Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  ottobre 01 Martedì calendario

Secondo Berlusconi è tutto risolto, non ci sono più contrasti nel Pdl, il governo Letta è finito, si votano in una settimana, con l’approvazione del Pdl, Iva Imu e legge di stabilità, poi si va alle elezioni anticipate, il centro-destra le vince e, appunto, è tutto risolto

Secondo Berlusconi è tutto risolto, non ci sono più contrasti nel Pdl, il governo Letta è finito, si votano in una settimana, con l’approvazione del Pdl, Iva Imu e legge di stabilità, poi si va alle elezioni anticipate, il centro-destra le vince e, appunto, è tutto risolto.

No?
È un pochino più complicato di come dice Berlusconi. Intanto, domani mattina, c’è il voto di fiducia al Senato. In base a quello che Berlusconi avrebbe detto ieri alla riunione dei gruppi – «la nostra esperienza è finita» – il centrodestra voterà contro, e quindi il governo cadrà. Ma, in questo caso, il Pdl (o Forza Italia che sia), essendosi relegato all’opposizione, non avrà diritto di parola sul futuro calendario dei lavori. Il governo, in carica per l’ordinaria amministrazione, lascerà l’Iva al 22% e la riscossione della seconda rata dell’Imu, con beneficio per i conti pubblici e senza che il Cav ci possa fare niente. Come pensa, Berlusconi, di «imporre l’approvazione in una settimana, e poi al voto»? Inoltre, essendo caduto il governo, Napolitano comincerà le consultazioni, per verificare l’esistenza di una maggioranza alternativa al Senato. Nonostante le dichiarazioni contro il governicchio di Epifani e D’Alema, se troverà una maggioranza certa con i senatori a vita, i dissidenti grillini (sarebbero tredici) e i parlamentari sparsi nel resto dello schieramento (Reuters dice che i berlusconiani pronti a tradire sono 20), darà a qualcuno (ma sarà Enrico Letta) un nuovo incarico per varare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale, che la Consulta, il prossimo 3 dicembre, dichiarerà incostituzionale nella parte relativa premio di maggioranza. Nel frattempo Berlusconi avrà finito di girare liberamente: venerdì la Giunta per le elezioni lo dichiarerà decaduto e, probabilmente il giorno 14, l’assemblea lo farà decadere sul serio. Il giorno dopo andrà ai domiciliari o ai servizi sociali o in cella. Non ci saranno elezioni e la possibilità di influire sulle scelte dell’esecutivo, qualunque sia, saranno piuttosto scarse. Si voterà, probabilmente, non prima di febbraio. E, fra quattro-cinque mesi, la sequenza degli avvenimenti darà agli elettori l’impressione che Berlusconi sia a questo punto un perdente. La peggiore delle impressioni possibili.  

• In che consiste questa pacificazione interna al Pdl?
Veramente la giornata era cominciata con le cannonate. Alessandro Sallusti, nel suo editoriale di ieri mattina, aveva attaccato i cinque ministri dissidenti, parlando di «comoda poltrona» e insinuando che i cinque volessero seguire «le orme di quel genio di Gianfranco Fini». I cinque, che si sono poi dimessi «irrevocabilmente», hanno risposto di non avere case a Montecarlo e che certo, su di loro, il metodo Boffo non funzionerà. Uno scambio di colpi, come vede, anche sotto la cintura.  

Altro che pacificazione.
No. Poi Berlusconi ha avuto un faccia a faccia con il «diversamente berlusconiano» Alfano, e quindi nel pomeriggio ha riunito i gruppi di Camera e Senato. Ha detto quanto segue: «La decisione di far dimettere i ministri è mia» (cioè non c’entrano i falchi del partito) «Le polemiche sono rientrate dopo il chiarimento di oggi. C’è unità d’intenti, loro temono che le dimissioni facciano perdere consenso: hanno ragione, ma ora è superato. Dobbiamo restare uniti, non dobbiamo dare all’esterno l’impressione che sta dando il Pd». Infine, l’annuncio che «la nostra esperienza è finita» e che Forza Italia è pronta a votare le tre leggi più importanti - purché non comportino altre tasse - e che poi si vada a votare. Il Cavaliere non ha voluto dibattiti, ma Cicchitto ha preso la parola lo stesso: «Ho chiesto un dibattito, ma mi è stato detto di no. La situazione non è affatto chiarita. Per fare quello che il presidente Berlusconi ha proposto, sarebbe stato opportuno chiedere il ritiro delle dimissioni dei ministri. Altrimenti dobbiamo votare la fiducia al governo». Cioè: in questo momento un Berlusconi all’opposizione non conta niente.  

E le dimissioni dei parlamentari?
Berlusconi le ha congelate. Ha invitato alle dimissioni invece, oltre che i ministri, anche i sottosegretari.  

Come sono andati i titoli del Cavaliere in Borsa?
Mediaset è stato il peggior titolo della giornata in Piazza degli Affari: -4,52%, che è stata la peggiore Borsa europea. Mediolanum ha perso quasi due punti. Lo spread ha quasi toccato quota 290 per poi scendere sotto i 270. La Merkel ha telefonato a Enrico Letta, manifestandogli le preoccupazioni della Germania e dell’Europa per la situazione italiana.