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 2013  giugno 28 Venerdì calendario

Aggiorniamo l’agenda Berlusconi. Primo: in Cassazione è cominciata la discussione sul lodo Mondadori, si tratta cioè di decidere se sia giusto o no che la Fininvest versi alla Cir di Carlo De Benedetti 560 milioni di risarcimento per la perdita della Mondadori, come stabilito dalla Corte d’Appello di Milano

Aggiorniamo l’agenda Berlusconi. Primo: in Cassazione è cominciata la discussione sul lodo Mondadori, si tratta cioè di decidere se sia giusto o no che la Fininvest versi alla Cir di Carlo De Benedetti 560 milioni di risarcimento per la perdita della Mondadori, come stabilito dalla Corte d’Appello di Milano. Secondo: il tribunale di Napoli ha cominciato ieri a discutere della compravendita di senatori avvenuta al tempo del governo Prodi e che, alla fine, ne provocò la caduta. Terzo: il Pdl ha presentato un emendamento al disegno di legge sulle riforme che, se approvato, metterà in discussione, cioè riformerà, anche la nostra organizzazione della giustizia. Quarto: c’è un caso politico, sollevato da Grillo, sulla visita di Berlusconi a Quirinale (in pratica, come mai il presidente riceve un pluricondannato che secondo due sentenze della magistratura deve anche essere interdetto dai pubblici uffici?). Quinto: c’è l’interessante caso che riguarda Marina Berlusconi, la figlia di primo letto del Cavaliere, candidata secondo molti giornali a scendere in campo contro Renzi, quando Berlusconi non ne potrà più e sarà magari scappato in Sudafrica (lui stesso dopo la terribile sentenza Ruby, ha detto di voler fuggire laggiù).

Via, quest’ultima è una bubbola. Marina ha smentito, la Fininvest pure. Il Sudafrica è una fantasia, figuriamoci se il Cav molla.
I bene informati dicono che Marina si prepara e che le smentite sono di routine. Paolo Del Debbio le starebbe dando lezioni di politica (smentite tuttavia anche su questo).  

Mi paiono più interessanti la faccenda della Cassazione e quella di Napoli.
La Cassazione deve decidere sul lodo Mondadori, questione che le riassumo in poche righe: nel 1991 Berlusconi e De Benedetti si contendevano la Mondadori, ciascuno dei due avendo sottoscritto con il terzo socio Formenton un accordo per garantirsi la maggioranza. Il tribunale di Milano decise che l’accordo valido era quello di Berlusconi e a questo punto, grazie alla mediazione dell’andreottiano Ciarrapico (poi eletto senatore nelle file del Pdl), i due uomini sottoscrissero un lodo (un accordo) e si divisero il bottino in questo modo: la Mondadori a Berlusconi, l’Espresso con Repubblica e i quotidiani locali della Finegil a De Benedetti. Si scoprì poi, però, che uno dei tre giudici della sentenza favorevole a Berlusconi era stato corrotto dagli uomini del Cav con 400 milioni di lire. De Benedetti chiese allora i danni e dopo un lungo iter processuale la Corte d’Appello di Milano condannò la Fininvest a pagare 564,2 milioni di euro alla Cir. Berlusconi ha garantito il rivale con una fideiussione bancaria e ieri il Procuratore Generale della Cassazione ha detto che l’Appello ha ragionato bene, solo che 564,2 milioni sono troppi e ci vorrà uno sconto del 15% sul risarcimento, qualcosa come 80 milioni. Non so se Berlusconi sarà contento, eventualmente, per una decisione simile. Dovremmo conoscere la sentenza tra uno o due mesi.  

C’è poi questo guaio di Napoli.
Sì, questa è tutta un’altra faccenda. Al tempo dell’ultimo governo Prodi, Sergio De Gregorio era un senatore eletto con Di Pietro. Berlusconi lo convinse con tre milioni di euro a passare col centro-destra. Ricorderà che il governo Prodi, al Senato, si reggeva con la maggioranza di uno o due voti. La cosa è stata raccontata dallo stesso De Gregorio, che ieri, primo giorno d’udienza, ha chiesto di patteggiare una pena di venti mesi. Berlusconi non s’è presentato (c’erano, per lui, gli avvocati Ghedini e Cerabona). Si tratta di decidere se rinviarlo a giudizio, o meno, per corruzione. Di tutti i processi che ha in corso Berlusconi, questo mi pare quello dove il Cav si difende peggio.  

Come mai Berlusconi non dovrebbe più essere ricevuto al Quirinale?
Grillo ha scritto ieri sul suo blog che, dopo le ultime due sentenze di condanna, Berlusconi al Quirinale equivale ad Al Capone alla Casa Bianca. Il paragone con Al Capone è fuori luogo, tuttavia il ragionamento del comico genovese non è insensato. E però se ne potrebbe anche dare una lettura all’incontrario: la magistratura italiana ha così scarso prestigio, che nemmeno Napolitano, presidente del Csm, fa caso alle sue sentenze. Ed è pure significativo che i magistrati, per questa visita, non abbiano protestato. Neanche loro — si potrebbe arguire — danno troppo significato alle sentenze che emettono.  

C’è infine la storia dell’emendamento.
Ricorderà che s’è deciso di procedere alle riforme costituzionali con una commissione aiutata da 35 consulenti-esperti. Per creare questo organismo ci vuole una legge, la legge è all’esame adesso della commissione Affari costituzionali e definisce anche quale parte della nostra Carta i commissari dovranno riformare. Fino a questo momento, le riforme non dovevano riguardare l’organizzazione della giustizia. Questo emendamento, presentato dal Pdl (e ancora da approvare), invece, la tira dentro. Anche se è vero che la riforma della giustizia era esclusa dagli accordi di governo ed è ovvio che l’emendamento è una mossa con cui il Cav cerca una qualche rivincita, provare a cambiare il nostro sistema processuale non mi pare affatto così disdicevole.