Rassegna, 5 settembre 2013
Putin: «Il raid in Siria solo con l’ok dell’Onu»
• In un’intervista concessa martedì sera e in dichiarazioni rilasciate ieri, il presidente russo ha riaffermato la linea del suo Paese sulla Siria. Se al Consiglio di Sicurezza venissero presentate prove certe sull’uso di armi proibite da parte dell’esercito siriano, allora Mosca potrebbe appoggiare una azione sotto l’egida delle Nazioni Unite. Ma è chiaro che per Putin questa è solo un’ipotesi teorica, visto che «nessuna prova concreta è stata presentata». Il presidente russo è poi convinto che in questa fase il governo di Damasco non ha alcun interesse a dare agli americani il pretesto per intervenire: «Stanno vincendo, in alcune zone hanno circondato le forze ribelli e aspettano solo di liquidarle». Invece sarebbe nell’interesse degli insorti inscenare una «provocazione» per addossare ai nemici la colpa del massacro avvenuto. [Dragosei, Cds]
• Sono i ribelli siriani ad aver usato le armi chimiche, e Mosca sostiene di avere le prove dell’utilizzo del sarin contro i militari di Assad. Il ministero degli Esteri russo ha lanciato ieri ufficialmente l’accusa: il 19 marzo, in un sobborgo di Aleppo, 26 militari e civili sono morti e altri 86 sono rimasti intossicati a seguito dell’utilizzo di un ordigno chimico «costruito artigianalmente con materiali non in dotazione all’esercito siriano». [Zafesova, Sta]