La Gazzetta dello Sport, 31 ottobre 2013
I senatori voteranno sì o no alla decadenza di Berlusconi da parlamentare con un voto palese. Cioè, si saprà, di ognuno, che posizione avrà preso e non saranno quindi possibili tradimenti
I senatori voteranno sì o no alla decadenza di Berlusconi da parlamentare con un voto palese. Cioè, si saprà, di ognuno, che posizione avrà preso e non saranno quindi possibili tradimenti. Questa notizia, che in qualunque altro luogo del mondo non sarebbe considerata nemmeno degna di pubblicazione, in Italia è di sicuro il fatto del giorno e, ci metto la mano sul fuoco, campeggerà a caratteri cubitali sulle prime pagine di tutti i quotidiani, nazionali o locali che siano.
• Come mai? Perché gli altri si interrogano sulla recessione, la disoccupazione, l’euro a 140 sul dollaro, l’invadenza della Cina, la guerra in Siria e tutto quello che può in ogni caso influenzare davvero la nostra vita, e noi invece siamo costretti a discutere del Cav?
Perché noi abbiamo Berlusconi, e gli altri non ce l’hanno. Di riffa o di raffa è con Berlusconi che bisogna fare i conti, persino adesso che appare ferito gravemente. E la cosa andrà avanti non so dire per quanto.
• Sentiamo questa storia del voto palese. Ho le mani nei capelli.
Su questioni come questa si è sempre votato col voto segreto e, bisogna dire, il voto segreto garantisce la libertà del parlamentare dalle prepotenze delle segreterie: quanto più forti sono le segreterie tanto più il voto segreto è in odio. Grillo lo considera una jattura, perché non vuole che i parlamentari facciano cose diverse da quelle che lui ha stabilito. Anche al Pdl, che grida da ieri alla democrazia ferita, non bisogna dare troppo credito. Stavolta il voto palese gli pare una disgrazia, in altre occasioni ha tuonato contro il voto segreto. Idem, per il Pd o per Scelta civica. Del resto i partiti, da sempre, curano solo il loro interesse a breve termine. Le battaglie di principio non sono mai state il loro forte.
• Quindi, aver deciso di votare sulla decadenza di Berlusconi con voto palese è una forzatura.
In un certo senso sì, anche se ha ragione Linda Lanzillotta, la norma scritta non prescrive in casi come questi né il voto palese né il voto segreto. Il voto della Lanzillotta in Giunta per il regolamento era decisivo: 6 senatori erano per il palese (Pd, M5S, Sel) e 6 per il segreto (tutto il centrodestra). Mancava il 13° voto, quello di Scelta civica. E Lanzillotta ha spiegato: «Quello sulla decadenza di Berlusconi non sarà un voto sulla persona, ma sul suo status di parlamentare. Pertanto non sarà necessario il voto segreto. Io sono per il voto palese e ho proposto di circoscrivere la decisione all’applicazione della norma della legge Severino. Sul piano tecnico regolamentare gli elementi che mi hanno indotto a questa decisione sono i seguenti: il Senato applica per la prima volta la legge Severino e quindi non esistono precedenti invocabili in modo univoco. Non esiste nel regolamento del Senato una norma esplicita che indichi la modalità di votazione utilizzabile nei casi analoghi ma non identici (ineleggibilità e incompatibilità). Il voto segreto è stato applicato in via di prassi. Il regolamento precisa invece che il voto per la decadenza non è un voto sulla persona e quindi si applica il voto palese. In altre occasioni, alla luce di nuove valutazioni giuridiche e istituzionali, prassi consolidate sono state modificate senza che fossero mutate le norme positive. Una estensione non dovuta del voto segreto andrebbe in direzione opposta a quella che ha orientato, dagli anni Novanta in poi, l’evoluzione dei regolamenti parlamentari». Notiamo di passata che tutta questa diatriba dimostra che, se si fosse andati al voto segreto, un sacco di insospettabili che alla luce del sole sparano contro il Cav probabilmente nel segreto dell’urna lo avrebbero salvato.
• Berlusconi che ha detto?
Furibondo. Ha saltato la colazione con Alfano. Fa dire ai falchi del suo partito che a questo punto, se davvero il governo non farà niente e il Senato voterà per la decadenza, farà dimettere Letta. Si segnala qualche incertezza anche nel fronte delle colombe pidielline, che il 2 ottobre e ancora la settimana scorsa erano pronte a fare la scissione. I 24 senatori che hanno scritto una lettera per dire che loro Letta non lo fanno cascare sono ancora di questa opinione? Non si sa.
• Quando dovrebbe esprimersi il Senato?
Tra il 4 e il 15 novembre. Anche queste date mandano in bestia i pidiellini. Il calendario era già stato fissato fino al 22 novembre e modificarlo sembra un ulteriore sfregio al Cav. E in effetti, potrebbe davvero essere uno sfregio. È possibile che ci sia un’indicazione contro Berlusconi anche dall’estero. In altre vicende s’è visto con chiarezza che la coppia Bassanini-Lanzillotta (marito e moglie) è assai sensibile al punto di vista francese.