Rassegna, 11 settembre 2013
I numeri per un Letta bis
• Scrive Labate sul Cds che in caso di caduta del governo Letta «almeno 16 senatori del Pdl e otto del Movimento Cinquestelle uscirebbero dai rispettivi gruppi per sostenere un governo che allontani definitivamente lo spettro delle elezioni anticipate. E già da soli, uniti ai 137 senatori (senza contare il presidente Piero Grasso) del blocco Pd-Scelta civica e ai quattro ex grillini che oggi si trovano nel Gruppo misto (Fabiola Antinori, Paola De Pin, Adele Gambaro e Marino Mastrangeli), basterebbero per tirar su una nuova maggioranza. A cui si aggregherebbero, senza neanche avere il tormento di risultare indispensabili, i quattro nuovi senatori a vita nominati la settimana scorsa dal capo dello Stato».
• Mattia Feltri sulla Stampa rende conto del clima di questi giorni al Senato: «Intanto che responsabili di partito, analisti e contabili vari sono alle prese con somme e sottrazioni per verificare la possibilità di nuove maggioranze, uno dei principali indiziati di tradimento – se non altro per pigrizia del cronista – si scagiona così: “Mi son de Rovigo e non mi intrigo”. La frase, di per sé notevole, assume un significato anche più interessante se si pensa che a pronunciarla è Antonio Razzi, uno dei Responsabili scilipotiani. “Ma senatore, lei è abruzzese...”. “Eh lo so, ma è un proverbio, che ci posso fare?”. Il problema del Senato, oggi, è che molti sono sospettabili».