18 aprile 2013
Tags : Bianca Guidetti Serra
Biografia di Bianca Guidetti Serra
• Torino 19 agosto 1919 - Torino 24 giugno 2014. Avvocato. Antifascista, attiva nella Resistenza, impegnata in molte battaglie di civiltà, in cause di lavoro, nel campo del diritto di famiglia, per la parità, a tutela dei più deboli. Ha scritto Il paese dei Celestini (Einaudi), Compagne (Einaudi), Le schedature Fiat (Rosenberg & Sellier), Storie di giustizia, ingiustizia e galera (Linea d’Ombra).
• «(...) Ha vissuto il fascismo e la resistenza contribuendo alla nascita del movimento per le donne, la ricostruzione partecipando alle lotte (anche nelle aule dei tribunali) per la parità, per la salute nelle fabbriche, per i diritti dei lavoratori (anche in celebri processi: per l’Ipca di Ciriè, l’Eternit di Casale, le schedature Fiat) (...) “(...) Mio padre era avvocato, ma si era laureato prima in Lettere e preferiva i libri ai processi. Leggeva poesie a me e a mia sorella, più piccola. La mamma e lui ci spronavano a studiare e noi studiammo, io Giurisprudenza, la sorella Arte fino all’Accademia con Casorati. Papà morì nel ’38, e la storia per la famiglia cambiò. Mi madre fu un esempio. Era una donna pratica e una bravissima sarta. Non si perse d’animo: andava nei negozi chiedendo se qualcuno avesse bisogno di una sarta. Così trovava i clienti. Noi l’aiutavamo nelle commissioni. E studiavamo. Cercai di anticipare di un anno la maturità ma fui bocciata. Fu allora che conobbi Alberto, che sarebbe diventato mio marito, ed altri giovani come Franco Momigliano, Silvio Ortona, Ada Della Torre, Luciana Nissim, Vanda Maestro e Primo Levi (...) Mi ero iscritta a Giurisprudenza, la guerra era cominciata. Mi madre decise di presentarsi all’Unione industriali. Si mise il cappellino. Si presentò al direttore: sono la vedova dell’avvocato Guidetti Serra, ho una figlia che studia Legge e cerca un lavoro. Il direttore chiese quale lavoro. Lei rispose: qualsiasi lavoro. Così fui assunta, impiegata all’Unione industriali, con compiti di assistenza sociale. Dovevo andare nelle fabbriche, aiutare i lavoratori, moltissime donne, a compilare domande, a scrivere lettere, a chiedere sussidi (in caso ad esempio di morte presunta del coniuge militare). Ho visto allora quanto dura fosse la vita nelle fabbriche. Quell’esperienza è stata per me come l’inizio della vita, un inizio che ha spinto in una certa direzione il mio modo di pensare. Ho preso una certa strada (...) Tra il dicembre del ’43 e il gennaio del ’44 creammo i Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà, insieme con altre militanti del partiti del Cln e con altre donne senza partito. I Gruppi di difesa si estesero poi a tutto il Nord d’Italia, impegnarono fino a settantamila donne secondo i dati ufficiali. Anche questo ‘titolo’ mi lasciò perplessa: avrei messo in testa l’assistenza ai combattenti. Ma era importante legare libertà e diritti della donna: si dovevano conquistare insieme. Dopo la guerra l’unità che era stata la premessa dei Gruppi di difesa si ruppe. Le donne comuniste fondarono l’Udi. Io andai a lavorare alla Camera del lavoro, all’Ufficio vertenze... Mi ero laureata (...)”» (Oreste Pivetta) [Unt 19/6/2009].
• Fu grande amica di Primo Levi: «Lui era compagno di scuola di Alberto Salmoni, l’uomo che poi avrei sposato. Decisive furono le leggi razziali: mi hanno indignata, mi hanno scossa direi passionalmente e questa è stata la ragione per cui mi sono schierata da una certa parte, il che ha saldato i rapporti con quel gruppo di amici ebrei che comprendeva Alberto e Primo» (ad Alberto Papuzzi) [Sta 29/5/2009].
• «Bianca Guidetti Serra era esattamente una coetanea di Primo Levi, entrambi erano nati nell’estate del 1919. E “Bianca la rossa” (come sarebbe stata soprannominata, non senza malizia, dopo la sua adesione al Partito comunista, dal quale uscirà nel ’56) era l’unica non ebrea di un gruppo di amici della buona borghesia torinese: giovani più o meno promettenti, che avevano fatto appena in tempo a laurearsi prima che l’8 settembre 1943 travolgesse ogni cosa. Oltre a Levi, Nissim e Maestro, facevano parte del giro di Bianca – laureata in Legge – colui che ne sarebbe divenuto il marito, il chimico Alberto Salmoni, e l’economista Franco Momigliano. Politicamente, Bianca era la sola comunista in una cerchia di simpatizzanti del Partito d’azione. Ma gli uni e gli altri condividevano una forma di impazienza antifascista, o di vagheggiamento rivoluzionario, che minacciava fin da allora di scontrarsi con le dure repliche del presente. Così, la storia di Bianca potrebbe essere raccontata anche come una storia di armi che non sparano. A cominciare dalla carabina con cui sua nonna, contadina nell’Alessandrino di primo ’900, faceva la guardia alla vigna nelle notti prima delle vendemmia: “Quella mitica carabina della nonna, tutta istoriata di madreperla, ci avrebbe poi accompagnato da una casa all’altra come un arredo familiare di riguardo, finché, dopo il ’68, in quegli anni di perquisizioni generalizzate, finimmo per nasconderla sotto le tegole del solaio senza più ritrovarla”. (…)» (Sergio Luzzatto) [S24 19/8/2009].
• Si è spenta nella sua casa torinese il 24 giugno 2014. Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte: «Ho avuto l’onore di conoscerla e di instaurare con lei un rapporto di amicizia durante gli anni in Consiglio Comunale è stata una figura di altissimo rigore morale e intellettuale, uno dei pilastri della Torino della Resistenza e della Costituzione, di quella Torino che non si è voluta piegare di fronte ai poteri forti e alle ingiustizie sul piano politico e sociale».
• «Sono sempre stata a favore dell’emancipazione femminile»