12 luglio 2013
Tags : Matteo Orfini
Biografia di Matteo Orfini
Roma 30 agosto 1974. Politico. Deputato. Presidente del Pd da 14 giugno 2014. Nominato da Matteo Renzi commissario straordinario del Pd romano a seguito dello scandalo di Mafia Capitale.
• Madre giornalista-fotografa, Franca De Bartolomeis, padre regista e produttore, Mario. Inizia a fare politica al liceo Mamiani di Roma. Diventa poi segretario della sezione Ds di Piazza Mazzini, dove conosce Massimo D’Alema. Considerato il leader della corrente democratica dei Giovani turchi, che comprende tra gli altri Fassina e Orlando. Responsabile delle relazioni istituzionali della Fondazione Italianieuropei.
• «A lungo braccio destro di D’Alema (di cui è un autentico clone per il modo di parlare e l’approccio sarcastico), ragazzo colto e sveglio. È l’esempio di un cursus honorum nel quale le arti del mestiere politico si apprendono a fianco del leader piuttosto che sul territorio. O al massimo in sezione. Fu il compagno Orfini, da segretario della sezione Mazzini, a prendersi la briga di scrivere una lettera aperta a Nanni Moretti per lamentarsi per certe affermazioni del regista. D’Alema apprezzò il piglio del suo giovanissimo segretario di sezione (tra l’altro figlio di un regista di cinema) e lo chiamò a sé». [Fabio Martini, La Stampa 25/11/2009]
• Eletto a Montecitorio, aveva chiesto di avere lo scranno numero 26, quello di Togliatti. Gli è stato negato. [tweet di Antonio Polito 22/3/2013]
• Nei giorni seguenti alle elezioni politiche del 2013 che il Pd riuscì incredibilmente a non vincere, fu uno dei pochi del suo partito a farsi vedere in tv. «Era, unico e quasi ubiquo, in tutte le televisioni. Non per vanità, ma per un motivo perfino più semplice: “Non ci voleva andare quasi nessuno”, ha spiegato a Piazza Pulita di Corrado Formigli, e Bianca Berlinguer ridendo ha confermato. Nessuno voleva mettere la faccia attonita o colpevole sotto questo sbriciolamento. Invece Orfini stava lì, con aria di orgogliosa contrizione dalemiana, assorbita negli anni da portavoce, anziano giovane dai molti “diciamo”, e rispondeva calmo: catastrofe, umiliazione, figura indecente. Senza muovere troppi muscoli facciali, ma con una specie di rassegnata autoironia che lo ha fatto sembrare fra i pochi ancora vivi. Archeologo e neo padre che vive al Tufello, serio anche quando ride, giovane di quelli mai stati giovani, quindi simpatico» [Annalena Benini, Il Foglio 24/4/2013].
• Ha studiato archeologia senza mai laurearsi.
• «Appassionato di televisione, di Gramsci e soprattutto di Milan» [Il Foglio” 14/5/2010].