19 settembre 2013
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Biografia di Adriana Faranda
Tortorici (Messina) 7 agosto 1950. Ex terrorista. «Non ho mai ucciso nessuno in prima persona. Ma è lo stesso. Le responsabilità collettive sono un macigno. Dentro ti resta sempre qualcosa che ti dà la consapevolezza che nulla sarà più com’era».
• Tredicenne arrivò a Roma con tutta la famiglia. «Volevo fare Belle arti. Ma mio padre considerava l’arte un terreno a rischio per una ragazza perbene. Scelsi Filosofia. La prima volta che andai all’università chiesi dov’era l’aula sesta, dove si riuniva il movimento studentesco. Era il rifiuto a questa scelta che sentivo obbligata».
• «Componente della Direzione strategica nelle prime Brigate Rosse all’epoca del sequestro Moro e “postina”, insieme con Valerio Morucci, nei 55 giorni del rapimento, venne arrestata nel 1979. Ha scontato sedici anni di prigione ed è libera dal 1995. Vive in campagna, fa la fotografa e, ormai, si dichiara “una non violenta convinta”» (Silvana Mazzocchi).
• Per entrare nelle Brigate Rosse lasciò la figlia di cinque anni, Alessandra, a sua madre, morta nel 2006 dopo sedici anni di cecità: «Le dissi che avevano trovato il mio nome nell’agendina di un compagno dei Nap e dovevo sparire. Da allora all’arresto l’ho vista poche volte, spesso da lontano. Era vietato, nelle Br, mantenere legami familiari, affettivi. E io ero molto disciplinata. Oggi Alessandra è una donna bellissima e in gamba, ha studiato teatro».
• «C’era un aspetto quasi religioso nella lotta armata. Sposare una causa ideale, dedicarle la vita... le Br avevano ingaggiato una guerra privata con lo Stato. Lo dissi anche, in maniera provocatoria, agli altri della colonna romana, Gallinari, Balzerani, Seghetti, Piccioni: “Non siamo più dei guerriglieri. Siamo dei terroristi”. Ci chiamavamo Movimento comunista rivoluzionario. Eravamo parecchi. Pensavamo di ripartire su una linea più legata ai bisogni della gente. Nell’atto costitutivo avevamo escluso l’omicidio politico. Ho sparato due volte, alle gambe. Emilio Rossi, giornalista della Rai. E Cacciafesta, professore universitario. E poi ho ferito due agenti della Digos» (a Claudio Sabelli Fioretti).
• Comparsa alcune volte in tv (nel 2003 a un Costanzo Show, su La7 in un faccia a faccia con Olga D’Antona), rispose così alle polemiche e alle proteste dei parenti delle vittime del terrorismo, che chiedevano di far sentire anche la loro voce: «Mi unisco al loro appello: siano messi in grado di esprimere tutto il loro dolore, il loro legittimo sdegno. Solo però mi chiedo perché io dovrei stare zitta, perché non si riconosce anche a me il diritto di imbastire un discorso umano. Mi si vuole negare la possibilità di aprirmi agli altri e di comunicare cosa passa nel mio animo. Questo mi avvilisce».
• Un libro, Il volo della farfalla (Rizzoli, 2006), romanzo autobiografico sui giorni in carcere.
• Nel 2007 curò una mostra fotografica nel carcere di Rossano Calabro nell’ambito di un progetto del ministero della Giustizia. Nel 2011 Sgarbi l’ha voluta a Torino Esposizioni: «Realizza fotografie creative con allusioni alla Magritte. Le sue opere sono come dei rebus, che sembrano corrispondere alla sua storia. La includo perché, come artista, è al di sopra della soglia dell’esistenza». A cavallo tra 2013 e 2014 la personale itinerante “Curve di transizione. Anche le lamine hanno un’anima”.
• Sposata con Gerard Bruneau, fotografo («Col suo amore ha sconfitto ogni mia residua rigidità caratteriale»).