La Gazzetta dello Sport, 30 ottobre 2013
Ci stiamo tutti innamorando di Adriano Olivetti, e infatti lo share della prima serata di lunedì, dedicata alla vita del grande imprenditore interpretato da Luca Zingaretti, ha vinto l’Auditel con 6
Ci stiamo tutti innamorando di Adriano Olivetti, e infatti lo share della prima serata di lunedì, dedicata alla vita del grande imprenditore interpretato da Luca Zingaretti, ha vinto l’Auditel con 6.117.000 spettatori e uno share del 22,92%
• Non è mica questo successo clamoroso. Le partite fanno di più.
E posso aggiungere che se non ci fosse stato Zingaretti, probabilmente gli indici di ascolto si sarebbero dimezzati. Ma che importa questo, alla fine? È importante che gli spettatori abbiano preso contatto con un imprenditore-utopista-filosofo-artista, una figura estranea alla nostra tradizione, e infatti isolata, detestata e adesso rimpianta, anche se non si sa quanto sinceramente e quanto consapevolmente. Per dire: Olivetti, tra le mille cose che ha fatto, ha scritto un libro intitolato Democrazia senza partiti . E dentro possiamo leggere queste parole: «Milioni di italiani attendono un rinnovamento morale e materiale… Un regime democratico in sostanza debole fa dell’Italia di oggi un Paese in cui le condizioni si prestano a preziose possibilità come a tragici eventi, anche perché i deputati sono designati da liste manipolate dalle direzioni dei partiti [...] Molte coscienze inquiete sono oggi in una crisi dolorosa, perché per esse i partiti non hanno rispettato la verità, non hanno avuto tolleranza e hanno tradito gli stessi ideali dai quali erano nati». Era il 1949. La Costituzione era entrata in vigore da poco più di un anno.
• Come mai di gente simile non ne nasce più?
Ma intanto era diverso il clima generale. Tutto il Paese, e sia pure già con quel tipo di partiti e di democrazia che ci hanno ridotto alla condizione attuale, si dava un gran da fare per la ricostruzione, la miseria era carica di speranze, si poteva rischiare molto anche perché c’era da perdere poco. L’Italia, poi, era fatta di giovani. Detto questo, ed espressa per quel grand’uomo tutta l’ammirazione e il rimpianto necessari, si dovrà ammettere che si trattò di uno sconfitto.
• Sconfitto non per sua colpa, si direbbe, ma perché il mondo che lo circondava...
Sì, certo, l’umanità è cattiva e schiaccia in genere sotto i piedi del proprio bieco interesse le buonissime intenzioni da cui sono animati gli eroi. Ma bisognerà anche dire che i veri grandi uomini sanno in che mondo di vipere si muovono e sono capaci di agire d’astuzia e talvolta persino malignamente per rendere concreti i propri sogni. Ho già ricordato un’altra volta che Lincoln, come si vede nel film, non esitò a corrompere chi andava corrotto per far passare la legge che aboliva la schiavitù. E anche Lenin, prima della Rivoluzione, finanziò il movimento dei bolscevichi con rapine da strada che fruttarono molti rubli e molti morti. Due mascalzoni, a modo loro, che hanno però vinto la storia. Olivetti, invece, è un santo che ha perso.
• Non è un modo strano di considerare quel grande? Come mai risulta un peccato mortale illudersi?
Ma illudersi è un peccato mortale. L’uomo inventò la Lettera 22, che ancora oggi è considerata un capolavoro di design ed è esposta al Museo d’Arte Moderna di New York, e, dando retta a Enrico Fermi, costruì il primo calcolatore elettronico, e riempì la fabbrica di intellettuali come, cito a caso, Ottiero Ottieri, Ferrarotti, Luciano Gallino, Paolo Volponi, Pampaloni, Giorgio Soavi, che gli sposò la figlia ed è il padre del Michele Soavi regista del film con Zingaretti. Ma l’elettronica dava fastidio agli americani, che gli avevano rifilato il pozzo senza fondo della Underwood, proteggevano Ibm e General Electric e non volevano disturbatori da un paese insignificante come il nostro (qui la storia è simile a quella di Mattei). Olivetti adorava gli Stati Uniti e non valutò bene quello che stava facendo. La sequenza delle sue conquiste è entusiasmante: dopo Ivrea, Pozzuoli, Agliè, San Bernardo, Caluso, San Paolo in Brasile, New Canaan, Pisa, la Telettra, la Sgs. Però alla sua morte si vide chiaramente che l’azienda era sottocapitalizzata e follemente indebitata: 61,8 miliardi di lire di patrimonio e 118,5 miliardi di debiti, le banche svizzere che volevano pignorarla, il pool di salvatori messo insieme da Fiat e Mediobanca, con le cessione dell’elettronica, appunto, agli americani della General Electric.
• Ma allora...
Bisognava essere ben più spietati per coniugare profitto e bellezza, diritti del capitale e diritti del sociale. Ci si deve rassegnare all’idea che gli uomini sono mediamente malvagi, e comportarsi di conseguenza. La tragedia di Adriano è descritta tutta nello stupendo romanzo di Ottieri, Donnarumma all’assalto . Il protagonista, che parla in prima persona, deve selezionare il personale per la nuova fabbrica di Pozzuoli. E insegue, naturalmente, il suo ideale olivettiano. Ma l’operaio Donnarumma e gli altri che assaltano il selezionatore per essere assunti non fanno troppo caso alle finezze intellettuali di costui e pretendono, anche con la prepotenza, due sole cose: sistemarsi e faticare il meno possibile. Sta qui tutta la storia degli anni successivi.