16 marzo 1995
Tags : Ilva
Emilio Riva diventa padrone dell’Ilva
• Emilio Riva si aggiudica lo stabilimento Ilva di Taranto, battendo il rivale storico Luigi Lucchini alleato con i francesi della Usinor. Riva paga allo Stato 1.649 miliardi di lire. Soci di minoranza di Riva sono l’azienda indiana Essar, la famiglia comasca Farina e la società Valbruna di Vicenza dell’imprenditore siderurgico Nicola Amenduni.
• Questa la storia dell’acquisizione conclusasi il 16 marzo 1995: l’Italsider nel 1993 produce 12 milioni di tonnellate di acciaio all’anno e conta debiti per settemila miliardi di lire. Romano Prodi, che sta privatizzando l’Iri, decide di dismetterla: crea la “Ilva Laminati piani”. E lascia i debiti nella vecchia Italsider che diventa una bad company da mettere in liquidazione. L’Ilva ripulita da Prodi fattura in media 100 miliardi di lire al mese. I Riva se l’aggiudicano per 1.649 miliardi. Con l’Ilva acquistano anche debiti finanziari (per 1.500 miliardi e saliamo, quindi, a circa tremila miliardi) ma la fabbrica vanta un fatturato di novemila miliardi l’anno. L’acciaieria, per i Riva, è un affare che si ripaga quasi all’istante. Il gruppo chiede allo Stato, senza ottenerlo, anche uno sconto di 800 miliardi di lire perché l’industria è troppo inquinante: è necessario investire per ammodernarla. [Gianni Dragoni, Capitani Coraggiosi, Chiarelettere 2011]
• Al momento dell’acquisto da parte del Gruppo Riva, gli operai impiegati erano poco meno di 11.800. [Gianni Dragoni, Capitani Coraggiosi, Chiarelettere 2011]
• L’Ilva di Taranto al momento dell’acquisizione dei Riva è un impianto siderurgico a ciclo integrale, dove cioè avvengono tutti i passaggi che dal minerale di ferro portano all’acciaio. Il fulcro della produzione sono i cinque altoforni, dove viene prodotta la ghisa. Ognuno è alto più di 40 metri e ha un diametro tra 10 e i 15 metri.