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 2013  settembre 18 Mercoledì calendario

La Concordia è tornata dritta alle 4.04 del mattino di ieri, e il successo è stato salutato dal suono festose delle sirene che hanno svegliato tutta l’isola del Giglio

La Concordia è tornata dritta alle 4.04 del mattino di ieri, e il successo è stato salutato dal suono festose delle sirene che hanno svegliato tutta l’isola del Giglio. Il relitto, ruotato di 65 gradi e poggiato sul fondale artificiale di 30 metri, sta adesso enorme davanti al porto, un’aria sbrindellata e fascinosa, che i fotografi si accaniscono a immortalare. I due terzi della nave sono ancora sott’acqua. Riapparendo in paese, all’uscita dalla piccola sala operativa montata sulla chiatta Polluce, l’eroe di tutta la vicenda, Nick Sloane, ha detto semplicemente: «Mi vado a fare una birra e a dormire un po’. Ci vediamo dopo». In conferenza stampa, Gabrielli, capo della Protezione civile, ha ribadito che la priorità è adesso quella di trovare i corpi delle ultime due vittime, Maria Grazia Trecarichi e Russel Rebello. Sloane ha ricordato che al recupero hanno lavorato persone di 26 nazionalità diverse, magnificamente coordinate. La nave, nella fiancata di dritta che è rimasta immersa tutti questi mesi, è piuttosto rovinata. Bisognerà ripararla e render solida tutta la carcassa prima di metterla in viaggio.

Già, perché adesso va portata da qualche parte.
C’è ancora da lavorare parecchio sulla Concordia e prima di muoverla ci vorrà poco meno di un anno. Si prevede di portarla via, alla velocità di due nodi all’ora, intorno a maggio-giugno. Porto di destinazione ancora da definire: il più accreditato è Piombino, anche perché la normativa europea prevede che le navi da rottamare siano consegnate al porto più vicino. Piombino ha però fondali troppo bassi e un’altra serie di questioni logistiche da risolvere (strade da costruire eccetera). La Regione ha già stanziato 160 milioni e si giura che stavolta la burocrazia italiana non impedirà una sollecita realizzazione dei lavori necessari. Il progetto è quello di aprire a Piombino un cantiere per la demolizione di navi in fine vita, un cantiere cioè che resti in funzione per sempre e non solo per la Concordia. La quale rappresenta comunque un bussiness assai ghiotto, mille posti di lavoro per almeno due anni. Sono in corsa anche Palermo, Civitavecchia, Genova, Napoli.  

Ieri alla radio, durante Prima Pagina (radiotre), in parecchi le hanno chiesto chi paga.
Sì, col sottinteso che a pagare, anche stavolta, siamo noi contribuenti. In questo caso non è così: non solo i 450 milioni spesi fino ad ora li ha ovviamente tirati fuori la Costa, ma molto probabilmente il ministero dell’Ambiente porterà la compagnia di navigazione in tribunale e chiederà i danni ambientali.  

Che cos’è questa Titan Micoperi che viene sempre citata come ditta messa a capo dell’operazione?
È la ditta che coordina il consorzio di aziende, perché, se ci pensa, è chiaro che in un’impresa simile, che ha impegnato tante competenze, sono state coinvolte non solo le 26 nazionalità ricordate da Sloane, ma anche molte aziende. Per esempio, il distacco dell’imbarcazione dalle rocce sulle quali si era incagliata e la sua rotazione fino a 24 gradi è stata possibile grazie agli strand jack, o martinetti idraulici, realizzati dall’emiliana Fagioli (commessa da 20 milioni di euro), Fincantieri ha costruito in otto mesi i trenta cassoni deputati al galleggiamento (alti come un palazzo di sette piani, la commessa realizzata nei cantieri di Genova, Palermo, Napoli e Ancora, aveva un valore di 60 milioni), la romagnola Trevi, leader mondiale dell’ingegneria del sottosuolo, ha perforato tra la nave e il lato terra per ancorare al fondo marino le undici torri di ritenuta: commessa da 20 milioni. Le torrette sono sostenute da blocchi di acciaio forniti dagli spezzini di Nuova Olmec, specializzati in lavorazioni off-shore (cinque milioni). Il falso fondale, costituito da sei diverse piattaforme che insistono su 21 pali, è opera di tre aziende, la Rosetti di Ravenna, la Cimolai di Udine e la Gas&Heat di Pisa, 40 milioni di euro per una fornitura di 12 mila tonnellate di acciaio.  
Queste aziende hanno vinto una gara?
Sono state scelte sulla base della garanzia dei tempi di realizzazione. Così ha spiegato Franco Porcellacchia, responsabile del progetto di rimozione.  

In tutto il baillamme di questi giorni, Schettino che ha fatto e che ha detto?
Non ha fatto e non ha detto niente. Carlo Sassi, ex sindaco di Meta, ha spiegato: «Se ne sta chiuso nella sua casa a Meta, studia le carte del processo con i suoi avvocati e non risponde né al telefono né agli amici. Non parla neppure con me». Sloane, interrogato sul punto, ha risposto: «Non vorrei essere nei suoi panni. Se sei il capitano di una nave, ti è capitata la cosa peggiore possibile».