Rassegna, 12 aprile 2013
Conti pubblici si rischia una nuova manovra
• Anche se il Documento di economia e finanza appena approvato dal Consiglio dei ministri non lo dice, il prossimo governo rischia di dover varare una manovra correttiva per il 2013 per coprire una serie di spese, dalla cassa integrazione alle missioni militari all’estero. Sicuramente dal 2015 saranno necessarie nuove manovre perché l’Imu sulla prima casa è destinata a scadere così come l’aumento dei moltiplicatori con cui si calcola la rendita catastale. E poi da conteggiare altri due miliardi all’anno in più dopo la bocciatura della Corte costituzionale a nuovi ticket sanitari. Spiega Bagnoli sul Cds: «La versione del Def approdato ieri in forma definitiva con centinaia di pagine e tabelle è decisamente meno rosea delle anticipazioni. Nel testo si prospetta chiaramente il ricorso a nuovi interventi che variano di intensità a seconda che l’Imu venga confermata o venga abolita. Nello specifico, per proseguire un calo tendenziale dell’indebitamento e per mantenere il pareggio di bilancio strutturale, si parla di manovre per 20 miliardi nel triennio 2015-2017 se l’attuale imposizione sulla casa viene confermata, se invece salta come molte forze politiche vanno sostenendo, le manovre schizzano a 60 miliardi. Tutto questo senza tener conto delle griglie imposte dal fiscal compact che ci impone di ridurre il debito pubblico di un ventesimo all’anno a partire dal 2015. E ieri sia Stefano Fassina che Pierpaolo Baretta (relatore della finanziaria per il Pd) hanno prospettato la necessita di fare una manovra aggiuntiva già da quest’anno da 6 a 8 miliardi di euro per finanziare una serie di voci: l’ulteriore rinvio della Tares e dell’aumento Iva, la cassa integrazione in deroga, gli esodati, le missioni all’estero, i contratti di servizio con Anas, Poste, Ferrovie e il bonus del 55% per le ristrutturazioni green».
• Non si nasconde, nelle pagine del Def, che il debito pubblico è cresciuto di dieci punti negli ultimi due anni arrivando al record storico di 130,4% rispetto al Pil. Ma si immagina che la discesa inizi già dall’anno prossimo e sia più veloce del previsto per arrivare alla soglia del 117% entro la fine del 2017. Così come si fa notare che i risparmi da un calo dello spread nei confronti del bund tedesco ammonteranno a 7,7 miliardi di euro nel 2015. [Bagnoli, Cds]