24 settembre 2013
Tags : Claudio Cecchetto
Biografia di Claudio Cecchetto
Ceggia (Venezia) 19 aprile 1952. Deejay. Presentatore, debutto in tv nel 1978 (Telemilano), passò alla Rai per condurre Scacco matto (1980), Discoring (1980), Fantastico 2 (1981), tre edizioni del Festival di Sanremo (1980-82), successivamente in Fininvest.
• «Archimede Pitagorico dell’etere italiano, talent-scout che ha sulla coscienza le carriere di Jovanotti, degli 883, di Fiorello e di tanti altri» (Marinella Venegoni)
• Figlio di Gino, ex camionista, poi tassista. A vent’anni era «un trafelato fannullone, con diploma di perito termotecnico».
• Non ha mai letto un libro, possiede milioni di dischi («Ma nemmeno uno di Bach o Mozart»).
• Tra i suoi grandi successi Gioca Jouer, dell’81: «Quel motivetto che ricordava una tarantella e sul quale Cecchetto invitata a fare determinate mosse (sul retro della copertina del singolo c’erano le illustrazioni) tipo “dormire”, “ballare”, “nuotare”... Quel motivetto che ancor oggi si fa stracantare nei villaggi vacanze di mezz’Italia ed è la hit indiscussa delle baby dance. “In verità l’idea per quella canzone mi venne l’anno prima. Conducevo Scaccomatto in tv con Pippo Franco e Laura Troschel. Alla fine della puntata dovevo ballare e per farlo imparavo a memoria i passi che mi insegnava il coreografo. Da lì all’idea di fare un disco dove ripetevo in maniera cadenzata i comandi di una coreografia è stato un attimo. La bomba fu quando mi chiesero di presentare il Festival di Sanremo. Feci sentire il Gioca Jouer al patron Gianni Ravera. Disse subito che il pezzo era troppo divertente e poteva fare da sigla alle tre serate tv. Ero al settimo cielo. 500 mila copie vendute solo in Italia, l’allora presidente della Fonit Cetra (quel Carlo Fontana che sarebbe diventato il sovrintendente del teatro La Scala) che mi faceva i complimenti, l’esportazione del pezzo in Argentina e addirittura gli inglesi che fecero una cover arrivata poi al numero 25 della difficilissima classifica UK. In Inghilterra il Gioca Jouer fu ricantato dai Black Lace e il titolo fu cambiato in Superman. Una maranzata che al confronto l’originale era un brano di musica classica. In ogni caso, e lo dico magari esagerando un po’, alla fine di quel 1981 dissi a me stesso: ‘Be’ adesso posso anche morire’. Gli obiettivi che volevo raggiungere nello spettacolo li avevo toccati con mano”. Da lì a qualche anno avrebbe scoperto e lanciato nell’ordine: Gerry Scotti (“Che voleva fare il pubblicitario”), Jovanotti (“Lo aveva visto mia moglie a Palinuro”), Fiorello (“Me lo segnalò Bernardo Cherubini, il fratello di Lorenzo”), 883 (“Max Pezzali era supertimido. L’ho scoperto grazie a Mauro Repetto”), Fabio Volo (“Venne a promuovere il suo disco. Gli dissi: ‘Ti promuovo le canzoni se vieni a lavorare nella mia radio’”), DJ Francesco (“Mi disse: ‘Voglio vendere un milione di dischi’ e io capii che era il mio uomo”)... avrebbe fondato Radio DeeJay, Deejay Television, Radio Capital» (Luca Dondoni)
• Ha favorito anche gli inizi di Leonardo Pieraccioni («Era un magazziniere»)
• Nel 2006 ha prodotto l’album di debutto dei Finley Tutto è possibile.
• Nel 2007 ha inciso in sei lingue il Gioca Jouer.
• Finita l’epoca della radio (ha ceduto tutto al gruppo L’Espresso), si è buttato su Internet (con progetti come Faceskin e Memoring) e crede di aver trovato la sua definizione totale: «Io sono social» [Dario Ronzoni, Ink 11/8/2013].
• «La mia ambizione è sempre cambiare. Mi sento un artista, da intendere con la A minuscola: la mia ambizione è cambiare il mondo, migliorarlo, renderlo più divertente. E per quanto abbia fondato e diretto radio, case discografiche e di produzione, non ho mai fatto un business plan in vita mia» [Piero Negri, Sta 26/6/2011].
• Fan di Berlusconi («Grande uomo, grande imprenditore. Con un unico difetto, che ha pagato pure in politica: non saper scegliere i collaboratori»).
• Dal 2010 è caposquadra a Io canto, il talent show condotto su Canale5 dal suo amico Gerry Scotti.
• Due mogli: Marina, la prima, Maria Paola la seconda. Due figli: Jodi (1994) e Leonardo (2000). Abita all’ultimo piano in una zona esclusiva di San Siro a Milano.
• A chi gli chiede come fa a mantenersi giovane risponde: «Ogni anno vado a Monghidoro, a casa di Gianni Morandi, e mi faccio le trasfusioni col suo sangue».
• Vuole che sia scritto sulla sua lapide «È morto giovane».