27 novembre 1994
Tags : Farouk Kassam
Farouk torna nella grotta dov’era prigioniero
• «Farouk Kassam nella grotta prigione. “È qui che dormivo; qui ho disegnato la casetta con una pietra aguzza, qui mi hanno tagliato l’orecchio”. Il bambino, accompagnato da papà e mamma, ha guidato giudici e avvocati su per uno scosceso costone del monte Albo e ha indicato con precisione il covo nel quale è stato tenuto nascosto da gennaio a luglio nel 1992. Un antro lungo una ventina di metri, dove “Beppe” e “Antonio” – così Farouk ha soprannominato i suoi carcerieri – lo costringevano a stare sdraiato in un sacco a pelo. “Fai come se fossi a scuola. Compito in classe: descrivi la grotta”, gli ha detto il presidente del tribunale di Tempio Pausania, davanti all’imboccatura, per metterlo a suo agio. Senza un filo d’emozione Farouk ha risposto: “Si entra da un cunicolo stretto, subito a sinistra c’è un caminetto; in fondo mi facevano dormire”. Descrizione confermata quando il bambino è entrato nella grotta ed è stato sentito a porte chiuse alla luce delle torce elettriche. “I banditi accendevano il fuoco vicino all’ingresso. Più avanti c’era un buco. Mi avevano detto: “Guai a te se ti avvicini, altrimenti precipiti per centinaia di metri e muori”. Più avanti – ha indicato – tenevano le armi”. Poi il ragazzino si è steso per terra: “Vi faccio vedere, dormivo così, in un sacco a pelo”. E ha anche individuato la roccia sulla quale aveva inciso la casetta: “Ho trovato una pietra aguzza e ho disegnato: il tetto, la porta, la finestra”. Il sopralluogo è durato 20 minuti». [Cds, 27/11/1994]