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 2013  settembre 19 Giovedì calendario

Biografia di Alessandro Nesta

• Roma 19 marzo 1976. Ex calciatore, difensore. Dal 2016 allenatore del Miami Fc. «Il più grande al mondo» (Carmelo Bene).
• Lanciato dalla Lazio, squadra con la quale vinse due edizioni della Coppa Italia (1998, 2000), una coppa delle Coppe (1999), uno scudetto (2000) ecc., già vicecampione d’Europa con la nazionale (2000), nel 2002/2003 passò al Milan, in maglia rossonera ha vinto due scudetti (2004, 2011), due Champions League (2003, 2007), una coppa Italia, un Mondiale per club (2007) ecc. Il 5 luglio 2012 è passato al Montréal Impact con il quale ha vinto campionato canadese nel 2013 («C’è molta meno pressione rispetto in Italia, ma la Serie A non mi manca. Un giorno tornerò ma da allenatore»). Solo tre partire con la maglia del Chennaiyi, club indiano allenato da Marco Materazzi, prima di dire addio al calcio giocato definitivamente. Con la nazionale, 78 presenze in tutto, ha vinto i Mondiali 2006 (fermato per un infortunio alla terza partita contro la Repubblica Ceca, stessa sorte ai Mondiali del 1998, infortunio alla terza partita contro l’Austria, e nel 2002, infortunio alla terza partita contro il Messico), vicecampione d’Europa nel 2000. Quinto nella classifica del Pallone d’oro 2000, 13° nel 2003, 14° nel 2001, nomination anche nel 2004. Ha dato l’addio alla Nazionale il 1° agosto 2013.
• Figlio di Giuseppe, ferroviere, e Maria Laura, casalinga, entrambi originari di Collevecchio (Rieti), un pomeriggio dell’84 il padre accompagnò il fratello maggiore Fernando per iscriverlo alla scuola calcio: «Alessandro scoppiò a piangere, sentendosi escluso, papà Giuseppe fu costretto a sborsare altre 30 mila lire per iscrivere anche il piccolo, 8 anni appena. Alessandro mostrò subito doti non comuni, Francesco Rocca – collaboratore della Roma – lo segnalò a Dino Viola, presidente giallorosso che mise sul tavolo 10 milioni di lire (un’enormità per quei tempi e quella età) per calamitare il talento appena sbocciato. Sembrava fatta, ma papà Giuseppe – laziale da sempre – non riusciva a darsi pace. Mio figlio con la maglia della Roma? Piuttosto morto. Il figlio accettò la decisione del padre, dopo aver capito che di quei 10 milioni al genitore non sarebbe andato neppure un centesimo. Giuseppe Nesta telefonò alla Lazio e chiese che il figlio potesse sostenere un provino. Detto, fatto: campo di San Basilio, 300 bambini, Alex aveva 9 anni appena, l’esame fu superato al primo colpo. Restò schivo, nonostante gli elogi, alla Lazio lo sistemarono anche all’ala destra, i guai arrivarono quando in una stagione crebbe di 22 centimetri: nacquero scompensi alle anche, infiammazioni alla spina dorsale e alle ginocchia. Lo aiutò l’affetto dei genitori, la mamma che ogni sera lo coccolava, preparandogli leccornie e lavandogli a mano maglietta e calzoncini perché i colori non stingessero, appassendo. Sfidava Totti anche quand’era pargolo: lui con la Lazio, il Pupone originale con la squadra della Lodigiani. “Una volta gliele suonai di brutto: 6-2”, la leggenda mai smentita di Nesta. Il suo migliore amico diventò Di Vaio. Zoff lo fece esordire in serie A, con la Lazio conobbe il talento al servizio della squadra (Signori) e quello al servizio del bicchiere (Gascoigne); l’allenatore per cui il gioco viene prima del giocatore (Zeman), e quello che lascia libertà dentro e fuori dallo stadio, responsabilizzando l’individuo come essere pensante e non macchina acchiappasoldi (Eriksson). A Gascoigne, ruppe tibia e perone durante un allenamento. Se ne ricordò 4 anni dopo, quando a Parigi (Mondiali 1998, Italia-Austria) una torsione anomala gli sgretolò i legamenti del ginocchio. La carriera improvvisamente in pericolo: piscina, palestra, fisioterapia, poi un nuovo intervento perché sulla ferita si forma un’infezione. Cragnotti, che vede la pepita marcire, chiede alla Federazione un risarcimento di 13 miliardi. Nesta torna dopo 6 mesi e la Lazio spicca il volo fino al derby contro Totti: il Pupone, quello doc, lo irride con finte e rococò. A Nesta saltano i nervi, espulso prima della fine, mentre Totti segna e mostra la canottiera con una scritta che farà impazzire la città: “Vi ho purgato ancora”. Nesta non perdona l’affronto e in Nazionale, qualche settimana dopo, prende di petto il rivale. Da quel giorno, il derby diventa una sofferenza: nell’ultimo, il più atroce, Nesta crolla e tra il primo e secondo tempo non torna in campo. Lì, si inceppa il rapporto con i tifosi: il capitano che abbandona la nave non ci merita» (Giancarlo Laurenzi).
• Ha sempre detto di voler fare l’allenatore una volta smesso di giocare. «Perché ho fatto calcio fin da piccolo e sarebbe difficile staccarsi da questo mondo. È la cosa più vicina a giocare».
• «Mi ispiro a Carlo Ancelotti che è stato il miglior allenatore incontrato da calciatore».
• «Cosa mi dava più fastidio in un tecnico? Quando mi mettevano a fare i mille. Cioè le dieci ripetute da un chilometro a cui ci costringeva Zeman. Non le sopportavo, e non ero l’unico».
• «La Florida è il posto giusto per iniziare ad allenare. Seedorf e Inzaghi hanno fatto bene ad allenare dall’alto: se mi avesse cercato il Real, ci sarei andato. Vedremo anno per anno: se non sono abbastanza bravo, resterò qui» (a Enzo Currò) Rep 29/12/2015].
• «Si dice che nel calcio sia difficile trovare amici veri. Per me no: Di Vaio, Pirlo, Favalli».
• Sposato con Gabriela Pagnozzi, figlia di Raffaele, segretario generale del Coni. I due «si erano conosciuti nel 1998 a Parigi. Lui si era fatto male giocando con la Nazionale ed era in ospedale con una gamba fratturata. Lei era andata a trovarlo insieme al padre. Amore a prima vista». Le nozze il 30 maggio 2007 a Ravello, lo stesso giorno fu battezzata la figlia Sofia nata sette mesi prima. Tommaso, il secondogenito, è nato il 20 marzo 2008, a Milano; Angelica, terzogenita, è nata a Miami il 19 dicembre 2013.