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 2013  settembre 30 Lunedì calendario

La questione della quasi-crisi di governo gira intorno ai tormenti del Pdl. Alfano ha inventato la dizione «diversamente berlusconiani», la Lorenzin, Quagliariello, Lupi hanno dichiarato che intendono continuare a servire Berlusconi, ma non secondo le logiche degli «estremisti di destra», espressione sdoganata ieri da Cicchitto, tornato sull’argomento della mancata collegialità intorno alla decisione della quasi-crisi

La questione della quasi-crisi di governo gira intorno ai tormenti del Pdl. Alfano ha inventato la dizione «diversamente berlusconiani», la Lorenzin, Quagliariello, Lupi hanno dichiarato che intendono continuare a servire Berlusconi, ma non secondo le logiche degli «estremisti di destra», espressione sdoganata ieri da Cicchitto, tornato sull’argomento della mancata collegialità intorno alla decisione della quasi-crisi.

Perché dice “quasi-crisi”? Perché non è ancora “crisi”.
Il presidente della Repubblica, come ha confermato ieri sera il comunicato del Quirinale e lo stesso Letta dopo un’ora e mezza di colloquio con Napolitano, vuole che la crisi venga “parlamentarizzata”. Vale a dire: Letta martedì pomeriggio si presenta alla Camera e al Senato e pronuncia un discorso, che sarà calibrato al millimetro per respingere l’interpretazione di Berlusconi secondo cui la crisi è scoppiata sull’aumento dell’Iva, ma, nello stesso tempo, per tenere nel recinto le anime in pena del Pdl/Forza Italia, non però fino al punto di disgustare le anime in pena del Movimento 5 Stelle. Alla fine di questo esercizio di altissimo equilibrio dialettico, ci sarà un voto. Letta potrebbe riavere la fiducia, o qualcosa di simile, e richiamare i ministri dimissionari, in tutto o in parte. Non sarebbe però più un governo delle larghe intese, ma un governo dalla maggioranza rimpastata, con Berlusconi all’opposizione, a meno che il Cav non faccia un’altra giravolta. Sarebbe un Letta II o continuerebbe a essere un Letta I? Lasciamo questo dibattito, non solo terminologico, agli storici.  

Come si può sperare che i cinque ministri, dimissionari 24 ore fa, non siano più dimissionari tra 24 ore?
Le dichiarazioni di questi dissidenti dalla linea Verdini/Santanché/Capezzone sono piuttosto pesanti. Quagliariello (che aspetta «con interesse» il discorso di Letta in Parlamento): «Io le dimissioni non ho avuto nessuna remora a darle. Però è evidente che se si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di un partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò. Il centrodestra non è quello che si è espresso ieri». Lupi, ministro dei Trasporti: «Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti. Noi vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri». Lorenzin, ministro della Salute: «Non giustifico né condivido la linea di chi consiglia Berlusconi in queste ore». Infine Alfano, la posizione più importante di tutte, dato che si tratta del segretario del partito. Lupi e Sacconi, altro dissidente pubblico, lo hanno invitato a «mettersi in gioco», cioè a dare battaglia. Alfano ha risposto così: «Nel partito non possono prevalere posizioni estremistiche. Se questi sono i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano». Su questa linea anche Cicchitto e Giovanardi. Cicchitto: «Berlusconi non ha bisogno di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità».  

E Berlusconi come ha risposto?
Berlusconi ieri ha parlato (telefonata a una manifestazione di Forza Italia a Napoli, messaggio su forzasilvio.it, intervento a Studio Aperto) e ha ribadito che le dimissioni dei ministri sono motivate dalla faccenda Iva. Ha poi escluso che ci possano essere scissioni o tradimenti. Ha detto che oggi pomeriggio i parlamentari del Pdl sono convocati per discutere la situazione. Però ha aggiunto che il suo partito è pronto a votare la legge di stabilità, il rinvio dell’aumento dell’Iva e altre leggi che Forza Italia condividesse, precisazione che ammorbidisce, se possibile, l’intemerata di sabato.  

Ho letto però che Napolitano non esclude lo scioglimento delle camere.
Ha detto: scioglierò le camere se sarà impossibile dare un governo al Paese. Dopo il colloquio con Letta, nel comunicato, ha fatto esplicito riferimento alle tante prese di posizione «politicamente significativi» di uomini politici del Pdl «e dello stesso presidente Berlusconi».  

Che cosa dicono quelli del Pd?
Epifani ha dichiarato che «il Pd non è interessato a governicchi, ma a lavorare per il Paese. Il che vuol dire approvare la legge di stabilità e cambiare la legge elettorale». Parole dovute, in fondo. L’ala fluttuante dei democratici è quella dei renziani: la caduta di Letta adesso sarebbe troppo anticipata rispetto alle ambizioni del sindaco di Firenze. Il quale però al voto ci vuole andare.