Rassegna, 28 giugno 2013
Lodo Mondadori, la Cassazione: «Sì al risarcimento a Cir»
• La terza sezione civile della Cassazione ha iniziato la discussione sul lodo Mondadori. Si deve decidere se la Fininvest dovrà versare o meno alla Cir di Carlo De Benedetti 560 milioni di risarcimento per la perdita della Mondadori, come stabilito dalla Corte d’Appello di Milano. Il sostituto procuratore generale Pasquale Fimiani ha sollecitato il rigetto di 14 dei 15 motivi d’impugnazione della Fininvest e la riconsiderazione invece di uno solo di essi: l’insufficiente motivazione in Appello della quantificazione di un paio delle voci che componevano il danno, e cioè la minusvalenza da successiva rivendita delle opzioni l’Espresso (cifra non significativa) e l’identificazione nel 15% dell’aumento equitativo rispetto agli interessi. Qualora la Cassazione accogliesse questa lettura, la conseguenza sul risarcimento sarebbe uno sconto di circa 85 milioni meno dei 564 stabiliti in Appello, che a loro volta erano peraltro già una corposa decurtazione degli iniziali 750 fissati nel 2009 dal Tribunale. [Ferrarella, Cds]
• La sentenza della Cassazione arriverà probabilmente entro un mese.
• Secondo il sostituto procuratore Fimiani la corruzione, nel 1991, di uno dei giudici romani del lodo arbitrale sulla Mondadori tra la Fininvest di Silvio Berlusconi e la Cir di Carlo De Benedetti fu una «vicenda complessa nella quale l’avvocato Cesare Previti agì in favore di Fininvest con lo stesso rapporto che lega un promotore finanziario alla banca: per questo, dalla sua responsabilità penale nella corruzione del giudice Vittorio Metta discende la responsabilità civile di Fininvest nel giudizio di risarcimento in favore di Cir», e per questo «è logico e regge il percorso seguito dalla Corte di appello di Milano» quando nel 2011 ha condannato Fininvest a risarcire a Cir 564 milioni di euro. [Ferrarella, Cds]
• Ricorda Colonnello sulla Sta che «se i processi penali si conclusero per Silvio Berlusconi con un non luogo a procedere per intervenuta prescrizione, nella sentenza d’appello civile, il ruolo del Cavaliere come «mandante» della corruzione è stato riconosciuto in pieno: “E’ da ritenere – è scritto in sentenza – ai soli fini civilistici, che Silvio Berlusconi sia corresponsabile della vicenda corruttiva per cui si procede, corresponsabilità che, come logica conseguenza, comporta il principio della responsabilità civile delle società capitali...».