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 2013  settembre 21 Sabato calendario

Domani il Papa è a Cagliari, nel Santuario della Madonna della Bonària, lo stesso che quattrocento anni fa ha dato il nome a Buenos Aires

Domani il Papa è a Cagliari, nel Santuario della Madonna della Bonària, lo stesso che quattrocento anni fa ha dato il nome a Buenos Aires. L’altro giorno ha dato quella clemorosa intervista al giornale dei gesuiti, Civiltà Cattolica. E ieri ha predicato ancora, dicendo parole che si scolpiscono nell’anima di tutti, parole che hanno sempre l’aria di andare al cuore delle cose.

Che cosa ha detto?
Bisogna dar conto di due discorsi. Il primo riguarda il denaro. Un fedele gli ha chiesto: «Ma, Padre, io leggo i Dieci Comandamenti e nessuno parla male del denaro. Contro che comandamento si pecca quando uno fa un’azione per il denaro?». E ieri, durante la messa mattutina a Santa Marta, il Papa ha risposto: «Contro il primo! Pecchi di idolatria! Ecco il perché: perché il denaro diventa idolo. E per questo Gesù ci dice: non puoi servire l’idolo denaro e il Dio Vivente. O uno o l’altro. Cosa succede col denaro? Il denaro ti offre un certo benessere all’inizio. Va bene, poi ti senti un po’ importante e viene la vanità. Il denaro ammala il pensiero, ammala la fede e la fa andare per un’altra strada. E se scegli la via del denaro, alla fine sarai un corrotto [...]Io sono cattolico, io vado a messa, perché quello mi dà un certo status. Sono guardato bene... Ma sotto faccio i miei affari, no? Sono un cultore del denaro. Uomini corrotti nella mente. Il denaro corrompe! Non c’è via di uscita».  

• Reazioni di Berlusconi?
Via, non scherzi. Il secondo discorso lo ha pronunciato davanti ai ginecologi cattolici. E aveva al centro l’aborto: «Ogni bambino non nato, ma condannato ingiustamente a essere abortito ha il volto del Signore, che prima ancora di nascere, e poi appena nato, ha sperimentato il rifiuto del mondo. E ogni anziano, anche se infermo o alla fine dei suoi giorni, porta in sé il volto di Cristo. Non si possono scartare!». Poi: «La diffusa mentalità dell’utile, la cultura dello scarto, che oggi schiavizza i cuori e le intelligenze di tanti, ha un altissimo costo: richiede di eliminare esseri umani, soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli». Nella professione medica, ha aggiunto Bergoglio, si assiste a «una situazione paradossale», perché «mentre si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti, non sempre si tutela la vita come valore primario e diritto primordiale di ogni uomo. Il fine ultimo dell’agire medico rimane sempre la difesa e la promozione della vita».  

Non aveva parlato di aborto anche nell’intervista alla Civiltà Cattolica?
Sì, e il discorso era stato subito equivocato, ho subito sentito qualcuno qualificare Francesco come «papa abortista». Il che non può essere se si pone mente a una delle frasi chiave dell’intervista, «il parere della Chiesa lo si conosce, e io sono figlio della Chiesa». Dunque è assurdo parlare di «papa abortista». Nell’intervista aborto, omosessualità, contraccezione, tossicodipendenza sono state comprese nel quadro dell’infelicità umana - «la Chiesa è un ospedale da campo» - infelice a cui si deve prestar soccorso prima ancora di sapere che cosa dica in proposito la dottrina. Francesco ha fatto l’esempio della donna che ha alle spalle un matrimonio fallito, ha abortito, ha divorziato, s’è risposata, ha fatto cinque figli e ora è pentita di quell’antica interruzione di gravidanza. Si presenta dal confessore, e come deve rispondere costui? «Il confessionale non è una sala di tortura, ma il luogo della misericordia nel quale il Signore ci stimola a fare meglio che possiamo». Dice cioè Francesco: la Chiesa deve capire e provar pena e consolare e perdonare. Che è altra cosa dall’ammettere: il discorso ai ginecologi mi pare chiarissimo.  

Non c’è il rischio di una confusione? Non può essere che il fedele, privato a un tratto dei precetti, si trovi in una terra sconosciuta, non sappia più quello che la Chiesa approva e quello che disapprova?
"Rischio" è una parola che non mi pare Francesco abbia pronunciato, ma che credo debba piacergli. «La Chiesa non è una Ong» disse subito dopo essere stato eletto: cioè, forniti agli infelici gli aiuti materiali, la Chiesa non ha affatto esaurito il suo compito. È la stessa cosa del discorso sul denaro di ieri: vado in Chiesa, sono un buon cattolico, ma intanto... I nemici principali di Francesco si direbbero i farisei, dottori implacabili nell’osservanza della dottrina. Nell’intervista, Francesco ha chiamato tutto questo «piccoli precetti», esagerata «sicurezza dottrinale». E invece: «Dio, quando guarda a una persona omosessuale, ne approva l’esistenza con affetto o la respinge condannandola?».  

In Curia che dicono?
Per ora niente, ma tutti prevedono resistenze, se non lotte furibonde. Il Pontefice ha reintrodotto nel lessico degli eminenti un’antica parola evangelica, «misericordia». «Per parlare ai tanti feriti della vita, è necessario un annuncio di tipo missionario, che si concentra sul necessario, sull’essenziale, cioè sulla proposta evangelica, che deve essere semplice, profonda, irradiante». Gli faranno una guerra senza quartiere.