Rassegna, 10 aprile 2013
Rapporto Amnesty: pena di morte in diminuzione
• Amnesty International ha presentato il suo rapporto sulla pena di morte nel mondo nel 2012. I numeri ufficiali parlano di 682 condanne eseguite contro le 680 nel 2011. Ma sono inevitabilmente riduttive. Nella sola Repubblica popolare cinese, che mantiene il record planetario, sono state infatti ancora una volta “migliaia” le persone messe a morte, un numero superiore a quello delle esecuzioni nel resto del mondo. Ma Pechino mantiene segreti gli elenchi. E lo stesso avviene in Nord Corea, Vietnam, Malaysia, mentre altrove i dati sono incompleti: un conto globale affidabile è davvero impossibile. [Zecchinelli, Cds]
• «Traffico di droga, furto aggravato e frodi. E ancora: blasfemia, apostasia, adulterio, sodomia, stupro, perfino stregoneria. Non sono tanto o solo i numeri a fare impressione nel rapporto di Amnesty International sulla pena di morte nel mondo nel 2012. Né il primo gruppo (traffico di droga...), né il secondo (blasfemia...) fanno parte dei “reati più gravi” per cui è prevista la condanna a morte dall’articolo 6 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici dell’Onu, fa notare Amnesty (anche se un protocollo aggiuntivo ha poi vietato la pena capitale salvo in tempo di guerra). E se i reati “non gravi” del primo elenco sono stati causa di condanne eseguite in vari Paesi a partire dalla Cina, il secondo riguarda i Paesi musulmani dove la sharia domina nell’interpretazione più impermeabile alla modernità e al diritto internazionale. E dove buona parte delle persone uccise nel 2012 non erano colpevoli di omicidio premeditato ma di “ostilità verso Dio”, sodomia, adulterio, stregoneria e traffico di stupefacenti, soprattutto nella Repubblica islamica e nel Regno saudita». [Zecchinelli, Cds]