Fior da fiore, 25 settembre 2013
Il sì di Letta alla vendita di Telecom • Italia superata dalla Spagna nella produzione industriale • Barbara Berlusconi difende il padre a Ballarò • Francesca Pascale vuole sposare Berlusconi • In Italia le bollette dell’acqua non pagate ammontano 3,8 miliardi di euro • Il 73 per cento dei lavoratori si porta il pranzo da casa
Telecom 1 Mentre il presidente del Consiglio Enrico Letta, da New York, ha dato un sostanziale via libera all’operazione finanziaria che porterà in tempi brevi Telecom nelle mani degli spagnoli di Telefonica («Guardiamo, valutiamo, vigileremo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom è una società privata e siamo in un mercato europeo»), sono molte le voci preoccupate e quelle contrarie, ad esempio Beppe Grillo se la prende con Massimo D’Alema definendolo «merchant banker di Palazzo Chigi, primo responsabile di questa catastrofe» avendo pilotato la cessione a debito di Telecom «ai capitani coraggiosi che si trovò improvvisamente oberata di 30 miliardi». A stretto giro l’ex premier risponde che lui non ha venduto «nessuna azienda, Telecom era già privatizzata ed è stata acquistata con una Opa sul mercato». La decisione fu presa con il concorso di «chi ne aveva la diretta responsabilità, cioè il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi» (Bagnoli, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]
Telecom 2 Telecom Italia, il cui controllo viene oggi acquisito da Telefonica, negli anni 90 considerò l’ipotesi di comprarsi il primo operatore spagnolo. E l’allora capo della Tim, Vito Gamberale, progettò di acquistare Vodafone, non ancora il colosso di oggi ma pur sempre una bella azienda, e l’americana Air Touch. La privatizzazione della società, nel 1997, bloccò ogni operazione e i dossier rimasero chiusi nel cassetto (Segantini, Cds).
Industria Nel rapporto sulla competitività in Europa che verrà presentato oggi dalla Commissione Ue si legge che l’Italia sta vivendo «una vera e propria deindustrializzazione», con l’indice della produzione industriale che «ha perso 20 punti percentuali dal 2007», e con una competitività sul costo del lavoro che «si è erosa in modo considerevole negli ultimi 10 anni». Il nostro è un Paese, dice la Commissione, che nella corsa verso l’uscita dalla crisi è stato ormai superato dalla Spagna, risalita fino al settimo posto nella classifica europea . Una volta, Madrid era posizionata più indietro: ma secondo Bruxelles, è riuscita ad applicare alcune riforme del mercato del lavoro, che le hanno dato una spinta. Per contro, in tutta l’Eurozona, vi sono soltanto una manciata di nazioni che dal 2007 al 2012 hanno visto peggiorare la produttività: la Finlandia, la Francia, il Lussemburgo, e appunto l’Italia, scivolata al quindicesimo posto. Anche la Grecia è andata nella direzione contraria (Offeddu, Cds)
Berlusconi 1 Mentre Berlusconi ha rinunciato ad apparire, stasera, a Porta a Porta, la figlia Barbara, ieri, è andata a Ballarò. La battuta più velenosa: «Penso che alcune forze politiche siano in totale confusione in questo momento. Se ritengono che Silvio Berlusconi sia un delinquente, per quale motivo hanno deciso di fare con lui gli ultimi due governi?». E ancora: «Noi figli siamo uniti nel sostenere nostro padre. Non diamo consigli. Cerchiamo di stargli vicino. Sono convinta che la storia di mio padre sia una storia politica e imprenditoriale non certo criminale. Mio padre ritiene di aver fatto tanto per l’Italia e non vuole essere liquidato come un evasore. Per questo non si dà pace e io lo capisco [...] Gli errori li facciamo tutti, ma negli ultimi vent’anni nel panorama politico europeo non esiste leader contro il quale sia stato fatto tanto per impedirgli di governare nonostante il consenso» (Garibaldi, Cds).
Berlusconi 2 Francesca Pascale ha raccontato a Vanity Fair la storia con Silvio Berlusconi a partire dalla sua militanza in Forza Italia e dal loro primo incontro: «Gli ho subito domandato se potevo lasciargli il numero di telefono. Gli ho anche chiesto il suo. Lui mi ha detto: “Ma sei spietata”. Era il 5 ottobre 2006». Lei s’innamora subito ma decide di non dichiararsi «perché lui era un uomo sposato». Anche i genitori di Francesca non sembravano entusiasti: «Mia madre mi fa: “Lo ammiriamo anche noi, ma potrebbe essere tuo padre”». Ma Francesca non si ferma e, nonostante le iniziali resistenze del Cavaliere - «Lui mi dice: non se ne parla neppure, sei troppo giovane, non posso darti il futuro che meriti» - si fa avanti dopo la separazione da Veronica Lario e l’aggressione in Piazza Duomo a Milano. Gli resta accanto, anche negli anni delle discusse frequentazioni femminili: «Le donne gli si gettavano addosso. È il periodo dell’incapacità di provare amore vero per una donna. Ai suoi occhi ero un’illusa, una sognatrice. Non è stato facile per me. E a quelle cene non ci andavo, perché non mi sarei tenuta». Poi, il fidanzamento, nel Natale 2011: «Prima mi limitavo a stargli vicino, a condividerlo, a mandare giù rospi, ma il mio amore mi ha portato all’esclusività e alla felicità di oggi». Ci sarà un matrimonio? «L’ho cercato, l’ho corteggiato, l’ho fatto innamorare e l’ho fatto fidanzare. Praticamente ho fatto e faccio tutto io: lui deve solo dire di sì».
Acqua Secondo il nuovo dossier di Federutility, la federazione delle imprese energetiche e idriche, in Italia le bollette dell’acqua non pagate, quelle scadute da almeno due anni per le quali si può parlare tecnicamente di morosi, ammontano 3,8 miliardi di euro, più o meno come l’Imu sulla prima casa. A non saldare il conto è il 4,3% degli utenti, uno su venti (ma la percentuale dei morosi diventa più alta mano a mano che si scende da Nord a Sud, dove si supera l’8%). Tra i debitori inseguiti più spesso dalle aziende ci sono lo Stato, le Regioni, i Comuni. Nella lista dei peggiori pagatori la pubblica amministrazione viene superata solo dai cosiddetti utenti di servizi all’ingrosso, grandi consumatori come le industrie e i distretti artigiani. Per loro il tasso di mancato incasso dopo 24 mesi, definizione burocratica di morosi, arriva al 23,6%. Ma al secondo posto ci sono le amministrazioni locali con l’8% e poi quelle centrali con il 6,5%. Molto peggio dei comuni mortali, gli utenti domestici, dove la morosità si ferma al 3%. «L’acqua bene comune, l’acqua non si deve vendere, come da referendum valanga di due anni fa. Con il paradosso che poi è il pubblico a non pagarla. C’è una spiegazione, naturalmente. Buona parte delle utenze della pubblica amministrazione sono per legge “non disalimentabili”, cioè non possono essere staccate nemmeno se non si paga da anni. Scuole, ospedali, carceri: tutti sevizi di pubblica utilità che non devono rimanere a secco. Giusto. Ma alla fine il buco si scarica sulle aziende del settore e, soprattutto, su una rete colabrodo che perde per strada un terzo dell’acqua». (Salvia, Cds).
Schiscetta 1 Nell’Italia del dopoguerra la chiamavano «schiscetta» (da schisciare, cioè schiacciare, per chiudere il portavivande con dentro il pane, la frittata, la verdure). Adesso si chiama lunchbox o schi-chic. Sta di fatto che per una serie di ragioni (economiche, dietetiche, allergiche) il 73 per cento degli italiani comincia a portarsi il pranzo da casa. Secondo il rapporto Coldiretti/Censis «Crisi: vivere insieme, vivere meglio», sono 7,7 milioni e circa 3,7 milioni dichiarano di farlo regolarmente. Il popolo della schi-chic è soprattutto femminile (61 per cento) e giovane, tra i 25 e i 40 anni (44 per cento). Chi si porta il pranzo sa casa, non si accontenta del solito panino, ma prepara insalate di pasta e di riso (oltre il 50 per cento) cous-cous e torte di verdura (Salemi, Sta).
Schiscetta 2 Secondo Adusbef i costi della pausa pranzo sono aumentati a dismisura: il prezzo di una bottiglia d’acqua da mezzo litro negli ultimi dieci anni è cresciuto del 217 per cento, e quello della pizzetta del 199 per cento, dai 77 centesimi del 2001 ai 2,30 euro del 2011. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha rivelato aumenti medi del 3 per cento rispetto all’anno scorso. Primo piatto, macedonia, acqua e caffè, in un bar-self service costano anche 13,10 euro contro i 3 della schi-chic (ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)