Rassegna, 28 giugno 2013
Riforme, il Pdl vuole includere la giustizia
• Pd e Pdl avevano concordato di lasciare fuori la giustizia e i magistrati dal perimetro delle riforme costituzionali ed ecco perché un emendamento presentato al Senato dall’espertissimo Donato Bruno fa divampare un incendio nella maggioranza. Il Pdl, dunque, intende allargare i confini del testo del governo (quello che modifica l’articolo 138 e vara la commissione dei 40 incaricata di intervenire sui titoli I, II, III e V della seconda parte della Costituzione) facendo riferimento a tutti i titoli della seconda parte della Carta. Ma questo vuol dire, controbatte il Pd, spalancare la porta sulle riserve che erano ritenute, per comune accordo, intoccabili: gli assetti della magistratura, l’organo di autogoverno delle toghe (il Csm), la Corte costituzionale, le garanzie Costituzionali. Anche i titoli IV e VI della Carta, dunque, dovrebbero subire robuste modifiche, propone il Pdl. Una scelta che il Pd considera «uno strappo inaccettabile », un blitz, un atto di «pirateria », l’ennesimo attacco all’indipendenza della magistratura. Intanto i colonnelli spiegano che l’emendamento non vuole aprire il capitolo giustizia, che non c’è alcun rapporto con le condanne di Berlusconi. Si tratta solo di un fatto tecnico, di coordinare alcune modifiche, tipo quelle dei poteri del capo dello Stato, con quello previsto nel titolo sui magistrati. [Buzzanca, Rep]