggiungere i 57 anni nel triennio che va dal 2006 al 2008. Da quella data in poi, la pensione di anzianità non potrà essere corrisposta prima dei 40 anni di versamenti. Oppure (in alternativa) più di 35 anni di contributi, indipendentemente dall’età . Più precisamente, chi nel triennio 1996-1998 raggiunge i 36 anni di contribuzione potrà ottenere l’anzianità anche se non avrà ancora compiuto i 52 anni. Nei cinque anni successivi (dal 1999 al 2003), ci vorranno 37 anni di contributi, nel biennio 2004-2005 ne occorreranno 38, nel 2006 e 2007 ne saranno richiesti 39, mentre dal 2008 ci vorrà un minimo di 40 anni di contributi. Addio baby pensioni.