Fior da fiore, 6 ottobre 2013
Berlusconi andrà ai servizi sociali • Battaglia al senato per il voto segreto sulla decadenza del Cavaliere • Il suicidio di Carlo Lizzani • Banche che negano i mutui anche a chi ha il posto fisso • Il galateo dei cinesi all’estero
Servizi sociali Silvio Berlusconi sconterà la pena inflittagli per la frode fiscale sui diritti Mediaset ai servizi sociali. L’annuncio è dell’avvocato del Cavaliere, Franco Coppi: la richiesta dovrebbe essere pronta entro la prossima settimana. L’opzione dei «servizi sociali», come spiega Coppi, permetterebbe al condannato Berlusconi (4 anni per frode fiscale, di cui tre condonati dall’indulto) una maggiore libertà di movimento e di relazioni: «I domiciliari sono a tutti gli effetti una forma di detenzione per cui non potrebbe ricevere né muoversi come crede; invece l’affidamento in prova prevede un percorso diverso concordato con il giudice...». La messa in prova non è necessariamente legata al volontariato ma può essere svolta dal condannato, con tempi e modi concordati con il giudice, continuando la sua «normale attività lavorativa». Se la decadenza dovesse slittare in avanti, il Cavaliere potrebbe fare in tempo a chiedere di svolgere in Senato la sua messa alla prova di un anno: citando, per esempio, il precedente del deputato di Forza Italia Gianstefano Frigerio (già segretario della Dc milanese negli anni 80 condannato in uno dei processi di Tangentopoli) che fu «messo in prova» alla Camera con obbligo di presentarsi alle sedute. Oppure, il Cavaliere potrebbe essere «messo in prova» come dirigente politico negli uffici del suo partito o optare per il volontariato come fece Arnaldo Forlani che andò a lavorare in Vicariato per la Caritas.
Decadenza Al Senato infuria la battaglia sul voto segreto dell’Aula che, dopo il 24 ottobre, dovrà dire l’ultima parola sulla decadenza di Berlusconi da parlamentare. L’obiettivo del Pdl è quello di consentire il salvataggio in extremis di Berlusconi nel segreto dell’urna. Il capogruppo Renato Schifani: «Il voto sarà segreto. A meno che il presidente Grasso non intenda disattendere il regolamento». Peppe Esposito (Pdl): «Il voto palese sulla decadenza è roba da Paesi dittatoriali». Per la «trasparenza», invece, si sono schierati il M5S (che chiede da giorni una modifica del regolamento), Sel e una parte del Pd guidata da Felice Casson. Ma, soprattutto, continuano scambi pesantissimi di accuse e sospetti tra grillini e Pd: «Sono 40 i senatori democratici che potrebbero salvare Berlusconi col voto segreto», dice Michele Giarrusso (M5S). Piuttosto, «Giarrusso guardi in casa sua», dice il bersaniano Nico Stumpo: «In giunta il Pd ha votato per la decadenza e lo stesso voterà in Aula».
Mutui Un posto fisso con busta paga da 4.000 euro al mese, può non bastare per ottenere un mutuo. Lo svela un’indagine di Altroconsumo condotta a giugno in 155 banche di 10 città. Il 26% degli istituti visitati da Mario - il “candidato” della ricerca, nelle vesti di un quarantenne single con 4.000 euro di stipendio fisso - ha rispedito al mittente la domanda di finanziamento di 240mila per l’acquisto della prima casa, pari all’80% del costo complessivo dell’appartamento (300mila euro). Le motivazioni: «Il suo reddito è troppo basso»; «La cifra che chiede è troppo alta, al massimo può aspirare al 60-70% del valore della casa», ecc. Al Credito Valtellinese di Milano, Mario si è sentito dire che «la banca non incoraggia i mutui». A Firenze, Banca del Mugello Credito cooperativo e Chianti Banca, hanno chiesto un garante. La Credem di Bari non ha dato spiegazioni, avendo “esternalizzato” l’ufficio mutui; in un’agenzia fiorentina dell’Unipol Banca, Mario non è stato nemmeno ricevuto perché non correntista. Più schietti i consulenti di un’agenzia del Monte dei Paschi di Siena e di Banca Sai che ammettono la scarsa concorrenzialità della loro offerta mutui, i più zelanti consigliano anche di rivolgersi altrove. Ma se quei 4.000 euro sono pochi per un quarto delle banche monitorate, nelle altre sono “sufficienti” almeno per iniziare a parlare del finanziamento. E qui inizia il capitolo “pratiche scorrette”: il 24% delle agenzie visitate propone l’acquisto di una polizza vita (sul mutuo), venduta dallo stesso istituto a prezzi che possono arrivare a 22mila euro (Banca Popolare di Novara); di fatto un’offerta vincolante, altrimenti non si passa l’istruttoria; il 17% impone al cliente l’acquisto della polizza incendio dall’istituto stesso, mentre Mario - fermo restando che la polizza incendio è l’unica obbligatoria per legge - dovrebbe poter scegliere sul mercato quella più conveniente; 8 banche su 10 obbligano all’apertura del conto corrente; 6 su 10 non consegnano l’Esis (modulo europeo standardizzato) per consentire il confronto delle offerte. Tutti comportamenti scorretti, vietati dal Codice del Consumo, denunciati da Altroconsumo all’Antitrust, a Bankitalia e al garante delle assicurazioni (Ivass). (Ananasso, Rep)
Lizzani 1 Carlo Lizzani, 91 anni. Regista, attore, sceneggiatore romano, alle tre di pomeriggio di ieri, indosso un pigiama celeste e una maglietta bianca, ha aperto le persiane della sua camera da letto al terzo piano di una palazzina di fine Ottocento al civico 84 di via dei Gracchi, zona Prati, a Roma, e si è buttato di sotto. Volo di oltre 15 metri. A dare l’allarme alla polizia, alcuni vicini che hanno sentito un tonfo nel cortile del palazzo. Prima di buttarsi ha scritto un biglietto ai figli Francesco e Flaminia («Ho staccato la chiave»). Lizzani, depresso da tempo anche a causa della malattia della moglie Edith Bieber, costretta a letto. Ultimamente si lamentava di una vecchiaia non più serena, anche lui aveva problemi di salute, era assistito da una badante.
Lizzani 2 Tra i suoi film Achtung banditi! (1951), Cronache di poveri amanti (1954), Banditi a Milano (1968), Celluloide (1996), Hotel Maina (2007). Ha scritto anche l’autobiografia Lungo viaggio attraverso il secolo breve (Einaudi 2006). Dal 1979 al 1982 ha diretto la Mostra del cinema di Venezia. Intorno alle 15 di sabato 5 ottobre in un appartamento in via dei Gracchi, nel quartiere Prati a Roma.
Cinesi 1 Poiché i turisti cinesi si fanno riconoscere ovunque per la loro maleducazione (A Hong Kong, per esempio, sono disprezzati perché sputano rumorosamente in strada, parlano ad alta voce, fumano nei negozi, non sanno fare la fila; in Thailandia non piace che gli ospiti «parlino in sala da pranzo con il volume che si usa per litigare all’aperto» e poi «mangino i noodles risucchiando»), il governo di Pechino ha pubblicato una Guida al viaggio civile all’estero che, in 64 pagine, oltre a raccomandare di non sputare in pubblico, non mettersi le dita nel naso, non fare pipì nelle bottiglie di plastica all’aperto, dà consigli dedicati ai vari Paesi visitati: in Francia non offrire crisantemi e fiori gialli; in Spagna le donne debbono indossare orecchini, altrimenti sono considerate semisvestite; agli italiani non bisogna regalare fazzoletti perché vuol dire augurare lacrime; agli inglesi, molto riservati, non va chiesto se hanno mangiato, che è invece un modo di salutare comune in cinese; in Germania non si può richiamare l’attenzione di qualcuno schioccando due dita, perché così laggiù si richiamano i cani; in Africa non chiamare i cittadini «negri o neri». E poi non portarsi via come souvenir il giubbotto di salvataggio al termine di un viaggio aereo: «In caso di emergenza qualche passeggero in seguito si troverebbe sprovvisto». Seguono avvertimenti per evitare di mettersi in guai seri: non chiedere carne di porco nei Paesi islamici; non parlare male della famiglia reale thailandese (questo può essere considerato vilipendio secondo la legge di Bangkok). (Santevecchi, Cds)
Cinesi 2 L’anno scorso sono stati 83 milioni i cinesi che hanno viaggiato all’estero per turismo: hanno speso 102 miliardi di dollari, conquistando il record di primo mercato per l’industria internazionale delle vacanze. (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)