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 2013  aprile 11 Giovedì calendario

Biografia di Calogero La Mantia

• Sommatino (Caltanissetta) 30 maggio 1953. Detto Lillo. Ex brigatista rosso. Nel marzo 2009 arrestato con l’accusa di aver preparato con alcuni stiddari un sequestro di persona.
• «L’uomo che avrebbe saldato in Sicilia il know how delle Brigate rosse con la ferocia degli “stiddari” mafiosi per tornare alla stagione dei grandi sequestri, da ragazzino, era geloso della sua collezione di Diabolik, specializzato già a sedici anni nei furti delle Fiat 1100, primo passo per ritrovarsi nel bel mezzo di uno scandalo di provincia, una serie di piccole rapine organizzate con i giovani bene di Gela. Appunto, la città del Petrolchimico dove Calogero La Mantia, Lillo per gli amici, era arrivato nel 1960 con la famiglia da un altro centro vicino a Caltanissetta, Sommatino, il padre impiegato all’Ultragas, disperato davanti al ribelle rampollo spedito con un calcio al Nord. Così Lillo sbarca a Milano dove invece di trovare lavoro si immerge nei fermenti dei gruppuscoli di sinistra, frequentando assemblee e collettivi trasformati in incubatrici dell’embrione Br. E qualcuno lo catapulta nel mondo delle rapine di autofinanziamento quando ancora Mara Cagol era viva e mancavano cinque anni al sequestro Moro. Un romanzo criminale che Lillo non ha il tempo di interpretare, arrestato nel 1975 quando per i giornali è solo un rapinatore. Qualifica che riecheggia ancora sulle cronache del ’76 quando ottiene un ricovero all’ortopedico Pini di Milano, piantonato da due carabinieri, riuscendo però a dileguarsi. E per due mesi se la spassa. Finché non lo beccano a Sanremo con una Beretta calibro 9 in tasca, colpo in canna, e due prostitute al seguito. I processi vanno male. E sul groppone calano 25 anni di carcere. Rissoso, si scaglia contro agenti e compagni di cella, subendo trasferimenti continui. Fino a Fossombrone dove si calma, lavora, studia e nel 1989 guadagna la libertà condizionata per buona condotta. E rieccolo a Gela dove si sposa con Salvina Nigita, una brava donna di Comiso che s’interroga nella loro modesta casa di via San Valentino, davanti a due figli: “Sarebbe una mente machiavellica, capace di nascondere tutto a noi. E dov’ero io? Vabbè che non basta una vita per conoscere un uomo, ma non può essere vero” (...) E dire che quando (...) aprirono il negozietto con l’insegna PlayLife erano sereni. Poi la crisi li costrinse a chiudere. E di La Mantia restano altre turbolenze. Ma apprezzate da tanti vicini iscritti nel “comitato di quartiere” da lui fondato. Per protestare contro il caro bollette, per rivendicare il diritto al lavoro. Come accadde alla Biblioteca comunale quando l’attuale sindaco Rosario Crocetta era assessore: “Rubò dei computer per contestare, finì dentro e appena fuori tornò con fiori e dolci per le impiegate” (...)» (Felice Cavallaro) [Cds 27/3/2009].
• «“Facciamo questo colpo e ci sistemiamo per la vita”. Così un ex brigatista e i mafiosi della “stidda” progettavano di infrangere un vecchio tabù di Cosa nostra. Un sequestro di persona per “ricavarci un sacco di soldi e poi ci trasferiamo alle isole Cayman”. L’obiettivo era uno dei più facoltosi imprenditori siciliani, Giovanni Cartia, 81 anni, presidente della Banca agricola di Ragusa. L’insolita banda lo aveva fotografato e ne aveva studiato i movimenti. (...) La mente del gruppo era Vincenzo Pistritto (...) considerato il capo della “stidda” a Gela (...) Dotata di esplosivo e Kalashnikov la banda progettava anche rapine e assalti a portavalori. Ma soprattutto voleva riaprire la stagione dei sequestri, nonostante il divieto imposto dai vertici di Cosa nostra. L’ultimo rapimento, quello del gioielliere Claudio Fiorentino risale al 1987 e prima chi ci aveva tentato era finito male. (...)» (Alfio Sciacca) [Cds 27/3/2009].