25 ottobre 2013
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Biografia di Fabrizio Viola
Roma 19 gennaio 1958. Manager. Amministratore delegato e direttore generale di Banca Monte Paschi di Siena (dal 3 maggio 2012).
• Maturità classica all’Istituto Tito Livio di Milano, laurea in Economia alla Bocconi (ex allievo di Mario Monti). Primo impiego nel 1987 nel gruppo Imi, dal 1990 al ’95 a fondiaria Assicurazioni, alla Banca Popolare di Milano dal ’95 al ’99 (vice direttore generale), dal ’99 al 2001 alla Banca Popolare di Vicenza (vice direttore generale), dal 2001 al 2008 ancora alla Banca Popolare di Milano (direttore generale) e dal 2008 al 2011 alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna (amministratore delegato).
• La sua nomina al vertice di Mps fu voluta soprattutto da Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Associazione delle fondazioni e casse di risparmio.
• Nominato direttore generale di Mps il 12 gennaio 2012, diventò anche amministratore delegato in concomitanza con l’arrivo di Alessandro Profumo alla presidenza della banca (aprile 2012).
• Nel giugno 2012 Viola e Profumo presentarono un piano di ristrutturazione triennale che prevedeva il ricorso ai Tremonti bond per 3,4 miliardi, il taglio dei costi operativi da 3,5 a 2,9 miliardi e il taglio dei costi del personale da 2,19 a 1,89 miliardi, con 4.600 esuberi tra chiusura di 400 filiali, pensionamenti, rami in uscita (come la cessione di Biverbanca e dei suoi 700 lavoratori a Cassa di Asti, per 200 milioni) e l’esternalizzazione dei servizi informatici del Consorzio Mps.
• Il governo Monti mise poi a disposizione 3,9 miliardi di Monti bond (teoricamente restituibili in azioni Mps, così come il pagamento degli interessi, a salire dal 9 fino al 15%), in parte per rimborsare i Tremonti Bond (1,9 miliardi) e in parte per sostenere il piano di rilancio. L’emissione di Monti bond fu approvata dalla Banca d’Italia nel gennaio 2013 e confermata dal Tar nel febbraio, dopo un rimborso del Codacons.
• I conti del primo semestre 2013 evidenziarono una perdita netta di 380 milioni di euro, in calo del 75,5% rispetto al rosso di 1,552 miliardi dell’anno precedente.
• Nella proprietà, la Fondazione era già scesa del 60% al 30%, ma soprattutto non aveva più le risorse per sotenere il rilancio della banca. Per cui luglio 2013 un’assemblea straordinaria di Mps approvò l’abolizione dell’articolo 9 dello Statuto, che escludeva per i soci privati di poter superare il 4% del capitale. Di fatto un’apertura all’ingresso di nuovi investitori, auspicata a più riprese da Viola e Profumo (contrario solo lo zoccolo duro cittadino perché l’arrivo di un socio forte equivale alla fine senesità della banca).
• Il 16 luglio 2013 il commissario europeo per la Concorrenza Jacquin Almunia scrisse una lettera al premier Enrico Letta in cui esprimeva la sua preoccupazione per la stabilità di Monte Paschi e bocciava come «insufficiente» il piano di ristrutturazione, indicando sei punti critici, tra cui la mancata riduzione dei costi, l’eccessiva esposizione ai titoli di Stato e gli stipendi dei manager troppo alti. Se non fossero state compiute al più presto le adeguate modifiche, scriveva Almunia, l’Ue avrebbe aperto una procedura d’infrazione. Così a ottobre 2013 il cda della banca approvò un nuovo piano di ristrutturazione: aumento di capitale fino a 2,5 miliardi di euro entro il 2014, 8.000 esuberi al 2017 (2.700 circa già usciti al 30 giugno 2013), taglio sul costo del personale di 500 milioni di euro, chiusura di 550 filiali e un tetto agli stipendi dei manager di 500 mila euro netti l’anno (nel 2012 Viola ha incassato 1,5 milioni di euro lordi). Con il nuovo piano Mps stima di realizzare entro il 2017 un utile di circa 900 milioni e prevede di rimborsare tre miliardi di euro di Monti bond (il 70% del totale) entro il 2014.