Io Donna, sabato 7 maggio 2011, 10 ottobre 2013
Tags : Liz Taylor
Appunti su Liz Taylor
Io Donna, sabato 7 maggio 2011
Deodorante «Il successo è un eccellente deodorante».
Cachet La 20th Century Fox, che pagò Elizabeth Taylor un milione di dollari per interpretare il ruolo di Cleopatra.
Scemo «Se qualcuno è così scemo da offrirmi un milione di dollari per fare un film, io non sono così scema da rifiutarlo».
Colazione Secondo i conti della produzione, durante le riprese del film Cleopatra (1963) Liz mangiava tutte le mattine per colazione 12 polli e 18 kg di bacon.
Carina «Penso che Ava Gardner sia veramente bella... Io sono abbastanza carina. Non ho il complesso del mio aspetto, ma ho le gambe corte, le braccia troppo grosse, il doppio mento, il naso un po’ storto, piedi grandi, mani grandi, e sono troppo grassa».
Grassa «Sei troppo grassa, ma te l’hanno mai detto che sei una gran bella ragazza?» (Richard Burton la prima volta che incontrò Liz Taylor, sul set di Cleopatra).
Burton Richard Burton, il grande amore, sposato due volte, nel 1964 e nel 1975, lasciato due volte. Paolo Bulgari: «Innamoratissimi. Litigiosissimi. E spesso alticci. Arrivavano come due furie nel negozio di via Condotti. Lui, per far pace, le regalava una gioia».
Elizabeth «Ti amo, donna stupenda. Se qualcuno ti fa del male, mandami un messaggio. Basta che tu scriva “Ho bisogno”, o una sola magica parola, “Elizabeth”, e arriverò più veloce del suono. Sai, di certo, quanto ti amo. Sai, di certo, quanto male ti ho trattato. Ma la verità fondamentale, perfida, assassina e immutabile è che io e te ci fraintendiamo totalmente… Funzioniamo su diverse lunghezze d’onda… Ti amo e sempre ti amerò. Torna da me prima che puoi…» (lettera di Richard Burton a Elizabeth Taylor).
Calzini Kitty Kelley, scrittrice di biografie non autorizzate, racconta che Liz Taylor si eccitava annusando i calzini sporchi di Richard Burton.
Inizi Elizabeth Rosemond Taylor, nata a Hampstead, Londra, nel 1932 da genitori ebrei americani, la madre attrice, il padre mercante d’arte. A nove anni esordisce in Man or Mouse, a diciassette interpreta la figlia di Spencer Tracy nel Padre della Sposa, a diciotto sposa il magnate degli alberghi Nicky Hilton.
Abito La Mgm, che per il suo matrimonio con Hilton le regalò l’abito da sposa, 25 metri di raso bianco con perle, pochi mesi dopo, alla notizia del divorzio, ne chiese la restituzione. Lei collassò per la prima volta.
Morte «Marilyn ci ha staccato tutte morendo giovane. Ma io sono stata a un passo dalla morte molte volte. Arrivare a un passo dalla morte è la mia specialità. Anche questo conta qualcosa, non credete?».
Vita Otto matrimoni e sette divorzi, due Oscar e altrettanti tentativi di suicidio, un paio di polmoniti quasi letali, un tumore al cervello e un cancro alla pelle sconfitti dopo lunghe cure, la piaga dell’alcolismo (superato) e la scoliosi mai guarita, una quarantina di ricoveri in clinica e diciotto operazioni, quattro figli, otto nipoti e sei aborti dichiarati, quattro vedovanze e tre mariti maneschi.
Sopravvissuta «Sono una sopravvissuta: l’esempio vivente di cosa possiamo sopportare continuando a vivere».
Deodorante «Il successo è un eccellente deodorante».
Cachet La 20th Century Fox, che pagò Elizabeth Taylor un milione di dollari per interpretare il ruolo di Cleopatra.
Scemo «Se qualcuno è così scemo da offrirmi un milione di dollari per fare un film, io non sono così scema da rifiutarlo».
Colazione Secondo i conti della produzione, durante le riprese del film Cleopatra (1963) Liz mangiava tutte le mattine per colazione 12 polli e 18 kg di bacon.
Carina «Penso che Ava Gardner sia veramente bella... Io sono abbastanza carina. Non ho il complesso del mio aspetto, ma ho le gambe corte, le braccia troppo grosse, il doppio mento, il naso un po’ storto, piedi grandi, mani grandi, e sono troppo grassa».
Grassa «Sei troppo grassa, ma te l’hanno mai detto che sei una gran bella ragazza?» (Richard Burton la prima volta che incontrò Liz Taylor, sul set di Cleopatra).
Burton Richard Burton, il grande amore, sposato due volte, nel 1964 e nel 1975, lasciato due volte. Paolo Bulgari: «Innamoratissimi. Litigiosissimi. E spesso alticci. Arrivavano come due furie nel negozio di via Condotti. Lui, per far pace, le regalava una gioia».
Elizabeth «Ti amo, donna stupenda. Se qualcuno ti fa del male, mandami un messaggio. Basta che tu scriva “Ho bisogno”, o una sola magica parola, “Elizabeth”, e arriverò più veloce del suono. Sai, di certo, quanto ti amo. Sai, di certo, quanto male ti ho trattato. Ma la verità fondamentale, perfida, assassina e immutabile è che io e te ci fraintendiamo totalmente… Funzioniamo su diverse lunghezze d’onda… Ti amo e sempre ti amerò. Torna da me prima che puoi…» (lettera di Richard Burton a Elizabeth Taylor).
Calzini Kitty Kelley, scrittrice di biografie non autorizzate, racconta che Liz Taylor si eccitava annusando i calzini sporchi di Richard Burton.
Inizi Elizabeth Rosemond Taylor, nata a Hampstead, Londra, nel 1932 da genitori ebrei americani, la madre attrice, il padre mercante d’arte. A nove anni esordisce in Man or Mouse, a diciassette interpreta la figlia di Spencer Tracy nel Padre della Sposa, a diciotto sposa il magnate degli alberghi Nicky Hilton.
Abito La Mgm, che per il suo matrimonio con Hilton le regalò l’abito da sposa, 25 metri di raso bianco con perle, pochi mesi dopo, alla notizia del divorzio, ne chiese la restituzione. Lei collassò per la prima volta.
Morte «Marilyn ci ha staccato tutte morendo giovane. Ma io sono stata a un passo dalla morte molte volte. Arrivare a un passo dalla morte è la mia specialità. Anche questo conta qualcosa, non credete?».
Vita Otto matrimoni e sette divorzi, due Oscar e altrettanti tentativi di suicidio, un paio di polmoniti quasi letali, un tumore al cervello e un cancro alla pelle sconfitti dopo lunghe cure, la piaga dell’alcolismo (superato) e la scoliosi mai guarita, una quarantina di ricoveri in clinica e diciotto operazioni, quattro figli, otto nipoti e sei aborti dichiarati, quattro vedovanze e tre mariti maneschi.
Sopravvissuta «Sono una sopravvissuta: l’esempio vivente di cosa possiamo sopportare continuando a vivere».
Lucrezia Dell’Arti