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 2013  giugno 18 Martedì calendario

Siamo in attesa di sapere come finirà il processo ad Adele Gambaro, senatrice del M5S, un fatto apparentemente di poco conto, ma che può avere in realtà conseguenze importanti sul quadro politico

Siamo in attesa di sapere come finirà il processo ad Adele Gambaro, senatrice del M5S, un fatto apparentemente di poco conto, ma che può avere in realtà conseguenze importanti sul quadro politico.

Spieghiamo.
Questa Adele Gambaro, 49 anni, sposata con due figlie, nata a Genova, vive a Bologna, assiste piccole aziende per questioni riguardanti la normativa europea, parla piuttosto bene quattro lingue, è stata eletta a Palazzo Madama dopo aver mancato le elezioni comunali di Bologna e regionali in Emilia, ha detto papale che la sconfitta del Movimento 5 Stelle alle amministrative è colpa di Grillo e della sua predicazione violenta (quando non insultante). Grillo ne ha fatto un caso, le ha detto «sei un niente», ha preteso che si dimettesse, poi ha indetto un referendum in rete su se stesso, infine l’altro giorno ha urlato ai suoi: «Non si tratta di far la conta sulla senatrice, ma sul Movimento. E su me». Ha anche detto di essersi rotto, e che è pronto a lasciare tutto.  

Questa conta è cominciata ieri sera.
Esattamente. Una preriunione dei soli senatori, che abbiamo inutilmente visto in streaming, e una riunione di tutti i parlamentari, più di 150 persone, a porte chiuse. La Gambaro ha resistito fino alle otto e mezza di sera, poi se n’è andata a casa lasciando ai colleghi una lettera: «Il mio gesto era volto principalmente a esprimere una riflessione critica nei confronti della linea che il Movimento sta prendendo, rischiando di assumere una formula dannosa al nostro operato in parlamento. Attenderò il giudizio dell’assemblea e lo accetterò rimanendo sulle mie opinioni. Spero che il mio gesto possa essere servito a fare muovere il cambiamento verso una linea più democratica». Il processo è in corso mentre scriviamo.  

Stava dicendo del quadro politico.
La Stampa ha scritto, con i nomi, che quindici grillini sono pronti a mollare (a pentirsi) e a far gruppo a sé. I quindici hanno smentito sul blog di Grillo (titolo: «La stampa fa schifo») e minacciano querele. In ogni caso un’aria di scissione c’è, e abbiamo già visto, nei giorni scorsi, che cosa questo potrebbe significare. Una ventina di ex-cinquestelle autonomi al Senato può far venire la tentazione al Pd di rivedere il patto col centro-destra e di tentare la strada del governo di centro-sinistra, con Berlusconi messo all’angolo. Sabato è uscita sul "Corriere" un’intervista di Bersani in cui si dice che il M5S, col 25% dei voti, ha finalmente capito «che non può non ingaggiarsi». E aggiunge: «Se Berlusconi fa cadere Letta non si va alle urne». La cosa va vista, come sempre, anche nel quadro delle lotte interne al Pd, dove i bersaniani giocano a fermare l’ascesa di Renzi. E la rinascita del famoso "governo del cambiamento" gli farebbe parecchio gioco.  

Come finisce con la Gambaro?
L’ex capogruppo al Senato, Vito Crimi, avrebbe dato inizio alla procedura per l’espulsione. Probabilmente si chiederà alla rete (anzi: alla Rete) di condannare la reproba con ignominia. Nella discussione del pomeriggio, la Gambaro ha già fatto notare che la stanno mettendo in croce per due minuti di critiche su SkyTg24, mentre nessuno dice una parola sulla lenzuolata di bestemmie contro di lei che la rete o Rete le ha vomitato contro. Del resto quella è materia in cui Grillo sguazza.  

Ma un’idea del dibattito si ha? Le posizioni come sono?
Ci sono gli irriducibili, che la vogliono al rogo, quelli che la difendono a spada tratta, e un terzo gruppo che lavora per la mediazione e che mi pare al momento senza speranza. I senatori, a parte Crimi, sono quasi tutti per la difesa. Ma il clima è brutto. Il capogruppo al Senato, Nicola Morra, uno col pollice verso, ha comunque dovuto dichiarare: «Chiunque si azzardi a fare minacce fisiche in Rete o a fomentarle, tipo "vengo a prenderti sotto casa", è fuori dal Movimento. Dal dialogo non si può passare ad altro, altrimenti non sono i valori del M5S». Questo è il clima. Un curo come Maurizio Santangelo ha intimato alla senatrice: «Se non sei in malafede, dimettiti». Un altro duro, Manlio Di Stefano: «La dignità o ce l’hai o non ce l’hai. La coerenza o ce l’hai o non ce l’hai. È stato chiesto troppo a queste persone. Fatele andare via tutte in un sol colpo. Spero vivamente che il M5S perda tutti gli elementi nocivi, tutti quegli elementi tossici che possono ’infettare’, anche solo involontariamente, tutti gli altri». Vito Crimi ha parlato come il caro Kim nordcoreano: «Il Movimento 5 stelle è una lenta, graduale, progressiva e ineluttabile rivoluzione culturale che permea le istituzioni a tutti i livelli dal locale al nazionale, non si fermerà!». Oggi i grillini duri e puri manifesteranno per il loro capo in piazza Montecitorio.