29 agosto 2013
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Biografia di Sergio Ricossa
Torino 6 giugno 1927 – Torino 2 marzo 2016. Economista. Presidente onorario dell’Istituto Bruno Leoni di Torino. «I competenti, nove volte su dieci, parlano una lingua meno comprensibile dell’arte che vorrebbero spiegare».
• Laurea nel 1949 a Torino, ha demolito la teoria del valore di Sraffa, ha duramente criticato il perfettismo keynesiano (nel saggio, fondamentale per il pensiero liberale, La fine dell’economia, Sugarco 1986). «Fama da polemista (è stato uno degli opinionisti di punta del Giornale montanelliano), minacce dai brigatisti rossi (negli anni Settanta sui muri dell’ateneo cittadino apparvero scritte del tipo “Al professor Ricossa noi scaverem la fossa”)» (Mauro Pianta).
• «Keynes fu una contraddizione vivente, un moralista affascinato dal peccato, un austero che sperò di diventare l’uomo più ricco del mondo. Deprecò il capitalismo sotto forma di gigantesca bisca, ma non si peritò di speculare varie volte con lo spirito del giocatore d’azzardo. Arrivava a desiderare di truffare i risparmiatori» (Sergio Ricossa) [Giordano, Gnr 4/3/2016].
• «Nel 1987 organizzò insieme a pochi altri coraggiosi la marcia anti-fisco, quando essere contro il fisco significava di fatto essere additati al mondo come evasori. Rimasero celebri le battute che si scambiavano lui e Antonio Martino negli anni ’70: “Non prendiamo lo stesso aereo, perché se l’aereo cade il liberismo in Italia è finito”» [Giordano, Libero 4/3/2016].
• La sua idea era che il Fisco è «due volte peccatore: quando fa pagare tributi ingiusti e quando concede sanatorie, amnistie e condoni agli evasori» [Ravaschio, Cds 4/3/2016].
• Vicepresidente della Mont Pelerin Society, Accademico dei Lincei, presidente onorario dell’Istituto Bruno Leoni, accanto a rigorosi testi scientifici di politica economica, non rinunciava a scritti provocatori, su temi di attualità, che ruotavano comunque intorno al principio fondamentale del primato dell’economia sulla politica, dalla quale si è sempre tenuto distante [Ravaschio, Cds 4/3/2016].
• «La libertà economica è gran parte della libertà tout court. Difficilmente chi non si occupa della libertà economica potrà occuparsi delle altre libertà dell’uomo» (Sergio Ricossa) [Cds 4/3/2016].
• «Il peggior uso della statistica è quando la si dedica a fini retorici o propagandistici, non per sapere, bensì per far credere ai semplicioni» (Sergio Ricossa) [Cds 4/3/2016].
• «Un pensatore formidabile. Gli ha fatto difetto lo stile. Nel senso che Ricossa scriveva troppo bene. La sua prosa è così chiara che il lettore finisce un suo articolo, chiude un suo libro, avendo capito tutto, ma proprio tutto. Il che è imperdonabile, in un Paese nel quale le persone colte si divertono a contemplare inestricabili grovigli di parole come se dovessero svelar loro chissà quale mistero» (Alberto Mingardi) [Sta 4/3/2016].
• Tra le altre opere, tutte scritte magnificamente: il Dizionario di Economia in tre volumi edito dalla Utet (1982), Come si manda in rovina un paese. Cinquant’anni di maleconomia (Rizzoli 1995).
• «Se c’è un padre del pensiero liberale in Italia, quello è stato Sergio Ricossa. Prima e più di Einaudi ha rappresentato il faro di coloro che detestano l’onda lunga del pensiero conformista» (Nicola Porrò) [Grn 4/3/2016].
• È morto il 4 marzo 2016, «è morto nel silenzio, come ha vissuto gli ultimi anni. Nel Paese dei novantenni che guidano le banche o fanno i pupari della politica, lui che aveva davvero qualcosa da dire taceva da tempo».
• Appassionato di pittura.