La Gazzetta dello Sport, 22 aprile 2013
Ieri Beppe Grillo ha persino concesso una conferenza stampa, una vera conferenza stampa, vogliamo dire, con i giornalisti che facevano le domande e lui che dava le risposte
Ieri Beppe Grillo ha persino concesso una conferenza stampa, una vera conferenza stampa, vogliamo dire, con i giornalisti che facevano le domande e lui che dava le risposte. Poco prima di pranzo, a Roma, nella sede della Città dell’Altraeconomia a Testaccio.
• Che cosa ha detto?
Non ha più parlato di «golpe», ma di «golpettino istituzionale furbo». «Sono perplesso». E poi: «Ieri sera abbiamo assistito a qualcosa di consueto: si sono riunite nella massima trasparenza quattro persone, Bersani, Berlusconi, Monti e Napolitano, e hanno deciso che il settennato andava rinnovato. Neanche Chavez è stato presidente per 14 anni». Ha poi raccontato il suo incontro con Giorgio Napolitano. «Quando sono salito al Quirinale, ho visto un signore molto stanco. Ho parlato quasi sempre io: gli ho chiesto di darci la fiducia, perché siamo il primo partito, voltiamo pagina. Lui ha risposto: non avete i numeri». L’ex comico ha poi concluso: «Ieri c’è stato uno scambio: stanno rubando un altro anno di tempo al Paese. Ma se il governo sarà sull’agenda Monti, e così sarà, non durerà».
• Su Bersani?
«Non ci ha chiesto collaborazione, ma voti. Se ci avesse detto “governiamo insieme” ci saremmo messi lì a pensarci. Se i partiti poi si sfasciano non è colpa nostra. Noi vogliamo acqua pubblica, sanità pubblica, mandare via i delinquenti dal parlamento, reddito di cittadinanza. Queste sono cose di sinistra. A me di Bersani dispiace, non gioisco del fatto che il Pd si sia spaccato. Bersani deve fare scouting su se stesso, deve dirsi: sono parte di questo sfacelo. Dico che loro sono dentro una cosa che è finita. Il tempo dei partiti è finito. Il nostro format lo stiamo esportando in Spagna, in Francia. Gli indignados hanno il nostro stesso programma. Rodotà sarebbe stato la garanzia di questo Paese. Invece scelgono di nuovo un presidente che garantisce il controllo sul potere giudiziario per salvare il culo a Berlusconi e al Pd per la storia del Monte dei Paschi di Siena. La cosa più ingiusta è dire che noi siamo gli artefici di questo casino, quando loro hanno inciuciato per più di vent’anni».
• Manifestazioni? Violenze?
No, nessuna violenza. Grillo è stato messo in guardia dal furore della piazza e per questo sabato sera, quando è stato rieletto Napolitano, ha evitato di presentarsi davanti al palazzo di Montecitorio. «Potevo venire in piazza, ma avevo paura che la mia presenza potesse favorire la violenza. Io non voglio entrare in questi giri. Io non voglio “calare” su Roma, ma solo incontrarci e manifestare, senza fare cose violente. Sulle marce su Roma sono d’accordo con Rodotà. Anzi noi Cinquestelle calmiamo gli animi. C’è gente che mi dice andiamo a Roma, o fucile o niente. Dovreste ringraziarci perché teniamo calma la gente. In Francia, in Grecia ci sono i nazisti, qui ci sono i grillini che hanno due palle così».
• Però ieri a Roma una manifestazione c’è stata.
Sì, autorizzata, nel pomeriggio. Una folla di qualche migliaio di persone è andata verso il Colosseo a gridare slogan contro Napolitano e i partiti. Speravano che ci fosse anche Grillo, ma Beppe ha solo sfiorato i manifestanti con la sua auto, gridando ancora una volta «Arrendetevi». Su Twitter poi ha scritto: «Se è una cosa pacifica, una passeggiata, si fa perché Roma è splendida. Ma senza fare manifestazioni che possono degenerare». Il sindaco di centrodestra Gianni Alemanno ne ha approfittato per sminuire la manifestazione grillina. «Per adesso la retromarcia su Roma si è conclusa con un flop — ha affermato in un comunicato — Qualche centinaio di manifestanti, nonostante tutti i proclami sull’invasione di Roma che doveva circondare le stanze e le aule delle istituzioni».
• Come si comporterà a questo punto il Movimento 5 Stelle? Oggi parla Napolitano e domani cominciano le consultazioni.
È un punto che, durante la conferenza stampa, è stato chiarito da Roberta Lombardi, capogruppo alla Camera del M5S. «Se i nomi sono quelli di Amato o Enrico Letta, non c’è spazio per noi. Ieri siamo stati gli unici a uscire da Montecitorio a testa alta». Vito Crimi, capogruppo M5S al Senato, ha fatto sapere che il Movimento ha già presentato una sua proposta di legge di riforma elettorale. In realtà comincia adesso per il Movimento di Grillo un momento molto delicato: la battaglia per il Quirinale è stata persa, in definitiva, e proprio nel momento in cui i grillini avevano a disposizione il colpo del kappaò, votare cioè Romano Prodi, che faceva comunque parte della loro lista di nove nomi, e risucchiare in questo modo sulle loro posizioni il Partito democratico. La nascita di un governo del Presidente li costringerà a una normale opposizione parlamentare. E per un movimento politico come questo, la normalità può essere micidiale.