27 settembre 2013
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Biografia di Roberto Bettega
Torino 27 dicembre 1950. Ex calciatore. Lanciato dal Varese, con la Juventus vinse sette scudetti (1972, 1973, 1975, 1977, 1978, 1981, 1982) e una coppa Uefa (1977), due volte sconfitto in finale di coppa Campioni (sempre 1-0, nel 1973 a Belgrado contro l’Ajax, nell’83 ad Atene contro l’Amburgo). Capocannoniere del campionato 1979/80, in Nazionale 42 presenze e 19 gol (Mondiali 1978 compresi, un infortunio gli fece saltare quelli dell’82 in cui sarebbe certamente partito titolare). Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1977 e 1978, 15° nel 76 • «Numero undici, ma non solo: attaccante moderno e versatile, grande visione di gioco, nel colpo di testa ricorda John Charles. Sa concludere e suggerire con rara maestria. Nella stagione 1971-72, in piena escalation, una complicata forma di pleurite lo ferma per mesi: la tecnica, eccezionale, e il carattere da leader lo tengono a galla e anticipano l’evoluzione da punta-punta a “centravanti” arretrato, un Hidegkuti di sinistra. Fra i suoi gol, resta indimenticabile il colpo di tacco con il quale beffa Fabio Cudicini in un Milan-Juve 1-4» (La Stampa) • Si dice che negli anni 70 lo spogliatoio juventino fosse diviso in “giovanniani” (i seguaci di Gianni Agnelli) e “umbertiani” (Umberto Agnelli). La Gazzetta dello Sport: «I “giovanniani” erano tutti: meno uno, Roberto Bettega. Il quale, oltre alle già dichiarate simpatie nei confronti di Umberto, aveva una caratteristica tutta personale: si faceva i cavoli propri. “Non faceva nulla per rendersi simpatico”, è la frase che sibila un compagno d’allora» • Chiusa la carriera in Canada con i Toronto Blizzard, fu prima commentatore in tv, poi vicepresidente della Juventus, «ambasciatore in Europa e nel mondo dei colori bianconeri» nella famigerata triade con Luciano Moggi (mercato) e Antonio Giraudo (manager). Vinse una Champions League (1996), una coppa Intercontinentale (1996) e altri sette scudetti (1995, 1997, 1998, 2002, 2003, 2005, 2006), gli ultimi due revocati in seguito al cosiddetto scandalo “calciopoli” (o “moggiopoli”): «Lui era quello in lacrime. Immagini dal 7 maggio 2006: Juventus-Palermo, stadio Delle Alpi, Torino. È lì che la Juve ha vinto l’ultimo scudetto, uno dei due che gli sono stati tolti. Primo fischio, secondo, terzo. Sofferenza e castigo. Moggi impassibile, Giraudo nervoso. Accanto l’altro: quello in lacrime, a esultare. Quello con il singhiozzo. Non si è ancora capito perché. Roberto Bettega non l’ha spiegato: frustrazione, rabbia, rimorso, nervosismo, delusione. Si sentiva tradito dai due ex amici dalla lingua lunga. Oppure era uno sfogo contro il mondo, contro chi ha gettato fango su di lui con la storia della triade potente e cattiva. Potrebbe essere anche un mix, o magari era emozione, rivincita, ripicca» (Il Foglio). A differenza di Moggi e Giraudo, ha lavorato ancora per un anno con la Juve (consulente di mercato per la vittoriosa esperienza in B del 2006/2007) poi, causa il persistere delle polemiche riguardo al suo ruolo, è stato costretto alle dimissioni. Richiamato a furor di popolo come vicedirettore generale durante la disastrosa stagione 2009/2010, al termine della quale, fallita la missione di risollevare la squadra, lasciò l’incarico • Il 24 novembre 2009 è stato assolto insieme a Moggi e Giraudo nel processo per il “caso plusvalenze” (falso in bilancio, il fatto non sussiste) • Nell’aprile 2013 i carabinieri gli hanno sequestrato il quadro di Chagall Le nu au bouquet, che aveva appeso in casa, perché rubato. L’ex calciatore aveva acquistato l’opera nel 2003 dal gallerista di Bologna Italo Spagna, pagandola 1,2 milioni di euro, ignaro del fatto che fosse stata in realtà sottratta illegalmente dallo yacht dell’imprenditore americano Edward A. Cantor • Il figlio Alessandro (Torino 5 maggio 1987), calciatore, è cresciuto nelle giovanili della Juventus (una presenza in B nel 2006/2007), poi è stato ceduto al Siena (e di lì, in prestito, al Monza), per finire in Lega Pro al Valle del Giovenco (dal 2009).