La Gazzetta dello Sport, 9 settembre 2013
Il discorso più importante l’ha pronunciato Enrico Letta, ma essendosi presentato a parlare, di prima mattina, niente di meno che Gianroberto Casaleggio, le agenzie per una buona parte della giornata hanno dato l’impressione di voler dare più spazio a lui che al presidente del Consiglio
Il discorso più importante l’ha pronunciato Enrico Letta, ma essendosi presentato a parlare, di prima mattina, niente di meno che Gianroberto Casaleggio, le agenzie per una buona parte della giornata hanno dato l’impressione di voler dare più spazio a lui che al presidente del Consiglio.
• Gianroberto Casaleggio sarebbe quel tizio con i capelli lunghi, sempre in giacca e cravatta, l’aria lugubre, che fa il guru di Grillo, cioè gli dà la linea ideale, tiene in pugno secondo molti fuoriusciti il Movimento, mago di Internet eccetera?
Proprio lui.
• E dove è avvenuta l’apparizione?
A Villa d’Este di Cernobbio sul lago di Como, durante il Forum Ambrosetti.
• E che diamine è il Forum Ambrosetti?
Un raduno di cervelloni della politica e dell’economia, che discutono a porte chiuse dei grandi problemi dell’Italia e del mondo. Roba importante, che si svolge alla presenza di capi di Stato, ministri, premi Nobel, economisti. Si fanno previsioni e scenari, si indicano ricette. Vengono a vedere e a cercar di sapere quello che succede giornalisti di tutto il mondo. Una delle regole per avere successo nella comunicazione è infatti quella di annunciare che tutto sarà segretissimo. Questo è sufficiente ad attirare gli inviati di tutte le testate della Terra. Perché tenere qualcosa segreto se non è importantissimo? Lascia perdere che poi si venga sempre a sapere tutto quello che viene detto nelle segrete stanze e che di rado queste analisi risultino poi così rivoluzionarie e rivelatrici...
• Il Padre Nostro, uno dei testi più rivoluzionari della storia, consta di 26 parole e si son guardati bene dal tenerlo segreto... Ma dicevamo di Casaleggio.
Sì, è apparso, come dice lei, e ha spiegato alla platea intenta a trattenere il fiato: oggi conta internet, vero strumento di democrazia, e non contano più i giornali e la televisione, strumento del potere e negazione della democrazia. La vera democrazia invece è quella di internet. Internet «non solo è un altro media (sic!), è un processo di trasformazione, una rivolta culturale». In Italia «la democrazia è disgiunta dal voto popolare». Non sappiamo se il guru dei Cinquestelle abbia poi svolto il suo scenario fino in fondo: e cioè se abbia fatto sapere a quel pubblico eccellentissimo che entro il 2018 il mondo sarà diviso in due. L’Occidente con democrazia diretta e libero accesso a Internet e, sull’altro lato, il trio liberticida Cina-Russia-Medio Oriente. Due anni dopo ci sarà una nuova guerra mondiale, la riduzione della popolazione a un miliardo, la catarsi e finalmente la rinascita verso Gaia, il governo mondiale.... Sono cose che Casaleggio ha scritto altrove e che, quando lo si sente ragionare, è sempre bene tenere a mente. L’uomo crede nei Cavalieri della Tavola Rotonda, in Parsifal, in Gengis Khan, in Asimov e (finalmente) in McLuhan. Quando era in Telecom aveva preteso che le sale riunioni fossero a forma di uovo, perché questo avrebbe aiutato i presenti a percepire il futuro. A Cernobbio, dopo averlo sentito parlare, il pubblico ha manifestato una certa delusione. Solo Monti, con la cortesia che lo contraddistingue, ha definito la lezione «interessante». Per Brunetta è stato «uno dei tanti discorsi». «La sovreccitazione della rete - ha poi aggiunto - mi sembra un’illusione, ma basta aspettare».
• Stava dicendo che, in ogni caso, il discorso più importante lo ha fatto Enrico Letta.
Sì, il presidente del Consiglio ha chiuso i lavori con queste parole: «Di fronte al terremoto [della crisi] le risposte tradizionali non bastano. Sono venuto a dire questo. Siamo qui per una svolta. Se siamo qui per la svolta, dobbiamo avere chiaro che stabilità e instabilità sono come il sole e la luna. L’instabilità costa. Ha costi drammatici per voi imprenditori. La stabilità paga. Non è un inno astratto. È qualcosa nell’interesse dei cittadini». “Stabilità" e "instabilità" cioè gli scossoni che dal 1° agosto Berlusconi (nome mai pronunciato) assesta all’esecutivo. «Quello che voglio - ha continuato il premier - è un cambiamento generazionale e una svolta di genere. Siamo quasi tutti uomini qui dentro, ed è insopportabile». Siccome Saccomanni, in mattinata, aveva criticato l’intesa sindacati-Confindustria, giudicata molto costosa e tutta a carico dello Stato, Letta ha smorzato il colpo del suo ministro, definendo l’accordo «importante e che va nella giusta direzione». Ha promesso di abbassare le tasse sul lavoro all’interno della legge di stabilità (sarà pronta tra quaranta giorni). Si andrà avanti con i tagli (spending review), la semplificazione, gli incentivi per attirare capitali stranieri. «Chi ha voglia di fare deve essere aiutato, chi vuole immobilizzare deve essere fermato».