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 2013  settembre 12 Giovedì calendario

Sul Papa si potrebbe scrivere un pezzo al giorno. Ieri ha risposto, per lettera, a due articoli di Scalfari, miscredente soggiogato dalle questioni della fede

Sul Papa si potrebbe scrivere un pezzo al giorno. Ieri ha risposto, per lettera, a due articoli di Scalfari, miscredente soggiogato dalle questioni della fede. Ha poi ammonito le sue suore, i suoi monaci che non servono i conventi vuoti, bisogna destinarli all’accoglienza dei disgraziati che fuggono da guerra e miseria. Nello stesso tempo escono da Bompiani tre suoi libri, e si annunciano cambiamenti importanti ai vertici dell’Apsa, la società che amministra il patrimonio ecclesiastico. Appena sabato aveva costretto il mondo - cattolico e non - a digiunare contro la guerra mettendo nei guai Obama e il giorno dopo ha denunciato il traffico d’armi con parole mai sentite da un pontefice: «C’è tanto commercio illegale di armi, ce n’è tanto! Ce n’è tanto! E rimane sempre il dubbio: questa guerra di qua, quell’altra di là è davvero una guerra per determinati problemi o è una guerra commerciale, per vendere armi nel commercio illegale?». Ora ci si potrebbe chiedere: non sarà che il Papa ha individuato nell’opinione pubblica un elemento decisivo della dialettica contemporanea, e si propone di mobilitarla, di farla sua complice nella lotta per il bene? Sì, penso di sì. E c’è un altro punto ben visibile nella chiamata diplomatica rivolta ai nunzi sulla questione della pace: Francesco crede molto nell’articolazione locale, antenne piazzate sul territorio che devono trasmettergli le vibrazioni sociali, spirituali, culturali e anche gli smarrimenti di ogni comunità. Questo è coerente con l’idea di un governo collegiale della Chiesa, dove tutti si assumano le loro responsabilità e vadano a verificare nel mondo quello che pensano, quello che dicono. È lo svolgimento di alcune frasi capitali dette nei primi giorni del pontificato, «La Chiesa non è una ong», «Lasciamo le stanze del potere» e di tutto il fastidio per il clero mondano, che s’appaga di se stesso. Senza contare le telefonate fatte a cittadini che gli avevano scritto mai immaginando che da Roma sarebbero stati richiamati.

• Tutto questo come si concretizza nella lettera a un noto laico, relativista come il fondatore di «Repubblica»?
La lettera di Francesco a un giornale dichiaratamente non confessionale, e perfino con delle punte di anticlericalismo e di laicismo e addirittura di giacobinismo nel suo codice genetico, al di là degli argomenti teologici affrontati per rispondere alle numerose questioni sollevate da Scalfari (e contenute in due suoi articoli), trova la sua spiegazione, credo, nell’affermazione che tra cultura della fede e cultura dell’illuminismo deve cominciare, dopo più di due secoli, un dialogo stretto. «Questo dialogo non è un accessorio secondario dell’esistenza del credente: ne è invece un’espressione intima e indispensabile [...] poiché la verità testimoniata dalla fede è quella dell’amore, risulta chiaro che la fede non è intransigente, ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro. Il credente non è arrogante; al contrario la verità lo fa umile, sapendo che, più che possederla noi, è essa che ci abbraccia e ci possiede».

• È questa apertura che spiega lo straordinario discorso del vescovo Parolin, neo segretario di stato, sui preti?
Parolin ha ricordato che il celibato dei preti non è un dogma. Di conseguenza, è discutibile. Verrà cioè abrogato? Questo è voler correre troppo. Ma il discorso fa capire che potrebbe arrivare il momento in cui il matrimonio di un sacerdote potrebbe essere ammesso.

• Il Papa, mentre scuote il mondo con le sue iniziative , scuote anche la Chiesa dal suo interno...
Si riferisce al discorso dei conventi? Bellissimo discorso. L’altro giorno, a bordo della sua normalissima Ford Focus, Francesco è andato nella Chiesa del Gesù di Roma, la chiesa dei gesuiti, e di fronte ai suoi fratelli ha improvvisato: «Dio ci giudicherà in base a come abbiamo trattato i più bisognosi. Carissimi religiosi e religiose, i conventi vuoti non servono alla Chiesa per trasformarli in alberghi e guadagnare soldi! I conventi vuoti non sono nostri, sono per la carne di Cristo che sono i rifugiati!». Non importa se molti dei rifugiati sono musulmani: «Non dobbiamo avere paura delle differenze! [...]».

• Questo è anche il discorso della lettera a Scalfari.
Sì, con l’aggiunta, che poi è una ripresa del tema a cui Francesco tiene tanto: «Il Signore chiama a vivere con più coraggio e generosità l’accoglienza nelle comunità, nelle case, nei conventi vuoti. Certo, non è qualcosa di semplice, ci vogliono criterio, responsabilità, ma ci vuole anche coraggio. La Chiesa è chiamata a superare la tentazione della mondanità spirituale per essere vicina alle persone semplici e soprattutto agli ultimi». Si sa che Francesco sta preparando un’enciclica sui poveri.

• Che cosa sono i cambiamenti all’Apsa?
L’Apsa è l’organismo che gestisce il patrimonio immobiliare della Chiesa. Lavorava qui il famigerato monsignor Scarano, finito in galera per aver trafficato in valuta. Bene, il Papa ha salutato l’altro giorno monsignor Boarotto, rispedendolo a Verona a fare il paroco.