Io Donna, sabato 27 novembre 2010, 17 aprile 2013
Tags : Toti Dal Monte
Appunti su Toti dal Monte
Io Donna, sabato 27 novembre 2010
Papagà «Me par de esser un papagà, co’ tuti ‘sti colori» (Toti Dal Monte, che si era vestita con una cappa di ermellino bianco lunga fino ai piedi, una sciarpa di lana verde in testa, golf viola sopra un gran vestito di velluto rosso arancio e un enorme boa di piume di struzzo arancio sfumato al rosso).
Ristorante Il pranzo al ristorante “Il Pappagallo”, a Bologna: su un bel trespolo troneggia un vero pappagallo variopinto, piuttosto vispo e chiacchierone. Toti siede vicino all’uccello e porta in testa un cappello nero con grandi piume, che ad ogni movimento vibrano. Il pappagallo, prima incuriosito, si esalta ed emette strani urli rochi. Allora Toti, porgendogli il cappello: «Ciò, ciapa el capelo e anca le pene, basta che ti tasi e ti te calmi, perché no se ghe ne pol più de sto sancassan!».
Cucina Toti, appassionata di cucina, tra le fondatrici nel 1953 dell’Accademia Italiana della Cucina.
Sanremo La commissione del primo festival di Sanremo: un musicologo (Teodoro Celli), un poeta (Giorgio Caproni), un produttore cinematografico (Umberto Del Ciglio), un soprano (Toti Dal Monte).
Triciclo Finite le ore di studio nella sua villa di Barbarisello, alla soprano piaceva cogliere nell’orto «tegoline» o «bisi». A volte andava invece a Pieve di Soligo con un triciclo che si era fatta costruire su misura. Il veicolo destava non poca curiosità nei paesani, e un giorno in cui i commenti si erano fatti più arditi, Toti scese dalla sella e con molta cortesia disse: «El xe un triciclo come quelo dei fioi, solo più grande perché mi so’ un pocheto pesantina e no me fido de andar su do rode sole».
Risi «Mio padre mi portava nei camerini delle cantanti e io impazzivo di gioia. Adoravo il profumo delle donne fin dall’età di tre anni, quando mia madre mi faceva dormire con una cameriera e io toccavo, annusavo felice. Ricordo come fosse oggi, però, l’abbraccio della cantante lirica Toti Del Monte: puzzava di cipria e sudore, uno schifo» (Dino Risi).
Inizi Toti Dal Monte, vero nome Antonietta Meneghel, nata a Mogliano Veneto il 27 giugno del 1893, doveva diventare, nei sogni del padre, una pianista. Ma dovette interrompere gli studi perché aveva le mani troppo piccole e non riusciva a prendere l’ottava. Il celebre soprano Barbara Marchisio, dopo averla sentita cantare, si offerse allora di seguirla gratuitamente.
Nome «Che ruffian che xe ‘sto nome; quasi me ne vergogno!» (uscendo da un negozio dove era riuscita a pagare una camicia da notte diecimila lire invece che dodici solo dopo essersi fatta riconoscere).
Guardie Le Guardie d’onore che accompagnarono il Re al teatro Carignano di Torino dove Toti interpretava La Sonnambula di Bellini, a un certo punto tirarono fuori grandi fazzoletti rossi per asciugar le lacrime e soffiarsi il naso.
Sole «Ti vedi, se mi digo sole, il sole è già dentro di me ed io stessa ne faccio parte, e così lo trasmetto» (Toti, a chi le chiedeva come facesse a commuovere così profondamente).
Papagà «Me par de esser un papagà, co’ tuti ‘sti colori» (Toti Dal Monte, che si era vestita con una cappa di ermellino bianco lunga fino ai piedi, una sciarpa di lana verde in testa, golf viola sopra un gran vestito di velluto rosso arancio e un enorme boa di piume di struzzo arancio sfumato al rosso).
Ristorante Il pranzo al ristorante “Il Pappagallo”, a Bologna: su un bel trespolo troneggia un vero pappagallo variopinto, piuttosto vispo e chiacchierone. Toti siede vicino all’uccello e porta in testa un cappello nero con grandi piume, che ad ogni movimento vibrano. Il pappagallo, prima incuriosito, si esalta ed emette strani urli rochi. Allora Toti, porgendogli il cappello: «Ciò, ciapa el capelo e anca le pene, basta che ti tasi e ti te calmi, perché no se ghe ne pol più de sto sancassan!».
Cucina Toti, appassionata di cucina, tra le fondatrici nel 1953 dell’Accademia Italiana della Cucina.
Sanremo La commissione del primo festival di Sanremo: un musicologo (Teodoro Celli), un poeta (Giorgio Caproni), un produttore cinematografico (Umberto Del Ciglio), un soprano (Toti Dal Monte).
Triciclo Finite le ore di studio nella sua villa di Barbarisello, alla soprano piaceva cogliere nell’orto «tegoline» o «bisi». A volte andava invece a Pieve di Soligo con un triciclo che si era fatta costruire su misura. Il veicolo destava non poca curiosità nei paesani, e un giorno in cui i commenti si erano fatti più arditi, Toti scese dalla sella e con molta cortesia disse: «El xe un triciclo come quelo dei fioi, solo più grande perché mi so’ un pocheto pesantina e no me fido de andar su do rode sole».
Risi «Mio padre mi portava nei camerini delle cantanti e io impazzivo di gioia. Adoravo il profumo delle donne fin dall’età di tre anni, quando mia madre mi faceva dormire con una cameriera e io toccavo, annusavo felice. Ricordo come fosse oggi, però, l’abbraccio della cantante lirica Toti Del Monte: puzzava di cipria e sudore, uno schifo» (Dino Risi).
Inizi Toti Dal Monte, vero nome Antonietta Meneghel, nata a Mogliano Veneto il 27 giugno del 1893, doveva diventare, nei sogni del padre, una pianista. Ma dovette interrompere gli studi perché aveva le mani troppo piccole e non riusciva a prendere l’ottava. Il celebre soprano Barbara Marchisio, dopo averla sentita cantare, si offerse allora di seguirla gratuitamente.
Nome «Che ruffian che xe ‘sto nome; quasi me ne vergogno!» (uscendo da un negozio dove era riuscita a pagare una camicia da notte diecimila lire invece che dodici solo dopo essersi fatta riconoscere).
Guardie Le Guardie d’onore che accompagnarono il Re al teatro Carignano di Torino dove Toti interpretava La Sonnambula di Bellini, a un certo punto tirarono fuori grandi fazzoletti rossi per asciugar le lacrime e soffiarsi il naso.
Sole «Ti vedi, se mi digo sole, il sole è già dentro di me ed io stessa ne faccio parte, e così lo trasmetto» (Toti, a chi le chiedeva come facesse a commuovere così profondamente).
Lucrezia Dell’Arti