Tratto da: Arrigo Petacco, Joe Petrosino. Mondadori, Milano 2001, 12 aprile 2013
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Il programma di Viaggio di Petrosino
Tratto da: Arrigo Petacco, Joe Petrosino. Mondadori, Milano 2001
Verso la fine dello scorso anno 1908, al Dipartimento di Polizia di New York venne sottoposto un progetto che, secondo la convinzione del suo autore, un abile criminologo profondo conoscitore dei metodi della criminalità italiana nel nostro Paese ed all’estero, dovrebbe dimostrarsi efficace per liberare New York di molti stranieri che vi hanno instaurato un regno di illegalità, di ricatto e di assassinio. Questo progetto venne commissionato dal prof. Jeremiah W. Jenks, della Cornell University, e da lui trasmesso al capo del Dipartimento di Polizia di New York, Theodore Bingham. La persona che ha redatto il piano su richiesta del prof. Jenks non desidera essere nominata. Si tratta di uno studioso italiano, trasferitesi nel nostro Paese pochi anni fa, che si è dedicato ai problemi dell’immigrazione con particolare riguardo a quello della delinquenza. Egli è ora impegnato in servizio straordinario presso il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Il piano da lui ideato viene da noi giudicato uno dei più efficaci per indebolire la potenza della «Mano Nera» nella nostra città. Il piano, che ha per motivo chiave la raccolta di prove in Italia contro uomini qui definiti pericolosi, propone la nomina di agenti segreti per l’Italia, e suggerisce intanto l’invio di un uomo in Italia a questo scopo.
Il piano stesso è stato presentato al prof. Jenks dallo studioso in questione, unitamente alla seguente lettera in data 7 novembre 1908:
«Egregio prof. Jenks. Ho il piacere di sottoporre alla vostra attenzione la relazione da voi richiestami sulla criminalità italiana negli Stati Uniti, unitamente ad alcuni suggerimenti che, a mio giudizio, porterebbero a risultati molto soddisfacenti.
«Nella mia trattazione io non considero che una forma particolare di criminalità, affatto diversa da quella che solitamente risulta dall’ignoranza della legge americana o dall’impulso delle passioni. «Quelli di cui parlo sono criminali abituali, che erano già tali in Italia, e che una volta qui in America, si raggruppano con altri dello stesso tipo venendo a costituire quella che è comunemente indicata come la “Mano Nera”.
«Sono costoro, e soltanto costoro, a rappresentare il lato decisamente indesiderabile dell’immigrazione italiana.
«Il comune immigrato italiano, di regola, non diviene mai un criminale una volta in America. Se egli è un uomo onesto quando giunge per la prima volta negli Stati Uniti, rimane tale, essendogli molto difficile, per le sue abitudini e per la sua stessa ignoranza,scivolare in quella particolare, astuta, intelligente, forma di criminalità locale che trova negli Stati Uniti. A mio avviso, quasi il 90% dei criminali italiani negli Stati Uniti erano già tali in Italia, e sono sicuro che opportune indagini sui loro precedenti confermerebbero ampiamente la mia asserzione.
«I criminali italiani giungono in America in tre modi differenti: «1. Come passeggeri di terza o seconda classe, o della classe emigranti, con un passaporto ottenuto tramite appoggi politici o denaro, giacché per un criminale sarebbe impossibile procurarsi altrimenti un passaporto dal governo italiano.
«2. Con un passaporto rilasciategli sotto falsa identità.
«3. Introdotti a bordo clandestinamente in uno dei porti italiani,senza passaporto, da coloro che hanno fatto di questo una professione.
«I criminali italiani che giungono negli Stati Uniti devono essere distinti in classi differenti:
«1. Italiani che, compiuto un reato in Italia, e scontatane la pena in carcere, sono venuti in America per sfuggire alla successiva sorveglianza speciale.
«2. Italiani che hanno commesso reati in Italia e che sono fuggiti nel nostro Paese prima del giudizio.
«3. Italiani notoriamente considerati criminali, ma di cui la Pubblica Accusa non è mai riuscita a provare un reato specifico. Costoro si rifugiano qui o perché costretti dalla pubblica opinione, o per timore di una eventuale incriminazione o per paura di una vendetta dei loro nemici.
«A queste tre classi, decisamente criminali, ne va aggiunta un’altra che io ho avuto modo di scoprire quando ho lavorato presso il Servizio di Dogana degli Stati Uniti. Quella cioè dei contrabbandieri: una categoria di uomini rotta al rischio, non criminali abituali nel senso comune del termine, ma in molti casi già condannati per reati minori in Italia, e pronti ad allearsi con i criminali veri e propri quando ne abbiano l’opportunità.
«Questi sono i diversi tipi dei criminali italiani che affluiscono negli Stati Uniti, ed ecco quali sono i motivi che li inducono a lasciare l’Italia:
«La sorveglianza speciale è l’incubo dei pregiudicati italiani ed è una particolare forma di restrizione della libertà individuale applicata dai tribunali italiani quando, in base all’indole del condannato ed ai suoi cattivi precedenti, si ritenga che egli commetterà altri reati non appena liberato.
«In base all’applicazione di detta legge, il pregiudicato deve rimanere nel suo luogo di residenza per un periodo dai due ai quattro anni dopo il suo rilascio, presentarsi alle locali autorità di polizia due o tre volte la settimana, ritirarsi in casa alle sei del pomeriggio. Se poi egli viene sorpreso armato, o in stato di ubriachezza, o in luoghi, atteggiamenti o compagnie sospette, viene rimandato in carcere.
«Ora, la ragione prima per cui i criminali vengono in America, una ragione che è molto importante prendere qui in considerazione, è la facilità con cui negli Stati Uniti è possibile sfuggire al castigo. Un confronto potrà dimostrare la verità effettiva di questa asserzione:
«Nel 1896 negli Stati Uniti sono state processate per omicidio 10.662 persone, in Italia il loro numero è stato di 3606. La proporzione considerata la popolazione rispettiva dei due paesi è quasi uguale. Ma mentre in Italia il 62% dei processati sono stati condannati, la percentuale di sentenze di colpevolezza negli Stati Uniti non ha superato l’1,3%. Questo mostra chiaramente la ragione del costante aumento dell’immigrazione di criminali italiani in America.
«Qui la sorveglianza della polizia è quasi nulla. Qui è facile acquistare armi e dinamite per scopi criminali. Qui non vi è una pena per avere dato nome e indirizzo falsi, come avviene invece in Italia.Qui è agevole nascondersi, in parte grazie all’enorme estensione del territorio americano, in parte a causa delle condizioni di sovraffollamento delle città più grandi, e delle leggi e dei regolamenti che variano da uno stato all’altro. A tutto ciò, che rende lunga e spesso infruttuosa l’azione della polizia, si aggiunga la facilità con cui si ottiene la libertà su cauzione.
«Un’altra cosa da considerare è che molti dei più incalliti criminali italiani, poco tempo dopo il loro arrivo in America, si associano a certe bande politiche per cui lavorano ricevendone in cambio protezione illimitata. Io ho udito più volte dire, nel caso di un criminale scampato per miracolo ad un verdetto di condanna: “Nulla da fare contro di lui. È uno della Tammany” (organizzazione centrale del Partito Democratico).
«I famigerati Paul Kelly e Jim Kelly, capibanda del basso East Side, sono italiani associati a bande politiche, e l’immunità di cui godono conferma la mia asserzione.
«Per un italiano che ha studiato i vari aspetti della criminalità in Italia, è molto facile comprendere perché questa gente guardi agli Stati Uniti come alla Terra Promessa. E io potrei addirittura fornire nomi ed esempi di bande siciliane che, dopo aver condannato a morte qualcuno, lo spingono con minacce o lusinghe ad emigrare in America, allo scopo di ucciderlo qui con maggior facilità e minor rischio di incriminazione.
«Ma non ho bisogno di dare qui degli esempi. Tutti i delitti commessi negli ultimi tre anni da siciliani, dei quali la polizia non è riuscita a identificare gli autori, sono la prova di quello che io sostengo.
«Benché in teoria sia molto difficile per un criminale ottenere un passaporto in Italia, ho già detto come la cosa sia di fatto possibile. E d’altra parte, in base a rapporti e documenti indiscutibili, potrei provare come soltanto nell’ultimo mese più di un centinaio di italiani si siano introdotti negli Stati Uniti senza passaporto.
«In queste condizioni, e finché non verranno introdotti speciali regolamenti e leggi speciali, il meglio da farsi è studiare come la situazione possa essere fronteggiata in base alla legge esistente(quella del luglio 1907).
«I paragrafi 2 e 19 di detta legge stabiliscono che tutti gli stranieri entrati illegalmente nel nostro Paese potranno essere espulsi e ricondotti ai rispettivi paesi di provenienza, purché ciò avvenga entro tre anni dalla data di arrivo. Ora questa legge, con l’appoggio di una speciale organizzazione, basterebbe a ridurre drasticamente gli effettivi dal grosso della criminalità italiana, negli Stati Uniti, e porterebbe in brevissimo tempo alla diminuzione dei delitti, frenando sensibilmente l’afflusso di nuovi criminali.
«Procedo ora a dimostrare come sarebbe possibile individuare ed espellere quegli italiani che avevano precedenti criminali già prima del loro espatrio, e il cui ingresso negli Stati Uniti, con passaporto o no, è quindi avvenuto in violazione della legge.
«Il documento che pone in grado le autorità americane di decretare l’espulsione è il certificato penale rilasciato da un Tribunale italiano, attestante che il soggetto ha riportato una o più condanne per qualche reato specifico; oppure un certificato di polizia da cui il soggetto risulti di cattiva condotta pur non avendo mai riportato condanne specifiche. Tali certificati possono essere ottenuti facilmente in Italia, poiché qualsiasi avvocato può richiederli agli archivi dei Tribunali senza dover fornire alcuna giustificazione.
«Io stesso ho chiesto ed ottenuto un gran numero di questi certificati per il Dipartimento di polizia della città di New York. Ma per ottenerli, naturalmente, è necessario fornire al Tribunale le generalità esatte del soggetto, compreso il luogo e la data di nascita e il nome dei genitori. Ora, è ovvio che questi dati sarebbe ben difficile procurarseli dai criminali stessi, che hanno anzitutto l’interesse a falsificarli in tutto o in parte, in modo da fuorviare la ricerca. Bisognerebbe invece procedere inversamente, e avere degli agenti nelle province italiane in cui la criminalità è più forte, e da cui partono più criminali per gli Stati Uniti. Questi agenti, con l’appoggio delle autorità locali o attraverso informazioni private, dovrebbero accertare dove e sotto quale nome i criminali emigrati vivano negli Stati Uniti. Armate quindi dei relativi certificati penali, le autorità americane potrebbero procedere alla deportazione.
«È quasi impossibile fare questo per corrispondenza, poiché sarebbe difficilissimo sperare di spiegarsi e di ottenere le informazioni desiderate per lettera. Il lavoro da eseguire è di un genere difficile e sarebbe problematico trovare da qui le persone adatte su cui fare assegnamento perché lo svolgano senza timore e senza cedere alla corruzione.
«Ciò che io propongo in questo caso è quanto segue:
«1. Inviare in Italia una persona di fiducia a conoscenza delle condizioni locali della criminalità, delle procedure criminali italiane e delle leggi di immigrazione americane. Questa persona potrebbe, in un tempo relativamente breve, preparare il terreno come segue:
«a) Ottenere per prima cosa dagli archivi giudiziari italiani una lista dei criminali che hanno terminato di scontare la propria condanna nelle prigioni italiane negli ultimi sei anni. Dico sei anni perché non è probabile che un pregiudicato che abbia vissuto in Italia per più di sei anni dopo la scadenza della sua pena e della sorveglianza della polizia, decida poi di venire in America.
«b) Tramite la polizia o le informazioni private stabilire chi di questi pregiudicati sia entrato ufficialmente o segretamente negli Stati Uniti. Ottenerne, se possibile, l’indirizzo e la foto e quindi assicurarsi il certificato penale necessario ad avviare qui il procedimento di deportazione.
«2. Tramite i Tribunali stessi, procurarsi le generalità e i dati segnaletici dei criminali che sono stati condannati e la cui pena scade entro i prossimi sei anni. Tali dati, depositati in ordinati archivi, potrebbero offrire alle autorità di immigrazione un mezzo per prevenire l’ingresso negli Stati Uniti di altri malviventi.
«3. Trovare in ogni città e regione italiane sede di Tribunale, nelle province sopra specificate, un uomo onesto (se possibile un avvocato) che possa combinare la sua regolare attività con quella a noi utile, secondo i metodi delineati sopra e mediante un compenso a copertura delle spese, ecc.
«Se questo lavoro potesse venire svolto nei capisaldi della Mafia in Sicilia e della Camorra a Napoli, nelle infami aree anarchiche tra Firenze e Bologna, e in alcune ristrette zone criminali nel Nord, sarebbe facile individuare ciascun criminale italiano residente attualmente negli Stati Uniti.
«Tale lavoro preliminare potrebbe essere eseguito in sei mesi circa e, una volta avviato, un ufficio situato a New York con una squadra di quattro o cinque detectives potrebbe procedere a rintracciare i criminali ed a spiccare mandati di deportazione.
«Per quanto concerne questo gruppo di detectives, ritengo sarebbe saggio sceglierne almeno due dall’Italia, tra i funzionari migliori della polizia italiana attualmente in servizio e in grado di parlare inglese. Io credo che sarebbe facile convincere due di questi funzionari a chieder un congedo di un anno o due per venire in America a fare questo lavoro. Nessuna particolare formalità sarebbe necessaria per ottenere tale permesso.
«Vi sono in Italia diversi funzionari di polizia che hanno trascorso molti anni della loro vita nel meridione e che conoscono quasi tutti i criminali di laggiù. Sono uomini avvezzi ad una disciplina militare e potrebbero, una volta qui, organizzare un servizio molto efficiente.
«Per quanto riguarda la persona di fiducia da inviare subito in Italia, le spese (calcolate per una missione di sei mesi) sarebbero le seguenti:
Viaggio andata e ritorno $ 250
Spese per viaggi in Italia $ 1500
Spese di personale (stenografi e segreteria),
stipendio di dollari 100 al mese per
ciascun dipendente $ …..
Spese d’albergo $ 2000
Stipendio, dollari 500 al mese $ 3000
«Non vi sarebbero altre spese, tranne i compensi da pagare per le informazioni private. Le informazioni della polizia sono gratuite.
«Agli agenti creati in Italia potrebbe essere corrisposto un compenso di 2 o 3 dollari per ogni criminale individuato.
«Grazie a questo sistema, le autorità degli Stati Uniti potrebbero agire come segue:
«a) Per i criminali che risiedono negli Stati Uniti da meno di tre anni, basterà il certificato penale dimostrante che sono pregiudicati per garantire la loro deportazione.
«b) Per i criminali tuttora ricercati dalla giustizia italiana, sarà sufficiente il certificato di polizia per la loro estradizione.
«c) Quanto ai criminali entrati illegalmente negli Stati Uniti sarà sufficiente una conferma da parte italiana circa la loro partenza clandestina per rimandarli nel loro paese.
Verso la fine dello scorso anno 1908, al Dipartimento di Polizia di New York venne sottoposto un progetto che, secondo la convinzione del suo autore, un abile criminologo profondo conoscitore dei metodi della criminalità italiana nel nostro Paese ed all’estero, dovrebbe dimostrarsi efficace per liberare New York di molti stranieri che vi hanno instaurato un regno di illegalità, di ricatto e di assassinio. Questo progetto venne commissionato dal prof. Jeremiah W. Jenks, della Cornell University, e da lui trasmesso al capo del Dipartimento di Polizia di New York, Theodore Bingham. La persona che ha redatto il piano su richiesta del prof. Jenks non desidera essere nominata. Si tratta di uno studioso italiano, trasferitesi nel nostro Paese pochi anni fa, che si è dedicato ai problemi dell’immigrazione con particolare riguardo a quello della delinquenza. Egli è ora impegnato in servizio straordinario presso il Ministero del Tesoro degli Stati Uniti. Il piano da lui ideato viene da noi giudicato uno dei più efficaci per indebolire la potenza della «Mano Nera» nella nostra città. Il piano, che ha per motivo chiave la raccolta di prove in Italia contro uomini qui definiti pericolosi, propone la nomina di agenti segreti per l’Italia, e suggerisce intanto l’invio di un uomo in Italia a questo scopo.
Il piano stesso è stato presentato al prof. Jenks dallo studioso in questione, unitamente alla seguente lettera in data 7 novembre 1908:
«Egregio prof. Jenks. Ho il piacere di sottoporre alla vostra attenzione la relazione da voi richiestami sulla criminalità italiana negli Stati Uniti, unitamente ad alcuni suggerimenti che, a mio giudizio, porterebbero a risultati molto soddisfacenti.
«Nella mia trattazione io non considero che una forma particolare di criminalità, affatto diversa da quella che solitamente risulta dall’ignoranza della legge americana o dall’impulso delle passioni. «Quelli di cui parlo sono criminali abituali, che erano già tali in Italia, e che una volta qui in America, si raggruppano con altri dello stesso tipo venendo a costituire quella che è comunemente indicata come la “Mano Nera”.
«Sono costoro, e soltanto costoro, a rappresentare il lato decisamente indesiderabile dell’immigrazione italiana.
«Il comune immigrato italiano, di regola, non diviene mai un criminale una volta in America. Se egli è un uomo onesto quando giunge per la prima volta negli Stati Uniti, rimane tale, essendogli molto difficile, per le sue abitudini e per la sua stessa ignoranza,scivolare in quella particolare, astuta, intelligente, forma di criminalità locale che trova negli Stati Uniti. A mio avviso, quasi il 90% dei criminali italiani negli Stati Uniti erano già tali in Italia, e sono sicuro che opportune indagini sui loro precedenti confermerebbero ampiamente la mia asserzione.
«I criminali italiani giungono in America in tre modi differenti: «1. Come passeggeri di terza o seconda classe, o della classe emigranti, con un passaporto ottenuto tramite appoggi politici o denaro, giacché per un criminale sarebbe impossibile procurarsi altrimenti un passaporto dal governo italiano.
«2. Con un passaporto rilasciategli sotto falsa identità.
«3. Introdotti a bordo clandestinamente in uno dei porti italiani,senza passaporto, da coloro che hanno fatto di questo una professione.
«I criminali italiani che giungono negli Stati Uniti devono essere distinti in classi differenti:
«1. Italiani che, compiuto un reato in Italia, e scontatane la pena in carcere, sono venuti in America per sfuggire alla successiva sorveglianza speciale.
«2. Italiani che hanno commesso reati in Italia e che sono fuggiti nel nostro Paese prima del giudizio.
«3. Italiani notoriamente considerati criminali, ma di cui la Pubblica Accusa non è mai riuscita a provare un reato specifico. Costoro si rifugiano qui o perché costretti dalla pubblica opinione, o per timore di una eventuale incriminazione o per paura di una vendetta dei loro nemici.
«A queste tre classi, decisamente criminali, ne va aggiunta un’altra che io ho avuto modo di scoprire quando ho lavorato presso il Servizio di Dogana degli Stati Uniti. Quella cioè dei contrabbandieri: una categoria di uomini rotta al rischio, non criminali abituali nel senso comune del termine, ma in molti casi già condannati per reati minori in Italia, e pronti ad allearsi con i criminali veri e propri quando ne abbiano l’opportunità.
«Questi sono i diversi tipi dei criminali italiani che affluiscono negli Stati Uniti, ed ecco quali sono i motivi che li inducono a lasciare l’Italia:
«La sorveglianza speciale è l’incubo dei pregiudicati italiani ed è una particolare forma di restrizione della libertà individuale applicata dai tribunali italiani quando, in base all’indole del condannato ed ai suoi cattivi precedenti, si ritenga che egli commetterà altri reati non appena liberato.
«In base all’applicazione di detta legge, il pregiudicato deve rimanere nel suo luogo di residenza per un periodo dai due ai quattro anni dopo il suo rilascio, presentarsi alle locali autorità di polizia due o tre volte la settimana, ritirarsi in casa alle sei del pomeriggio. Se poi egli viene sorpreso armato, o in stato di ubriachezza, o in luoghi, atteggiamenti o compagnie sospette, viene rimandato in carcere.
«Ora, la ragione prima per cui i criminali vengono in America, una ragione che è molto importante prendere qui in considerazione, è la facilità con cui negli Stati Uniti è possibile sfuggire al castigo. Un confronto potrà dimostrare la verità effettiva di questa asserzione:
«Nel 1896 negli Stati Uniti sono state processate per omicidio 10.662 persone, in Italia il loro numero è stato di 3606. La proporzione considerata la popolazione rispettiva dei due paesi è quasi uguale. Ma mentre in Italia il 62% dei processati sono stati condannati, la percentuale di sentenze di colpevolezza negli Stati Uniti non ha superato l’1,3%. Questo mostra chiaramente la ragione del costante aumento dell’immigrazione di criminali italiani in America.
«Qui la sorveglianza della polizia è quasi nulla. Qui è facile acquistare armi e dinamite per scopi criminali. Qui non vi è una pena per avere dato nome e indirizzo falsi, come avviene invece in Italia.Qui è agevole nascondersi, in parte grazie all’enorme estensione del territorio americano, in parte a causa delle condizioni di sovraffollamento delle città più grandi, e delle leggi e dei regolamenti che variano da uno stato all’altro. A tutto ciò, che rende lunga e spesso infruttuosa l’azione della polizia, si aggiunga la facilità con cui si ottiene la libertà su cauzione.
«Un’altra cosa da considerare è che molti dei più incalliti criminali italiani, poco tempo dopo il loro arrivo in America, si associano a certe bande politiche per cui lavorano ricevendone in cambio protezione illimitata. Io ho udito più volte dire, nel caso di un criminale scampato per miracolo ad un verdetto di condanna: “Nulla da fare contro di lui. È uno della Tammany” (organizzazione centrale del Partito Democratico).
«I famigerati Paul Kelly e Jim Kelly, capibanda del basso East Side, sono italiani associati a bande politiche, e l’immunità di cui godono conferma la mia asserzione.
«Per un italiano che ha studiato i vari aspetti della criminalità in Italia, è molto facile comprendere perché questa gente guardi agli Stati Uniti come alla Terra Promessa. E io potrei addirittura fornire nomi ed esempi di bande siciliane che, dopo aver condannato a morte qualcuno, lo spingono con minacce o lusinghe ad emigrare in America, allo scopo di ucciderlo qui con maggior facilità e minor rischio di incriminazione.
«Ma non ho bisogno di dare qui degli esempi. Tutti i delitti commessi negli ultimi tre anni da siciliani, dei quali la polizia non è riuscita a identificare gli autori, sono la prova di quello che io sostengo.
«Benché in teoria sia molto difficile per un criminale ottenere un passaporto in Italia, ho già detto come la cosa sia di fatto possibile. E d’altra parte, in base a rapporti e documenti indiscutibili, potrei provare come soltanto nell’ultimo mese più di un centinaio di italiani si siano introdotti negli Stati Uniti senza passaporto.
«In queste condizioni, e finché non verranno introdotti speciali regolamenti e leggi speciali, il meglio da farsi è studiare come la situazione possa essere fronteggiata in base alla legge esistente(quella del luglio 1907).
«I paragrafi 2 e 19 di detta legge stabiliscono che tutti gli stranieri entrati illegalmente nel nostro Paese potranno essere espulsi e ricondotti ai rispettivi paesi di provenienza, purché ciò avvenga entro tre anni dalla data di arrivo. Ora questa legge, con l’appoggio di una speciale organizzazione, basterebbe a ridurre drasticamente gli effettivi dal grosso della criminalità italiana, negli Stati Uniti, e porterebbe in brevissimo tempo alla diminuzione dei delitti, frenando sensibilmente l’afflusso di nuovi criminali.
«Procedo ora a dimostrare come sarebbe possibile individuare ed espellere quegli italiani che avevano precedenti criminali già prima del loro espatrio, e il cui ingresso negli Stati Uniti, con passaporto o no, è quindi avvenuto in violazione della legge.
«Il documento che pone in grado le autorità americane di decretare l’espulsione è il certificato penale rilasciato da un Tribunale italiano, attestante che il soggetto ha riportato una o più condanne per qualche reato specifico; oppure un certificato di polizia da cui il soggetto risulti di cattiva condotta pur non avendo mai riportato condanne specifiche. Tali certificati possono essere ottenuti facilmente in Italia, poiché qualsiasi avvocato può richiederli agli archivi dei Tribunali senza dover fornire alcuna giustificazione.
«Io stesso ho chiesto ed ottenuto un gran numero di questi certificati per il Dipartimento di polizia della città di New York. Ma per ottenerli, naturalmente, è necessario fornire al Tribunale le generalità esatte del soggetto, compreso il luogo e la data di nascita e il nome dei genitori. Ora, è ovvio che questi dati sarebbe ben difficile procurarseli dai criminali stessi, che hanno anzitutto l’interesse a falsificarli in tutto o in parte, in modo da fuorviare la ricerca. Bisognerebbe invece procedere inversamente, e avere degli agenti nelle province italiane in cui la criminalità è più forte, e da cui partono più criminali per gli Stati Uniti. Questi agenti, con l’appoggio delle autorità locali o attraverso informazioni private, dovrebbero accertare dove e sotto quale nome i criminali emigrati vivano negli Stati Uniti. Armate quindi dei relativi certificati penali, le autorità americane potrebbero procedere alla deportazione.
«È quasi impossibile fare questo per corrispondenza, poiché sarebbe difficilissimo sperare di spiegarsi e di ottenere le informazioni desiderate per lettera. Il lavoro da eseguire è di un genere difficile e sarebbe problematico trovare da qui le persone adatte su cui fare assegnamento perché lo svolgano senza timore e senza cedere alla corruzione.
«Ciò che io propongo in questo caso è quanto segue:
«1. Inviare in Italia una persona di fiducia a conoscenza delle condizioni locali della criminalità, delle procedure criminali italiane e delle leggi di immigrazione americane. Questa persona potrebbe, in un tempo relativamente breve, preparare il terreno come segue:
«a) Ottenere per prima cosa dagli archivi giudiziari italiani una lista dei criminali che hanno terminato di scontare la propria condanna nelle prigioni italiane negli ultimi sei anni. Dico sei anni perché non è probabile che un pregiudicato che abbia vissuto in Italia per più di sei anni dopo la scadenza della sua pena e della sorveglianza della polizia, decida poi di venire in America.
«b) Tramite la polizia o le informazioni private stabilire chi di questi pregiudicati sia entrato ufficialmente o segretamente negli Stati Uniti. Ottenerne, se possibile, l’indirizzo e la foto e quindi assicurarsi il certificato penale necessario ad avviare qui il procedimento di deportazione.
«2. Tramite i Tribunali stessi, procurarsi le generalità e i dati segnaletici dei criminali che sono stati condannati e la cui pena scade entro i prossimi sei anni. Tali dati, depositati in ordinati archivi, potrebbero offrire alle autorità di immigrazione un mezzo per prevenire l’ingresso negli Stati Uniti di altri malviventi.
«3. Trovare in ogni città e regione italiane sede di Tribunale, nelle province sopra specificate, un uomo onesto (se possibile un avvocato) che possa combinare la sua regolare attività con quella a noi utile, secondo i metodi delineati sopra e mediante un compenso a copertura delle spese, ecc.
«Se questo lavoro potesse venire svolto nei capisaldi della Mafia in Sicilia e della Camorra a Napoli, nelle infami aree anarchiche tra Firenze e Bologna, e in alcune ristrette zone criminali nel Nord, sarebbe facile individuare ciascun criminale italiano residente attualmente negli Stati Uniti.
«Tale lavoro preliminare potrebbe essere eseguito in sei mesi circa e, una volta avviato, un ufficio situato a New York con una squadra di quattro o cinque detectives potrebbe procedere a rintracciare i criminali ed a spiccare mandati di deportazione.
«Per quanto concerne questo gruppo di detectives, ritengo sarebbe saggio sceglierne almeno due dall’Italia, tra i funzionari migliori della polizia italiana attualmente in servizio e in grado di parlare inglese. Io credo che sarebbe facile convincere due di questi funzionari a chieder un congedo di un anno o due per venire in America a fare questo lavoro. Nessuna particolare formalità sarebbe necessaria per ottenere tale permesso.
«Vi sono in Italia diversi funzionari di polizia che hanno trascorso molti anni della loro vita nel meridione e che conoscono quasi tutti i criminali di laggiù. Sono uomini avvezzi ad una disciplina militare e potrebbero, una volta qui, organizzare un servizio molto efficiente.
«Per quanto riguarda la persona di fiducia da inviare subito in Italia, le spese (calcolate per una missione di sei mesi) sarebbero le seguenti:
Viaggio andata e ritorno $ 250
Spese per viaggi in Italia $ 1500
Spese di personale (stenografi e segreteria),
stipendio di dollari 100 al mese per
ciascun dipendente $ …..
Spese d’albergo $ 2000
Stipendio, dollari 500 al mese $ 3000
«Non vi sarebbero altre spese, tranne i compensi da pagare per le informazioni private. Le informazioni della polizia sono gratuite.
«Agli agenti creati in Italia potrebbe essere corrisposto un compenso di 2 o 3 dollari per ogni criminale individuato.
«Grazie a questo sistema, le autorità degli Stati Uniti potrebbero agire come segue:
«a) Per i criminali che risiedono negli Stati Uniti da meno di tre anni, basterà il certificato penale dimostrante che sono pregiudicati per garantire la loro deportazione.
«b) Per i criminali tuttora ricercati dalla giustizia italiana, sarà sufficiente il certificato di polizia per la loro estradizione.
«c) Quanto ai criminali entrati illegalmente negli Stati Uniti sarà sufficiente una conferma da parte italiana circa la loro partenza clandestina per rimandarli nel loro paese.
«In questa breve relazione mi è stato difficile spiegare i molti vantaggi del sistema, tuttavia sono sicuro che se sarà inviato in Italia un uomo di fiducia del Dipartimento di Polizia, capace di creare in loco una rete di informatori, registreremo molti sviluppi ora impossibili da prevedere, ma il risultato sarà senz’altro soddisfacente».
Arrigo Petacco