16 agosto 2013
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Biografia di Eleonora Duse
Vigevano, 3 ottobre 1858, Pittsburgh, 21 aprile 1924 • Figlia d’arte, il padre Alessandro Duse e la madre Angelica Cappelletto avevano la loro compagnia, la Duse-Lagunaz • La compagnia di famiglia, una troupe itinerante in perenne lotta con le difficoltà quotidiane, aveva origini antiche. Il primo Duse a intraprendere la carriera di attore fu Luigi, nato il gennaio 1792 da una famiglia medio-borghese di mercanti di Chioggia. Luigi lasciò il lavoro al monte dei pegni per dedicarsi al teatro dilettante, poi formò la sua compagnia specializzandosi nelle commedie di Gozzi e Goldoni. Nel 1834 Luigi eresse a Padova il proprio teatro, il Duse. Lo perse nel 1848 (fu ribattezzato Garibaldi), un giorno in cui la sua commedia fu mal interpretata ed egli accusato di sentimenti antirisorgimentali. Luigi lasciò quattro figli, Eugenio, Giorgio, Alessandro ed Enrico, tutti attori piuttosto mediocri. Eleonora non conobbe mai il nonno, morto prima che lei nascesse, ma indossò per tutta la vita il suo panciotto di velluto rosso • Alessandro, il padre di Eleonora, non credeva molto nella recitazione, avrebbe preferito fare il pittore, ma il padre insistette e a lui mancò la determinazione per tenergli testa. Assieme al fratello minore Enrico, allo zio Federigo e all’attore Giuseppe Lagunaz formò quindi una compagnia teatrale. Angelica Cappelletto, quando sposò Alessandro, diventò attrice della troupe • La compagnia faceva base a Chioggia e a Venezia, ma viaggiava costantemente di città in città alla ricerca di nuovi spettatori. Ammassavano scene, costumi e attrezzeria su un carro e lo seguivano a piedi • Eleonora nacque a Vigevano, dove i genitori erano stati scritturati per una recita. Avendo già perso un maschietto, morto alla nascita, Angelica si legò moltissimo ad Eleonora e lei alla madre • Prima volta sul palcoscenico a quattro anni, nei panni di Cosetta in un adattamento teatrale dei Miserabili di Victor Hugo • Poveri, mangiavano spesso polenta arrostita o pane accompagnati da un frutto • Costretta a volte a mendicare • Priva di una formazione scolastica tradizionale, imparò a leggere sui copioni che recitava • Quando Eleonora aveva dodici o tredici anni, Angelica si ammalò, forse di tumore forse di tubercolosi, e iniziò a peregrinare tra gli ospedali. La compagnia Duse si ricostituì unendosi alla famiglia Rosaspina, di cui faceva parte il diciottenne Carlo. Sfruttando il talento dei due ragazzi, la nuova compagnia li affiancò come amanti in una serie di drammi • Nel settembre del 1873, quando Eleonora doveva compiere 15 anni, arrivò un telegramma: «Mamma morta». Affrontò il lutto da sola. «Alla notte, un piangere silenzioso, e di giorno, la sonnolenza dei cuori stanchi!, quel quasi sonno dei troppo dolenti» (sulla morte della mamma) • Dopo la morte di Angelica, la compagnia si sciolse. Dal 1874 al 1878 la Duse passò da una compagnia all’altra, si licenziò poi dalla compagnia Brunetti-Pezzana, una delle più importanti, perché respingeva tutti i tentativi di costringerla a uno stile recitativo che riteneva falso • Nei primi tre mesi del 1878 fu scritturata dalla Ciotti-Belli Blanes e, quando Giulia Gritti, la primadonna, si ammalò, Eleonora la sostituì • Nel gennaio del 1879 passò poi al teatro Sannazzaro di Napoli, principale concorrente del Ciotti-Belli Blanes • Diventò presto amica di Matilde Serao, giovane donna che lavorava all’ufficio del Telegrafo e scriveva racconti e romanzi per i quotidiani locali • A vent’anni conosce, grazie alla Serao, Martino Cafiero, direttore del "Corriere del Mattino", quotidiano di Napoli. Scarsamente attraente, stempiato, con le sopracciglia folte, il naso appuntito e un paio di baffi radi e spioventi che gli coprono la bocca, Cafiero era una figura importante e aveva quasi vent’anni più di lei. Ciononostante, diventò presto il suo amante • Nel 1879 Eleonora rimane incinta e viene ingaggiata come seconda attrice nella compagnia di Cesare Rossi, a Torino. A tutti tace il suo stato interessante. Deve abbandonare Napoli e il suo amore, Cafiero, che si fa freddo e distante • «Guarda - Ti scongiuro - Io non so più trovar coraggio. Ieri aspettavo la tua lettera, aspettavo il tuo telegramma che prima di partire... Io... non so... non so come vivo ancora - come potrò trovare il coraggio... » (Eleonora a Cafiero) • Eleonora partorì a Marina di Pisa all’inizio di giugno del 1880 un maschietto che battezzò Mario. Si fece fotografare con lui e spedì la foto a Cafiero, sperando che decidesse di riconoscere il figlio e dargli il proprio nome. Cafiero le rimandò indietro la foto con su scritto «Commediante». Il bambino morì poi in fasce, e la Duse si sentì sempre responsabile della sua morte, avendo scelto di lasciarlo in orfanotrofio (a quei tempi le donne nubili che aspettavano un figlio erano costrette dalla Chiesa cattolica e dalle autorità civili ad abbandonare il figlio in orfanotrofio) • La Duse impiegò mesi a riprendersi dalla morte del figlio e dall’abbandono di Cafiero. Nel marzo del 1881 diventò però prima attrice della compagnia di Cesare Rossi, e subito dopo amante di Tebaldo Checchi, un piccolo attore della compagnia, alto e di bell’aspetto, con occhi espressivi e folti capelli neri, baffi sempre pettinati. Era un donnaiolo e aveva allora 36 anni. Lei non lo amava ma sia il padre che Rossi insistettero per farli sposare: la cerimonia si svolse il 7 settembre del 1881, la Duse era allora incinta di più di cinque mesi di Tebaldo • Il 7 gennaio del 1882 nacque a Torino Enrichetta • Secondo Joseph Schürmann, l’impresario della Bernhardt, il viso della Duse diventava bellissimo quando «tradiva un’emozione» • Il matrimonio con Checchi non fu molto felice: lui intascava i guadagni di lei e sosteneva di guidarne la carriera, ma lo si vedeva di rado insieme alla Duse. E lei confessò al conte Primoli di passare quasi tutte le notti da sola • La Duse era alta 158/160 cm e aveva un giro di vita di 60/62 cm) • Arrigo Boito, cui la Duse aveva regalato una sua foto al termine di uno spettacolo, le scrisse per ringraziarla del dono, poi, non trovando per lei qualcosa di abbastanza fragile, le inviò una poesia in quattro versi scritta con inchiostro rosso sulla pagina di maggio di un calendario, giocando sul senso della parola "mai" che in francese significa maggio • Nell’agosto del 1885 Checchi e la Duse decisero di separarsi, alcuni dicono perché lei avrebbe avuto una passione breve ma intensa con il primo attore della compagnia di Rossi, Flavio Andò, ma sembra improbabile. Più facile che la colpa sia stata di Checchi, che avrebbe violentato una bambina. La compagnia era in tournee in Sudamerica in quel momento e i due si conoscevano da oltre cinque anni. Checchi giurò di restare in Sudamerica e di smettere di fare l’attore • Rientrata in Italia Eleonora e Flavio Andò iniziarono a pensare e formare la loro compagnia, staccandosi da quella di Rossi. Intanto la Duse, il 20 febbraio del 1887, divenne l’amante di Arrigo Boito • Magro, occhi grigio-verdi, barba curata e fronte alta da studioso, Boito, al pari della Duse, era una celebrità. Figlio di un pittore italiano e di una contessa polacca, era uno scrittore illustre che frequentava i circoli letterali e l’alta società • Boito comunque pretese che del suo rapporto con la Duse restassero all’oscuri tutti, anche la grande amica della Duse, Matilde Serao. Di lui tra l’altro si diceva avesse da anni una relazione con un’aristocratica milanese detta Fanny. Boito allora aveva 46 anni, la Duse 28 • Nel 1887 la Duse inaugurò, assieme ad Andò, la Compagnia della città di Roma di cui era capocomica • La Duse girava da una città all’altra con ventisette bauli • Boito le aveva chiesto di smettere di lavorare, e lei aveva pensato di accettare, recitando altri due anni e poi basta. Ma la Duse non smise di recitare e di dirigere la sua compagnia, il loro rapporto continuò nel segreto più assoluto • Tra il 1891 e il 1892 la Duse, stanca del rapporto con Boito, iniziò una serie di rari incontri con Aleksander Wolkoff, un pittore russo • «Kainz mi afferra il braccio, si avvinghia a me... incontrare la Duse d’un tratto, senza aspettazione, senza preavviso, senza preparazione... essere per la prima volta faccia a faccia con la Duse - quel che ciò significhi non è descrivibile a parole» (Hermann Bahr, critico viennese, dopo aver visto la Duse a San Pietroburgo per la prima volta) • Tra il 12 marzo e il 29 aprile, giusto per render conto dei ritmi dell’epoca, la Duse mise in scena a San Pietroburgo ventuno repliche di dodici pièce diverse • La Duse, che non metteva il cerone, a chi gliene domandava il motivo rispondeva: «Fiamma tinta, fiamma spenta» • L’11 gennaio del 1892 Alessandro Duse muore a Venezia • La tecnica della Duse, che «non mi consente semplicemente di recitare le parti, ma che mi costringe, del tutto contro la mia volontà, a soffrire insieme agli esseri che rappresento» • La Duse era stanca e voleva smettere. Andò in tournee in America, grande successo. « sera. L’ora della partenza - l’ora dei ricordi, delle preghiere. Bisogna nascondere tutto e andare al lavoro. Possa Dio risparmiare a mia figlia e a ogni donna un’esistenza simile!» • Il giorno di Capodanno del 1893, a Berlino, la Duse era consumata dal dolore. Terminati gli ultimi ingaggi, aveva in mente di sciogliere la compagnia e di unire le sue forze a quelle del vecchio collaboratore Cesare Rossi • In febbraio la Duse andò in vacanza in Egitto con Wolkoff, la moglie e la figlia. La sua relazione con lui era finita, ma la Duse aveva continuato a essergli amica. Capitava a volte di trovarlo addormentato davanti alla sua porta • Cercò di riavvicinarsi a Boito, ci fu qualche momento d’amore. Poi nel settembre del 1894 incontra Gabriele d’Annunzio. Stempiato, col pizzetto e un paio di baffi all’insù, d’Annunzio aveva l’aspetto di un Mefistofele. Era alto un metro e sessantacinque scarso, più o meno quanto la Duse, e lei potè guardarlo direttamente nei grandi occhi intelligenti color grigio-verde. Aveva i denti guasti e il mento sfuggente, ma «quando parla all’amata diventa il ritratto di Apollo» (Isadora Duncan) • Il loro primo incontro d’amore, probabilmente nell’autunno del 1894: la Duse aveva appena letto Trionfo della morte, e il loro incontro rispecchia quello di Giorgio e Ippolita. Dopo essersi conosciuti, d’Annunzio e la Duse non riuscirono a prender sonno e vagarono soli per Venezia, ognuno per conto proprio. D’Annunzio prese una gondola e, proprio mentre albeggiava, scese dalla barca e si trovò di fronte la Duse. Proprio come Giorgio e Ippolita, il loro nido d’amore fu l’albergo più romantico di Venezia, il Danieli, dal colore rosa. La Duse confessò a d’Annunzio che, incontrandolo, aveva trovato l’armonia: aveva sentito la sua anima e scoperto la propria • D’Annunzio aveva quasi cinque anni meno della Duse. Durante l’autunno e l’inverno del 1895 e 1896 furono insieme a Venezia, a Firenze e a Milano e si recarono in luna di miele a Marina di Pisa • «La prego di chiedere ai suoi colleghi perché un lavoratore che è occupato tutto il giorno, di notte, terminato il lavoro, ha il diritto di riposarsi, mentre io, che lavoro tutta la notte, non posso avere il piacere di restar sola durante il giorno» (la Duse a una cronista americana per spiegare come mai non si faceva mai intervistare da nessuno) • La Duse non indossava mai gioielli. Solo a Parigi, nel 1897, si lasciò convincere a mettere una collana di perle durante la rappresentazione del "La dama della camelie": «noi francesi non riusciamo a immaginarla senza. Dobbiamo avere una prova tangibile che Marguerite Gautier era mantenuta con larghezza di mezzi» (lo stilista Jean-Philippe Worth) • Nonostante stesse intrattenendo una relazione con d’Annunzio, la Duse non smise mai di scrivere e vedere Arrigo Boito e troncò definitivamente la sua relazione con lui solo nel 1898 • D’Annunzio e la Duse avevano stipulato un patto: volevano aprire un teatro all’aperto sulle rive di Albano, un teatro consacrato alla produzione dei drammi di d’Annunzio che avrebbe avuto come protagonista la Duse • A casa la Duse indossava abiti di bianco satin dalla linea morbida, acconciava i folti capelli scuri nei più diversi modi, non indossava mai il busto né faceva uso di cipria o di trucco • Nel 1898 e 1899 la Duse portò in scena due drammi di d’Annunzio, la Gloria e la Gioconda, non sempre riscuotendo grande successo • Nel 1900 d’Annunzio pubblicò Il fuoco, un ritratto della Duse che fece scandalo in tutto il mondo • La relazione tra la Duse e d’Annunzio terminò nel 1904. Lui aveva terminato La figlia di Iorio e aveva affidato abilmente la parte a una giovane attrice invece che a lei. Lei andò a casa di d’Annunzio per recuperare le sue cose e vi trovò le forcine della sua nuova amante (lui l’aveva tradita spesso). Cercò di dar fuoco alla casa di d’Annunzio, ma fu bloccata dal custode. « neceassario!» gridò «Il fuoco! Il fuoco! Subito!» • La Duse si trasferì a Parigi in cerca di un teatro stabile. Ebbe una storia d’amore con Robert von Mendelssohn, banchiere e marito di una sua cara amica • Iniziò una storia d’amore anche con Lugné-Poe, un attore francese che le fu particolarmente vicino nel 1905 • Lasciò il teatro nel 1909, in coincidenza con l’arrivo della menopausa. E smise anche di avere storie d’amore con uomini. Per due anni si fece accompagnare da Lina Poletti, che la corteggiò e l’amò e con cui forse ebbe anche rapporti sessuali • Nel 1912 la Duse conosce il poeta Ranier Maria Rilke, a Venezia. Diventano amici e confidenti • Nel 1916 la Duse accettò di girare un film, Cenere, tratto dal romanzo di Grazia Deledda • Mentre girava il film, sola a Torino (mentre in tournee era solita portarsi un’amica), si comprò una bambola, «tanto carina e tutta mia». Quando si sentiva depressa, stringeva a sé la bambola e si diceva: «Avanti!» • Nel 1921 tornò sulle scene: «Comparirò dinanzi agli spettatori col mio viso stanco e pieno di rughe e coi miei capelli bianchi. Se mi vogliono così, ne sarò lieta e fiera. Se no, ritornerò nel silenzio» disse • La Duse fu la prima donna ad apparire sulla copertina del Time • Partì poi per una tournee in America: morì a Pittsburgh, dove aveva recitato qualche giorno prima, in seguito a una brutta influenza • Quelli che «pretendono di capire l’arte, non capiscono nulla» (Eleonora Duse).