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 2013  settembre 24 Martedì calendario

Il contrattacco dell’esercito al centro commerciale di Nairobi, assaltato sabato scorso da terroristi shabaab, è forse finito

Il contrattacco dell’esercito al centro commerciale di Nairobi, assaltato sabato scorso da terroristi shabaab, è forse finito. Ieri sera il ministro dell’Interno, Joseph Ole Lencu, ha detto alla Bbc: «Le nostre forze hanno il controllo della situazione. Stiamo rastrellando il centro commerciale piano per piano. Potrebbero esserci altri ostaggi. Non lo crediamo, ma potrebbero esserci. Gente che si nasconde negli armadi o in piccoli spazi nel mall». Le informazioni sono confuse, ma a quanto si capisce l’esercito ha preso possesso del territorio dal tetto: intorno a mezzogiorno si sono sentite delle forti esplosioni e subito dopo un fumo nero si è levato verso il cielo. Non ci sono notizie sui terroristi, a parte i tre che sono stati uccisi negli attacchi precedenti. Secondo la lista che è stata diffusa dagli al-shabaab il commando era formato inizialmente da 17 persone, e, di queste, dodici «vivono in Occidente» e hanno nomi arabi o africani. È presto per dire che si trattasse effettivamente di americani o tedeschi. Gli stessi shabaab dicono che sei vivevano negli Stati Uniti, due in Svezia, uno in Canada, uno in Gran Bretagna, uno in Finlandia e uno nel Daghestan russo. I 17, se abbiamo capito bene, sono entrati sabato scorso alle 13 nel mall alla spicciolata. Alcuni travestiti da donna, per allontanare qualunque sospetto. Due, di mezza età, sono arrivati a bordo di una Toyota berlina. Quando il gruppo al completo s’è trovato all’interno è cominciata la sparatoria ad altezza d’uomo e il lancio di granate. Uno ha gridato: «Se sei musulmano, esci subito». Mentre un gruppo di clienti scappava via, due uomini venivano giustiziati. Secondo quello che riferisce la polizia locale, in quel momento c’erano all’interno del mall almeno mille persone.

Ma quanto è grande?
È un complesso enorme, in Mwanzi Road, nella zona di Westlands. Centomila metri quadrati distribuiti su quattro piani, con scaloni e scale mobili, archi, colonne, balconate. Ottanta negozi, bar, ristoranti, aree di svago, giardini, cinema, un casino, saloni di bellezza, banche internazionali come Barclays. Ci vanno i borghesi del posto, i turisti, gli uomini d’affari. Al Jazeera ha intervistato uno shabaab e costui ha spiegato: « È un posto dove vengono turisti da tutto il mondo per fare shopping, ma che viene anche utilizzato da alcuni diplomatici come sede per riunioni interne. Ci vengono anche le persone più influenti del Kenia per rilassarsi e divertirsi, e inoltre ci sono anche negozi ebrei e americani. Quindi abbiamo deciso di attaccarlo».  

Chi sono gli shabaab?
È il ramo somalo di al Qaeda, guidato da Ahmed Abdi Godane. L’intenzione di attaccare in Kenya era stata manifestata da un pezzo.  

Se sono somali, perché vanno a fare un’operazione di guerra in Kenya?
Il governo kenyota ha mandato soldati in Somalia per aiutare il governo di Mogadiscio contro i ribelli shabaab. È un’operazione benedetta dall’Onu, benché il trattato di Gibuti escluda, in circostanze come questa, l’invio di contingenti da paesi confinanti. In ogni caso le truppe kenyote, insieme con quelle del Burundi, dell’Uganda e dell’Unione africana un anno fa hanno tolto agli shabaab la loro ultima roccaforte, la città portuale di Chismaio, a sud. Alla sconfitta sul terreno, non è rimasto, per costoro, che la risposta terroristica. Nei vari comunicati si ricorda anche l’operazione di Mumbai, l’hotel di lusso attaccato nel 2008 in India con 160 morti.  

Quanti sono i morti stavolta?
Finora se ne sono contati 62, e tra questi tredici stranieri. Il caso più straziante è quello dell’architetto australiano Ross Langdon, di trent’anni, che aveva progettato gratis un ospedale per le vittime dell’aids. I terroristi hanno ammazzato lui e hanno ammazzato anche la moglie, incinta di otto mesi, un medico specializzato nella cura della malaria, impegnatissima nelle attività sociali. Si chiamava Elif Yavus.  

Gli italiani?
C’erano dieci italiani nel mall al momento dell’attacco. L’hanno scampata tutti. Ma tra gli uccisi c’è anche un somalo sposato a una signora torinese che viveva da noi con regolare permesso di soggiorno. La signora aspetta un bambino. La Farnesina, nel momento in cui scriviamo, non ha ancora reso noti i nomi della coppia.