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 2013  ottobre 08 Martedì calendario

Il governo dice che l’anno prossimo potremmo ritrovarci in busta paga 3-400 euro in più, notizia sensazionale se fosse vera

Il governo dice che l’anno prossimo potremmo ritrovarci in busta paga 3-400 euro in più, notizia sensazionale se fosse vera.

È vera?
Mah. Letta e i suoi pensano di intervenire sul cuneo fiscale. Tagliando questo cuneo fiscale, l’obiettivo sarebbe raggiunto. In teoria è possibile.

Che cos’è il cuneo fiscale?
È la differenza tra il lordo e il netto. Sullo stipendio che un’azienda paga a un lavoratore dipendente, ma anche sul giro di soldi destinato ad artigiani, collaboratori, liberi professionisti, c’è una parte che va allo Stato sotto forma di tasse dirette e indirette e di contributi previdenziali. Questo monte è a carico sia del lavoratore che delle imprese e vale, secondo le stime Ocse, un buon 45,2% delle somme in questione. Quindi, se un’azienda, per pagare un dipendente, tira fuori mille euro, al lavoratore ne arrivano poco meno di 550. Stiamo parlando di medie, perché le trattenute, come è ovvio, dipendono anche dallo scaglione di reddito a cui appartiene il cittadino. Allora, l’idea è di intervenire su questo monte, su questo cuneo, facendo vedere qualche soldo in più – magari in una sola mandata alla fine dell’anno prossimo – sia alle imprese che ai lavoratori. Alcuni dicono che saranno più favorite le imprese, altri che saranno più favoriti i lavoratori. In realtà un’idea precisa non ce l’ha ancora nessuno, perché anche gli eventuali interventi sul cuneo fiscale andranno inquadrati nella più generale politica economica del prossimo triennio che sarà fissata nella legge di stabilità da presentare all’Europa il prossimo 15 ottobre.

Di quanti soldi stiamo parlando?
Cinque miliardi. Il presidente di Confindustria vorrebbe che fossero almeno otto. «Su una spesa pubblica di 800 miliardi, non riesco a capire come non si riescano a trovare 8 miliardi». Otto miliardi equivalgono all’1% di tutta la spesa pubblica. In questa frase, lei vede già la risposta alla sua prossima domanda, che mi figuro sarebbe: dove li trovano i cinque miliardi? E le rispondo prima che lei la faccia: in realtà hanno bisogno di trovare 14 miliardi, perché si tratta anche di rifinanziare la cassa integrazione in deroga, le missioni italiane all’estero, il rientro dal 3,1 (o 3,2) per cento di sfondamento nel rapporto deficit/Pil (la cosiddetta “manovrina”), i fondi per l’emergenza emigrazione, la nuova Imu da incorporare nella Servide Tax, l’allentamento del patto di stabilità per i comuni, e infine, appunto, l’aumento delle detrazioni fiscali e la riduzione del cuneo. Tutta questa roba sarà resa possibile intanto dall’Iva al 22% (benché nei primi otto mesi il gettito sia diminuito di 3,7 miliardi), forse da un minor sacrificio sull’Imu, se passa l’idea del Pd di far pagare qualcosa della seconda rata ai più ricchi. Di questo il Pdl, specie nella nuova versione alfaniana, non vuole sentir parlare perché naturalmente non vuole accreditare l’idea, propagandata dai falchi, che finché c’era Berlusconi le tasse non si mettevano e adesso che Berlusconi non c’è più si può ricominciare a tartassare.

Veramente, dal discorso del presidente Squinzi, avevo capito che si sarebbe proceduto con i tagli alla spesa pubblica, invece che con nuove tasse.
Purtroppo, stiamo sempre lì a fare lo stesso discorso: per tagliare la spesa pubblica bene ci vuole tempo, Tremonti lo sapeva e per far prima procedeva con i famosi tagli lineari. In passato sono stati messi su gruppi di studio, non so, la commissione Muraro nel 2007, poi i lavori di Vieri Ceriani, di Giavazzi, di Giarda. Tutte teorie, finora, che nessuno ha avuto il coraggio neanche di tentare di applicare, viste le resistenze fortissime delle varie tribù. Letta, dopo la fiducia dell’altro giorno, è abbastanza forte per provarci sul serio? Questo è il tema.

• Nel discorso della fiducia, Letta ha annunciato di aver nominato un nuovo commissario... Come si chiama?
Si chiama Carlo Cottarelli, ha 59 anni, stimatissimo da Saccomanni, è dal novembre 2008 direttore del Dipartimento fiscale del Fondo monetario internazionale. Si è già dimesso da quell’incarico assai prestigioso e si insedierà da noi il prossimo 22 ottobre. Pesco da un vecchio dibattito con Alesina, organizzato proprio al Fondo Monetario (era l’anno 2010), certe idee di Cottarelli secondo cui bisogna intervenire soprattutto sulla Sanità (questo in tutta Europa), sui salari pubblici e sulle spese militari. A cui aggiungo la sua convinzione (mutuata dal Fmi) secondo cui il debito pubblico, per non essere dannoso, deve essere pari al massimo al 30% del Pil. Se il nuovo commissario darà seguito a quelle vecchie idee, ne vedremo delle belle.