La Gazzetta dello Sport, 5 ottobre 2013
La Giunta del Senato, dopo un’ora di seduta pubblica e quattro ore di camera di consiglio, ha chiesto all’Aula di dichiarare decaduto dal suo seggio Silvio Berlusconi
La Giunta del Senato, dopo un’ora di seduta pubblica e quattro ore di camera di consiglio, ha chiesto all’Aula di dichiarare decaduto dal suo seggio Silvio Berlusconi. Voti favorevoli 15, voti contrari 8. Il presidente, Dario Stefàno, preparerà una breve relazione e poi si esprimerà l’assemblea. In quella sede, tra una ventina di giorni, basteranno venti richieste per andare al voto segreto. E qualcuno dice che il voto segreto potrebbe riservare qualche sorpresa. Per esempio, si dice, i grillini nel segreto dell’urna potrebbero fare qualche scherzo e votare contro la decadenza per il gusto di tenere alta la tensione, favorire gli scambi di accuse, in definitiva tenersi Berlusconi, che è un magnifico strumento per alimentare il caos. I sospetti di un doppio gioco del M5S si sono moltiplicati oggi, quando il senatore Crimi s’è messo a scherzare pesantemente sul ventre del Cavaliere, come riferiamo a parte: la seduta ha persino rischiato di essere sospesa. Ma d’altra parte, come non sospettare anche che i sospetti disseminati dal Pd sui grillini non servano a creare nebbia per qualche colpo di mano in programma da parte di alcuni dello stesso Pd? In fondo, alle ultime presidenziali, i democratici votarono all’unanimità per Prodi presidente, alzando la mano (voto palese), e poi lo pugnalarono nell’urna con 101 no quando s’arrivò al dunque del voto segreto.
• Come ha reagito Berlusconi alla sentenza, peraltro scontatissima?
Berlusconi, in un italiano meno sicuro del solito, ha dettato alle agenzie questa dichiarazione: «Questa indegna decisione è stata frutto non della corretta applicazione di una legge ma della precisa volontà di eliminare per via giudiziaria un avversario politico che non si è riusciti ad eliminare nelle urne attraverso i mezzi della democrazia. Violando i principi della Convenzione Europea e della Corte Costituzionale sulla imparzialità dell’organo decidente e sulla irretroattività delle norme penali oggi sono venuti meno i principi basilari di uno stato di diritto».
• Come mai il centrodestra non ha proposto che la seduta venisse rinviata?
Lo ha proposto, eccome, e anzi gli avvocati di Berlusconi avevano chiesto di ricusare dieci membri della Giunta perché palesemente parziali: i dieci, secondo questa accusa, avevano espresso il loro parere favorevole alla decadenza prima ancora che la discussione cominciasse. Questa mossa entrava nella natura della commissione, se organo giurisdizionale o politico, un dibattito che ci sta tormentando fin dal primo istante e di cui si disinteresseranno tutti a vicenda chiusa.
• Chi subentrerà al posto di Berlusconi, una volta che l’assemblea abbia dichiarato il Cavaliere decaduto?
Il primo dei non eletti in Molise, vale a dire Ulisse Di Giacomo, 63 anni, già assessore alla Sanità della Regione. Costui ha mandato in Giunta il suo avvocato e questi ha sostenuto che la legge Severino è perfettamente applicabile, e che Berlusconi si deve togliere di mezzo. Un altro tradimento, cioè, considerando che Di Giacomo fa parte della direzione nazionale del Pdl. Diciamo che con il suo ingresso la pattuglia degli alfaniani aumenterà. Di Giacomo infatti ha già fatto sapere di essere un convinto sostenitore del governo Letta («questo Paese non deve essere abbandonato» eccetera).
• E nel partito come è stata presa la cosa?
Falchi e colombe sono schierati compattamente in difesa del loro capo. La dichiarazione più colorita l’ha fatta Brunetta: «Non si illuda il boia. Sta rotolando il titolo di senatore, non la testa dell’uomo e del politico Berlusconi, che resta il leader di riferimento di metà degli italiani. Ci sarà pure un giudice in Europa».
• Cioè sperano in un ribaltamento della sentenza a livello europeo?
Sì, gli avvocati del Cavaliere puntano parecchio sulla Corte di Lussemburgo. Ghedini, Coppi e Longo, che non si sono fatti vedere al Senato, così come non si è fatto vedere Berlusconi, hanno rilasciato questa dichiarazione: non c’è alcuna ragione di «presentarsi di fronte a un organo che ha già anticipato, a mezzo stampa, la propria decisione. Nessuna acquiescenza può essere offerta a chi non solo non è, ma neppure appare imparziale. Non vi è dubbio che anche questa ulteriore violazione dei diritti costituzionali e dei principi della Convenzione Europea troverà adeguato rimedio nelle sedi competenti». Dopo la lettura della sentenza hanno aggiunto: «Si è creato un gravissimo precedente che mina profondamente la storia democratica del Paese e lo stato di diritto. Tanta era la fretta che non si è voluto né investire la Giunta per il regolamento né inviare gli atti alla Corte Costituzionale né alla Corte di Lussemburgo né attendere la decisione del ricorso a Strasburgo. Vi era evidentemente il timore che altri organismi potessero emanare statuizioni che modificassero la decisione già assunta».