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 2013  ottobre 15 Martedì calendario

Il premier Letta s’è raccomandato di non dar retta alle anticipazioni sulla legge di stabilità, un modo per litigare sulla pelle dell’orso prima che sia abbattuto

Il premier Letta s’è raccomandato di non dar retta alle anticipazioni sulla legge di stabilità, un modo per litigare sulla pelle dell’orso prima che sia abbattuto. E avremmo dato volentieri retta a questo consiglio, tanto più che la legge di stabilità sarà approvata oggi pomeriggio dal consiglio dei ministri e subito resa nota, senonché ieri le agenzie ci hanno subito di anticipazioni, oggi i giornali non parleranno d’altro e dobbiamo adeguarci. Benché Franceschini abbia smentito tutto, diamo conto delle anticipazioni altrui (e chiediamo venia se domani saremo smentiti.

Diamo un’idea generale però, altrimenti è una noia...
Va bene, i punti chiave sono: i tagli alla sanità, gli interventi sul cuneo fiscale, la sistemazione definitiva (forse) della vecchia Imu e della cosiddetta Service Tax, ribattezzata ancor prima di nascere, poi gli incentivi alla prima occupazione e la sforbiciata alle cosiddette pensioni d’oro.  

M’immagino che sulla sanità si sarà già scatenata una canea...
Immagina bene. In base alle indiscrezioni della vigilia, il governo si preparerebbe a tagliare il Fondo sanitario nazionale di 2,650 miliardi in tre anni, con queste scadenze: 500 milioni nel 2014, 1,40 miliardi nel 2015 e 1,110 miliardi nel 2016. A questo bisogna aggiungere una rideterminazione del tetto di spesa farmaceutica annuo per 220 milioni. E una riduzione dei tetti per le prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica acquistati dagli erogatori privati accreditati per 280 milioni l’anno. Il totale in tre anni fa 4,150 miliardi. Se vuole la mia opinione, è pochissimo.  

Come sarebbe?
Oggi spendiamo per la Sanità 112 miliardi l’anno. Moltiplicato per il triennio fa 336 miliardi. Il taglio di 4,150 miliardi, su 336, è pari all’1,235%. Non mi pare così impressionante. E tuttavia, come da copione, il ministro Lorenzin si strappa i bei capelli, i sindacati gridano, le associazioni di categoria idem. Dimenticano tutti che abbiamo un debito da 130% del Pil e un Fiscal compact, sottoscritto con i nostri partner europei, in base al quale, a partire dall’anno prossimo, dovremmo abbattere il debito di una quarantina di miliardi l’anno. Scriviamo sempre che nel pozzo senza fondo della sanità si annidano gli sprechi peggiori. E quando poi siamo al dunque... Tuttavia, Franceschini nega tutto («Stanno arrivando alle redazioni dei giornali e delle agenzie di stampa notizie e numeri di tutti i tipi sui contenuti della legge di Stabilità. Si tratta di anticipazioni quasi sempre infondate che si susseguono ad una velocità tale da renderne impossibile smentite puntuali») e il ministro degli Affari regionali, Graziano Del Rio, dice: «Stiamo lavorando per evitare ulteriori sacrifici alla gente e per evitare tagli agli enti locali e alla sanità».  

Sentiamo il resto. Per esempio, il cuneo fiscale.
Dovrebbero essere stanziati un cinque miliardi, con i quali potremmo trovarci in busta paga un 150 euro in più. Il finanziamento a questo esborso verrà da un aumento di 2 punti della tassa sulle rendite finanziarie, destinate a passare dal 20 al 22%. Badi che l’allentamento del cuneo è progressivo, si incasserà per intero fino a redditi di ottomila euro, poi scenderà man mano e per quelli che ne prendono più di 55 mila (stiamo parlando di cifre annue) non cambierà niente.  

• Le ultime sull’Imu, e il resto.
La nuova tassa su case e rifiuti si chiamerà Trise. Consisterà di due imposizioni distinte, una destinata ai rifiuti (Tari) e un’altra ai servizi indivisibili, come la luce (Tasi). Saranno i comuni a decidere e incassare gli importi, nei limiti che saranno stabiliti dalla legge. Resta da dire qualcosa sugli incentivi alla prima occupazione e sulla sforbiciata alle cosiddette pensioni d’oro. Riguardo agli incentivi: si riconoscerà alle aziende uno sconto di massimo 15 mila euro per ciascun nuovo assunto a tempo indeterminato. Riguardo alle pensioni d’oro: sarà stabilito un contributo di solidarietà pari al 5% della parte eccedente i 100 mila euro e fino a 150 mila euro; del 10 per cento della parte eccedente i 150 mila euro e fino a 200 mila euro; e del 15 per cento della parte eccedente i 200 mila euro. Ah, prima che mi dimentichi: sono tagliati del 10% anche i compensi per gli straordinari della Pubblica Amministrazione. Compresa, dicono le anticipazioni di agenzia, la Presidenza del Consiglio.