Fior da fiore, 31 ottobre 2013
La Nsa ha spiato anche il Vaticano e il cardinale Bergoglio • Voto palese sulla decadenza di Berlusconi al Senato • Nichi Vendola indagato a Taranto • Tre attentatori islamici responsabili dell’incidente a Pechino • Stipendi troppo alti per i dipendenti della Camera
Nsa Il settimanale “Panorama” sostiene che nei 46 milioni di telefonate monitorate dalle autorità americane in Italia, tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio 2013, ci sono anche quelle da e per il Vaticano. Le telefonate in entrata e in uscita dalla Santa Sede e quelle sulle utenze italiane di vescovi e cardinali, captate e tracciate dalla Nsa, sarebbero state controllate anche oltre la fine dell’anno scorso e si sarebbero estese, dopo le dimissioni di Benedetto XVI, fino all’elezione papale. Tanto che lo stesso futuro pontefice, il cardinale Jorge Bergoglio, quando ha alloggiato nella Domus Internationalis di via della Scrofa prima di entrare in Conclave, sarebbe stato anche lui monitorato insieme ad altri ecclesiastici. Intercettati i tre porporati Herranz, Tomko e De Giorgi, che abitano fuori le Mura e che hanno svolto un’approfondita indagine sul caso Vatileaks. Potrebbero essere state controllate anche le chiamate relative alla nomina del nuovo presidente dello Ior, Ernst von Freyberg.
Berlusconi La decadenza di Silvio Berlusconi da senatore, per effetto della legge Severino e a seguito della condanna definitiva per frode fiscale, sarà votata dall’aula di Palazzo Madama con il voto palese: lo ha deciso la Giunta per il Regolamento. Sette i voti a favore contro sei contrari. Decisiva la posizione di Linda Lanzillotta (Scelta civica) di sostenere le ragioni del voto palese. [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Ilva Alla fine delle indagini per disastro ambientale sull’Ilva, risultano indagate 50 persone tra cui il governatore della Puglia, Nichi Vendola, e il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano. Le carte dell’inchiesta descrivono tangenti e corruzione, un «atteggiamento di generale favore nei confronti dell’Ilva» che, dicono i pubblici ministeri, per anni ha inquinato producendo malattia e morte e risparmiando miliardi che avrebbe dovuto investire nella sicurezza e nella bonifica degli impianti. Per quanto riguarda Vendola, è accusato di aver fatto pressioni su Giorgio Assennato, professore ordinario di Medicina del lavoro all’Università di Bari e direttore generale dell’Arpa Puglia, perché ammorbidisse la posizione dell’Agenzia regionale per la protezione all’ambiente sulle emissioni nocive degli impianti e consentisse quindi all’Ilva «l’attività produttiva ai massimi livelli, senza riduzioni». Il professore Assennato nega di aver mai ricevuto pressioni (è inquisito per favoreggiamento).
Tienanmen Qualche notizia in più sull’incidente avvenuto a Pechino (vedi Fior da Fiore del 29 ottobre 2013): a bordo del suv che si è schiantato contro una colonna in piazza Tienanmen (due vittime) c’erano tre persone di etnia uigura (islamica), tutti parenti. Il capofamiglia, Usmen Hasan, era accompagnato dalla moglie e dalla madre. Ieri la polizia cinese ha arrestato a Pechino cinque esponenti della stessa minoranza etnica, originaria dello Xinjiang, sospettati di essere complici degli attentatori. Nella vettura dei kamikaze la polizia ha detto di aver trovato taniche di benzina, due coltelli, delle sbarre di ferro e delle bandiere con slogan che inneggiano alla guerra santa.
Stipendi United for a fair economy, organizzazione che da Boston si batte contro la diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza, ha fatto i conti: in Italia nel 1940 un amministratore delegato guadagnava 14 volte un lavoratore medio, oggi la proporzione è salita a 531 contro 1. E ci sono casi dove la distanza tra la base e il vertice di un’azienda è ancora maggiore: come per la Fiat, dove Sergio Marchionne guadagna 1.037 volte il suo dipendente medio. Guardando alla Camera dei deputati, si viene a sapere che il vertice dei dipendenti di Montecitorio, il segretario generale, ha stipendio e responsabilità analoghe a quelle dell’amministratore delegato di una grande azienda: entra con uno stipendio di poco superiore ai 400mila euro lordi l’anno, ai quali si aggiunge l’indennità di funzione. Ma è scendendo verso la base nella piramide che cresce la distanza delle retribuzioni dal mercato. Gli operatori tecnici (categoria in cui rientrano i centralinisti, gli elettricisti e pure il barbiere di Montecitorio) vengono assunti con uno stipendio che supera di poco i 30mila euro lordi l’anno. Ma già dopo 10 anni la loro busta paga è quasi raddoppiata, superando quota 50mila, e a fine carriera può arrivare a 136mila euro l’anno. Gli oltre 400 assistenti parlamentari, cioè i commessi di Montecitorio, guadagnano in media come il direttore di una filiale di banca. La busta paga degli oltre 170 consiglieri parlamentari (assistenza giuridico-parlamentare) è come quella di un primario ospedaliero, ma a fine carriera supera i 350mila euro l’anno. A complicare i conteggi ci sono anche le indennità che si aggiungono allo stipendio minimo: 662 euro netti mensili riservati al segretario generale, 108,97 euro per gli autisti parcheggiatori, 85 per chi lavora in cucina, 108 per gli addetti al recapito della corrispondenza eccetera. Ciò avviene quando il reddito medio degli italiani, al netto dell’evasione fiscale record, si ferma di poco sotto i 20mila euro lordi l’anno (Salvia, CdS).
(a cura di Daria Egidi)