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 2013  settembre 03 Martedì calendario

Ci sono polemiche perché la benzina verde e il diesel hanno cominciato a costare di più in coincidenza con la fase di rientro dalle vacanze, e le associazioni dei consumatori hanno interpretato questa come la solita mossa astuta dei petrolieri, che profittano della massa di automobilisti impegnati a tornare a casa per lucrare altri profitti

Ci sono polemiche perché la benzina verde e il diesel hanno cominciato a costare di più in coincidenza con la fase di rientro dalle vacanze, e le associazioni dei consumatori hanno interpretato questa come la solita mossa astuta dei petrolieri, che profittano della massa di automobilisti impegnati a tornare a casa per lucrare altri profitti. I petrolieri rispondono che, anzi, loro si sono tenuti bassi per tutto agosto, nonostante le tensioni in Medio Oriente, la Siria (dove però di petrolio ce n’è poco) e il terrore che la crisi egiziana sfociasse in una chiusura del Canale di Suez e costringesse le petroliere a modificare i loro percorsi e circumnavigare l’Africa.

Di che stiamo parlando, però? Dico, a livello di prezzi.
La fonte per questo tipo di informazione è il “Quotidiano Energia”. La verde avrebbe superato, mediamente, 1,88 euro al litro e il diesel 1,77 nei distributori Eni, con aumenti anche per Ip, Q8 e TotalErg. QE dice che è l’effetto Siria, il quale avrebbe provocato quattro scatti all’insù del prezzo. In effetti, domenica scorsa, l’Eni ha consigliato un rialzo dei prezzi di otto millesimi di euro, e Ip e Totalerg le sono andati dietro a ruota. Questo nonostante, a livello internazionale, le quotazioni siano andate giù (la benzina ha perso 9,5 euro sui mille litri, il diesel 4,5).  

Intanto mi spieghi questa storia dell’Eni che consiglia i prezzi.
A metà del 2010, Paolo Scaroni lanciò l’idea del “prezzo personalizzato”, che avrebbe favorito la libera concorrenza tra un distributore e l’altro. Sale di questo atto era la decisione di far apparire in autostrada delle segnalazioni con i prezzi praticati dai distributori. Intanto, in autostrada queste segnalazioni sono sparite. Ma soprattutto, come ha appurato un’inchiesta della Cisl dell’anno scorso, il sistema ha generato una giungla, nel giorno dell’indagine i prezzi praticati erano 115, più altri 57 in autostrada. I consigli dell’Eni costringevano i distributori ad accontentarsi di margini minimi. Il risultato finale è che le compagnie si sono costruite un sistema per dare sempre la colpa ai benzinai. E, secondo risultato, abbiamo difficoltà a capire quello che succede davvero.  

Prendiamo l’anno scorso ad agosto. Rispetto ad allora i prezzi sono aumentati o no?
Sono andato a vedere e direi di no. È vero che il Codacons grida che il prezzo della benzina, in questi ultimi giorni, ha sfiorato i due euro, ma l’anno scorso ad agosto i due euro furono superati (per esempio a Ischia, dove un litro di verde arrivò a 2,019) e la benzina in autostrada raggiunse l’euro e 98. Questo confermerebbe la tesi di Dario Luca Spitale, amministratore delegato di IfaNewCorp (società di consulenza indipendente), secondo il quale il fatto che il prezzo della benzina aumenta quando sale il prezzo del petrolio e non diminuisce quando il prezzo scende, è una leggenda. «I dati dicono il contrario, ci sono stati periodi in cui il prezzo del petrolio è salito molto di più di quanto non sia salito il prezzo della benzina. Per esempio dal 2007 alla metà del 2008 il prezzo del petrolio ha vissuto un incremento di oltre il 50 per cento rispetto a quello fatto registrare dalla benzina; dal 2009 al 2010 il prezzo della benzina si è mantenuto stabilmente sotto quello del petrolio». Renzi, del Codacons, vuole tuttavia punizioni esemplari per i petrolieri.  

Quanta parte del prezzo italiano della benzina dipende dal prezzo del petrolio?
Circa il 60 per cento è costituito da tasse, con la particolarità che queste tasse generano Iva, un’imposta che è di fatto, in questo caso, una tassa sulla tassa. Il paventato aumento dell’Iva del primo ottobre avrà, tra gli altri effetti, quello di provocare un aumento del prezzo della benzina di un altro paio di centesimi al litro. Quanto al 60 per cento formato da tasse, insistono sulla benzina ben venti voci diverse, le quali disegnano - come abbiamo scritto già molte volte - una specie di storia d’Italia, si va dal finanziamento per la guerra in Etiopia (1935) fino al terremoto dell’Emilia del 2012. L’effetto di questi rincari, combinato alla crisi generale e a una profonda mutazione del costume, ha provocato un crollo dei consumi in autostrada, dei chilometri medi percorsi da ciascun automobilista, della vendita di autovetture.  

In che senso “costume”?
I giovani sono sempre meno interessati alle macchine. Le quali non fanno più status. A molti ragazzi appaiono come un oggetto vecchio, tipico della generazione dei padri, e quindi da evitare con cura se non si vuole apparire sorpassati.  

Che cosa si prevede per il prezzo del petrolio in futuro?
 Qui c’è un’indagine dell’Energy Information Administration americana, che risale allo scorso luglio. Nel giro di una trentina d’anni il mondo avrà bisogno di 115 milioni di barili al giorno di petrolio, condensati e biocombustibili. Sono 28 milioni di barili in più rispetto al 2010. Tutti i prezzi dell’energia, in qualunque forma, sono destinati ad aumentare. Per il petrolio, che oggi oscilla intorno a 106, si prevede nel 2040 un prezzo al barile di 163.