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 2013  settembre 21 Sabato calendario

Le volontarie che partono dalla Tunisia per diventare prostitute in Siria • Gli stipendi dei dipendenti comunali sono a rischio • Non ci sono i soldi per evitare l’aumento dell’Iva e cancellare l’Imu • Su Marte non c’è vita • Più militari per proteggere i cantieri della ferrovia Torino-Lione • I sessant’anni della Pavesi


Volontarie La Tunisia è il Paese che offre più volontari alla guerra contro Assad in Siria: il 40 per cento dei guerrieri di Allah viene da qui e la scorsa primavera il governo ha bloccato seimila giovani pronti a morire per la Siria, come tanti già fecero per l’Afghanistan e l’Iraq. I maschi sono in genere sotto i 35 anni e arrivano passando attraverso la Libia o la Turchia con biglietti, secondo un rapporto Onu, pagati con soldi del Qatar. Lo scorso giugno è partito pure un viaggio della speranza: avvocati e familiari in volo per la Siria e per convincere i ragazzi a tornare a casa. Il reclutatore tunisino, Abu Jihad, è un veterano dell’Afghanistan che combatteva coi talebani già prima dell’11 settembre. Finora, però, organizzava comitive soprattutto maschili: da febbraio, dopo una fatwa attribuita allo sceicco saudita Mohamed al-Arifi che invitava le giovani tunisine a partire per la Siria, qualcosa è cambiato. I predicatori convincono le donne ad andare là per allietare i jihadisti: «Molti di loro - spiega Al Hadi Yahmad, esperto di gruppi islamici nordafricani - hanno spinto donne anche siriane a sposare i miliziani per qualche ora: all’uomo è concesso di consumare, prima di ripudiarle». Sei donne tunisine sono state trovate pochi giorni fa rinchiuse nel bordello d’una periferia siriana, al Kassir. I soldati di Assad le hanno interrogate e quelle hanno risposto: «La nostra missione qui è nel nome della jihad al-nikah». Due sono incinte (Battistini, CdS).

Imu «Se entro domenica il governo non trasferirà ai Comuni i 2,4 miliardi che compensano le mancate entrate dovute alla cancellazione della prima rata Imu, molti municipi a fine mese non riusciranno a pagare gli stipendi» (Piero Fassino, presidente Anci – Associazione nazionale comuni italiani).

Fondi Il Documento di Economia e Finanza approvato ieri dal governo dice che per il 2013 i soldi sono finiti: non ci sono fondi con cui coprire l’eventuale mancato gettito dell’aumento dell’Iva (un miliardo da qui a fine anno) e la cancellazione della seconda rata Imu (2,4 miliardi). Ci sono solo i soldi, poco più di 300 milioni recuperati tagliando ogni spesa non indispensabile, per finanziare da qui alla fine dell’anno le missioni di pace e l’intervento umanitario in Siria. Nel 2014 il rapporto tra il deficit e il pil scenderebbe naturalmente al 2,3% del pil, senza necessità di manovre correttive, ma bisognerà rifinanziare la cassa integrazione in deroga e le missioni di pace del 2014. Poco più di 3 miliardi di euro, che spingeranno il deficit al 2,5%, fissato come obiettivo «programmatico». Ne consegue che anche i soldi per la riduzione del cuneo fiscale, per la riforma delle imposte sulla casa ed eventualmente per il riordino dell’Iva dovranno essere trovati.

Metano Dopo un anno trascorso ad analizzare l’atmosfera di Marte con il robot Curiosity, la Nasa annuncia che la missione per trovare esseri viventi è fallita. Infatti non è stato trovato metano, come invece si sperava, uno dei possibili indicatori di vita, seppure microbica (Avoledo, CdS).

No Tav In poco più di due mesi i cantieri della Tav in Val di Susa hanno subito 14 incursioni e attentati: mezzi incendiati, aggressioni, intimidazione. La metodologia della protesta è cambiata: dalle manifestazioni imponenti di qualche anno fa a piccoli nuclei di incappucciati che usano tecniche paramilitari. La procura e la Digos di Torino hanno indagato per terrorismo nove No Tav. Dopo due anni di scontri e di feriti, con centinaia di attivisti arrestati e indagati, il problema è tutelare i lavoratori, gli impianti e i macchinari del cantiere della Torino-Lione. Per questo motivo Alfano ha deciso: raddoppia il presidio militare (da 200 a 400 soldati), cambiano le regole d’ingaggio, come prevedono le norme del decreto sicurezza.

Pavesi/1 La Pavesi Biscottini di Novara S.p.A. compie sessant’anni. In realtà l’azienda esisteva già dal 1937, quando Mario Pavesi, il fondatore, aveva cominciato a fare biscotti in un piccolo forno di Novara. Nel 1940 il forno era già diventato uno stabilimento di tremila metri quadrati con venti dipendenti. Ma nel 1953, con atto notarile a Milano, Pavesi trasforma la sua creatura in una grande industria moderna. All’inizio del 1954 viene inaugurato il grande stabilimento di corso Vercelli a Novara. Sono idea di Mario Pavesi anche gli autogrill: nel 1950 inaugura il primo a Novara, sulla Milano-Torino, con la struttura a ponte che permette la sosta agli automobilisti di entrambi i sensi di marcia. Altre sue invenzioni: i cracker e i biscotti Ringo (Brambilla, Sta).

Pavesi/2 Pavesi oggi è del Gruppo Barilla, che negli ultimi quindici anni ha investito 150 milioni di euro nello stabilimento di Novara (400 dipendenti). Qui vengono prodotti 13.204 Pavesini al minuto (6.400 tonnellate l’anno), oltre ai Ringo, ai cracker Gran Pavesi, ai Togo (che in dialetto piemontese vuol dire «eccezionale») e alle Gocciole (i biscotti più venduti d’Italia) (ibidem).

(a cura di Daria Egidi)