La Gazzetta dello Sport, 31 agosto 2013
Napolitano ha nominato quattro nuovi senatori a vita, Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia, che vanno a riempire i vuoti lasciati da Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e Giulio Andreotti, passati a miglior vita

Napolitano ha nominato quattro nuovi senatori a vita, Claudio Abbado, Elena Cattaneo, Renzo Piano, Carlo Rubbia, che vanno a riempire i vuoti lasciati da Sergio Pininfarina, Rita Levi Montalcini, Emilio Colombo e Giulio Andreotti, passati a miglior vita. Il presidente ha comunicato personalmente la notizia ai quattro, poi a SkyTg24 ha detto: «Mi sento alleggerito, come sempre quando si compie un adempimento: ho compiuto quello che mi toccava di compiere». La nomina dei senatori a vita dovrebbe essere una festa - si tratta in ogni caso, e specialmente in questo, di un riconoscimento a persone di grande valore culturale e scientifico - e però la Lega, il Movimento 5 Stelle e il Pdl hanno insultato le nomine e lo stesso Napolitano. La Santanché ha detto che l’unico che doveva essere nominato era Berlusconi, Airola, grillino, ha messo tra virgolette questa frase: «Saranno stipendiati a vita senza essere stati eletti da nessuno, saranno i lacchè delle larghe intese», Calderoli la butta in politica («non vorrei mai che queste nomine possano assumere l’importanza che i senatori a vita ebbero nel sostegno del governo Prodi»), mentre Salvini, sempre della Lega, dice: «La nomina è una presa per il culo per gli italiani che fanno sacrifici».
• Già, a parte le questioni di gusto, come mai il presidente della Repubblica può nominare cinque senatori a vita (il quinto è Mario Monti)?
È un retaggio del vecchio sistema bicamerale, in cui i deputati venivano eletti, mentre i senatori (tutti i senatori e in numero teoricamente illimitato) erano scelti dal re. Non creda che fosse così assurdo come parebbe oggi alla nostra sensibilità di drogati del suffragio universale. Il Senato era comunque un tempo un bell’insieme di personalità, come oggi manco ci sogniamo. Quindi, bene per queste nomine, che non hanno preso in considerazione, com’era giusto, nessun politico. Non m’è mai piaciuto che Colombo, Andreotti e Napolitano, politici fino al midollo, fossero nominati senatori a vita.
• Ci restano quattro domande e chiaramente ne dedichiamo una a ogni nominato, procedendo in ordine alfabetico.
Il primo è dunque Claudio Abbado, grande direttore d’orchestra, milanese, 80 anni compiuti lo scorso 23 marzo, un impressionante curriculum di successi, tra cui un Flauto magico
finito nei primi cento cd venduti al mondo, cosa mai capitata prima a un disco di musica classica. Decise di diventare direttore d’orchestra ascoltando, bambino, i Notturni
di Debussy alla Scala. Viene infatti da una famiglia dove suonano tutti, Gavazzeni scrisse che casa sua «era la più sonora scatola musicale di Milano», a una vicina che si lamentava di tutto quel suonare la madre, Maria Carmela detta Linuzza, di origine siciliana («grassa, simpatica, allegra»), rispose: «Vedrà, signora, sarà sempre peggio». Combatte da anni col cancro, detesta Milano e Berlusconi, ha chiamato «cretini» o «creduloni» o «c...oni» gli italiani che lo hanno votato nel 2001.
• Elena Cattaneo.
Milanese, farà 51 anni il prossimo 22 ottobre, è l’unica senatrice a vita, è il più giovane senatore a vita della storia, è un genio delle cellule staminali, non so come siamo riusciti a riportarla in Italia dall’Mit di Boston, dove lavorava con Ronald McKay. È sposata con due figli, studia in modo particolare la corea di Huntington, una malattia altamente degenerativa, che ti prende anche a 35 anni e ti rende invalido totale in vent’anni (un malato ogni diecimila persone). Anche qui, naturalmente, un curriculum scientifico impressionante, di scoperte e riconoscimenti. Combatte il metodo Stamina e nel 2005 si schiera a favore del referendum che voleva abrogare la legge 40. È cattolica, ma sul punto dice: «Mescolare l’etica personale con la scienza è un errore che un ricercatore non dovrebbe fare mai. Vietare l’uso degli embrioni congelati, così come prevede la legge 40, è sbagliato, anzi è anti-scientifico». Da ragazza è stata una professionista del volley, 15 anni con la Palazzolo Jolly.
• Renzo Piano.
Genovese, 76 anni tra pochi giorni (il 14 settembre), premio Pritker nel 1998. Il Pritzker è il Nobel dell’architettura. Anche qui, una sfilaza di riconoscimenti. Tra le sue opere, ricordiamo: il Lingotto a Torino, l’aeroporto Kensai di Osaka, l’Auditorium Parco della Musica a Roma, la chiesa di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, lo stadio di Bari a forma di margherita, la nuova Morgan Library di New York. E da ultimo The Shard
(La Scheggia) di Londra, il più alto grattacielo d’Europa (310 metri). Ha lavorato gratis per l’Auditorium dell’Aquila. È un architetto che «vuole fare città», ma addentrarsi in questa sua frase capitale vorrebbe dire aprire un discorso sulle archi-star e le architetture di moda adesso, non più funzionali, ma meri oggetti estetici, meri oggetti/scultura che ci porterebbe troppo lontano. È notevole che Piano andasse male a scuola, lo rimandavano sempre. Il padre era costruttore e quando venne a sapere quello che passava per la testa del figlio, gli chiese: «Perché vuoi fare l’architetto, quando puoi fare il costruttore?». Ha fatto lo scout con Gino Paoli per capo. Grillo lo aveva messo tra i candidati al Quirinale, lui dice di sentirsi di sinistra, definisce Berlusconi «un esempio terribile che ha fatto emergere il lato peggiore dell’Italia».
• Carlo Rubbia.
Goriziano, ottant’anni l’anno prossimo (31 marzo). Premio Nobel per la Fisica nel 1984, grazie alla scoperta delle particelle w e z (insieme a Simon van der Meer). Ha detto questo, e lo riferisco perché ci faccia pensare tutti: «Un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l’energia necessaria all’intero pianeta». Venne a sapere del Nobel in taxi: la radio dette la notizia, e il tassista chiese: «Ma chi è questo Rubbia?» e lui rispose: «Guardi che sono io». Il tassista si commosse e gli regalò la corsa. Anche qui con Berlusconi andiamo male: D’Alema lo aveva messo a presiedere l’Enea, il cda dell’epoca di Berlusconi lo fece fuori. Da anni è impegnato nello studio della centrale termodinamica solare, un cui primo esempio è in Spagna (Andasol 1, nella provincia di Granada), e un secondo esempio, più moderno nell’utilizzo dei sali sfusi, è a Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa.