Sette, venerdì 12 aprile 2013, 11 aprile 2013
Tags : I quattro mercenari sequestrati
Quattrocchi: «Come muore un italiano»
Sette, venerdì 12 aprile 2013
Italiano «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano» (le ultime parole di Fabrizio Quattrocchi).
Quattrocchi Fabrizio Quattrocchi, di anni 36, nato in provincia di Catania ma residente a Genova, ex militare, aveva lavorato come panettiere, poi come guardia giurata, gorilla, buttafuori, infine era diventato un contractor, si occupa delle sicurezza di personaggi importanti in zone di pericolo. Considerato tra i migliori, il 12 aprile 2004 era in Iraq da una settimana per lavoro quando, assieme ad altri tre colleghi, venne rapito da membri della guerriglia irachena sulla strada per Falluja ed ucciso due giorni dopo (il 14 aprile) con un colpo alla nuca.
Esecuzione L’esecuzione, filmata e inviata alla tv Al Jazeera: Quattrocchi, blue jeans e maglietta, si inginocchia vicino a un fosso e chiede di potersi togliere il turbante che gli copre gli occhi. Richiesta negata. Poi l’ultima frase e due colpi di pistola, uno alla testa e l’altro al torace.
Ostaggi Gli altri ostaggi: Salvatore Stefio, di anni 34, siciliano, tra i responsabili della Praesidium International Corporation; Maurizio Agliana, di anni 37, di Prato, ex militare; Umberto Cupertino, di anni 35, residente a Sammichele di Bari, disoccupato. I tre furono tenuti prigionieri per 58 giorni e poi rilasciati.
Sequestro Racconta Maurizio Agliana: «Siamo stati rapiti il 12 di aprile. Eravamo in Iraq da una settimana per fare il nostro lavoro di guardie del corpo. Quel giorno dovevamo lasciare il paese in macchina, ci avevano detto che nel viaggio avremmo attraversato un tratto di strada sicuro. Quattrocchi l’ho conosciuto in quell’occasione. Ci hanno rapiti tutti insieme, noi quattro italiani e l’autista. Abbiamo capito subito che non erano banditi, che volevano usarci come merce di scambio, ma di questa intenzione i carcerieri non ci hanno mai parlato. Ci hanno preso e sequestrato le armi».
Segreti Perché quel giorno eravate armati fino ai denti sulla strada per Falluja? «Non sono cose che posso rivelare». Perché siete andati in Iraq, chi dovevate proteggere, chi avevate ingaggiato? «I nomi dei nostri clienti devono restare segreti anche oggi» (Salvatore Stefio ai giornali).
Regola d’ingaggio La regola d’ingaggio dei contractor: non dire mai a nessuno dove sei e cosa fai, neppure alla tua famiglia.
Madre La madre di Quattrocchi, alla notizia del rapimento: «Guardate che è un errore, Fabrizio è in Kosovo, lavora con l’esercito italiano per aiutare le minoranze etniche».
Fabrizio Maurizio Agliana: «Il terzo giorno di prigionia i rapitori sono entrati nella nostra stanza, ci hanno salutato e hanno fatto un gesto a Fabrizio per fargli capire di seguirli. Lui si è alzato tranquillamente, non si aspettava nulla. Non abbiamo sentito spari o grida, non abbiamo saputo più niente di lui. Anche se avevamo dei brutti presentimenti, abbiamo creduto a quello che dicevano loro, che forse era stato liberato».
Prigionia Stefio, Agliana e Cupertino, sempre tenuti sdraiati per terra, su uno stuoino, con mani e piedi incatenati, nutriti solo con il riso (la carne se si doveva girare un video), costretti quasi sempre al silenzio (potevano parlare solo se autorizzati), coi sequestratori discutevano solo di calcio e per sopravvivere si erano dati dei soprannomi: mister tè, mister bread e mister cigarettes.
Riscatto Secondo uno dei sequestratori, Abu Yussuf, il governo italiano ha pagato 4 milioni di dollari per la liberazione degli ostaggi. Per Gino Strada sono stati 9.
Corpo Il corpo di Quattrocchi, ritrovato da un commissario della Croce rossa il 21 maggio 2004, vicino a un ospedale a Baghdad: per l’identificazione si dovettero analizzare i frammenti ossei perché il cadavere era irriconoscibile (mancavano gran parte del cranio, delle braccia e delle costole). Secondo i medici era stato abbandonato e attaccato dagli animali.
Italiano «Adesso vi faccio vedere come muore un italiano» (le ultime parole di Fabrizio Quattrocchi).
Quattrocchi Fabrizio Quattrocchi, di anni 36, nato in provincia di Catania ma residente a Genova, ex militare, aveva lavorato come panettiere, poi come guardia giurata, gorilla, buttafuori, infine era diventato un contractor, si occupa delle sicurezza di personaggi importanti in zone di pericolo. Considerato tra i migliori, il 12 aprile 2004 era in Iraq da una settimana per lavoro quando, assieme ad altri tre colleghi, venne rapito da membri della guerriglia irachena sulla strada per Falluja ed ucciso due giorni dopo (il 14 aprile) con un colpo alla nuca.
Esecuzione L’esecuzione, filmata e inviata alla tv Al Jazeera: Quattrocchi, blue jeans e maglietta, si inginocchia vicino a un fosso e chiede di potersi togliere il turbante che gli copre gli occhi. Richiesta negata. Poi l’ultima frase e due colpi di pistola, uno alla testa e l’altro al torace.
Ostaggi Gli altri ostaggi: Salvatore Stefio, di anni 34, siciliano, tra i responsabili della Praesidium International Corporation; Maurizio Agliana, di anni 37, di Prato, ex militare; Umberto Cupertino, di anni 35, residente a Sammichele di Bari, disoccupato. I tre furono tenuti prigionieri per 58 giorni e poi rilasciati.
Sequestro Racconta Maurizio Agliana: «Siamo stati rapiti il 12 di aprile. Eravamo in Iraq da una settimana per fare il nostro lavoro di guardie del corpo. Quel giorno dovevamo lasciare il paese in macchina, ci avevano detto che nel viaggio avremmo attraversato un tratto di strada sicuro. Quattrocchi l’ho conosciuto in quell’occasione. Ci hanno rapiti tutti insieme, noi quattro italiani e l’autista. Abbiamo capito subito che non erano banditi, che volevano usarci come merce di scambio, ma di questa intenzione i carcerieri non ci hanno mai parlato. Ci hanno preso e sequestrato le armi».
Segreti Perché quel giorno eravate armati fino ai denti sulla strada per Falluja? «Non sono cose che posso rivelare». Perché siete andati in Iraq, chi dovevate proteggere, chi avevate ingaggiato? «I nomi dei nostri clienti devono restare segreti anche oggi» (Salvatore Stefio ai giornali).
Regola d’ingaggio La regola d’ingaggio dei contractor: non dire mai a nessuno dove sei e cosa fai, neppure alla tua famiglia.
Madre La madre di Quattrocchi, alla notizia del rapimento: «Guardate che è un errore, Fabrizio è in Kosovo, lavora con l’esercito italiano per aiutare le minoranze etniche».
Fabrizio Maurizio Agliana: «Il terzo giorno di prigionia i rapitori sono entrati nella nostra stanza, ci hanno salutato e hanno fatto un gesto a Fabrizio per fargli capire di seguirli. Lui si è alzato tranquillamente, non si aspettava nulla. Non abbiamo sentito spari o grida, non abbiamo saputo più niente di lui. Anche se avevamo dei brutti presentimenti, abbiamo creduto a quello che dicevano loro, che forse era stato liberato».
Prigionia Stefio, Agliana e Cupertino, sempre tenuti sdraiati per terra, su uno stuoino, con mani e piedi incatenati, nutriti solo con il riso (la carne se si doveva girare un video), costretti quasi sempre al silenzio (potevano parlare solo se autorizzati), coi sequestratori discutevano solo di calcio e per sopravvivere si erano dati dei soprannomi: mister tè, mister bread e mister cigarettes.
Riscatto Secondo uno dei sequestratori, Abu Yussuf, il governo italiano ha pagato 4 milioni di dollari per la liberazione degli ostaggi. Per Gino Strada sono stati 9.
Corpo Il corpo di Quattrocchi, ritrovato da un commissario della Croce rossa il 21 maggio 2004, vicino a un ospedale a Baghdad: per l’identificazione si dovettero analizzare i frammenti ossei perché il cadavere era irriconoscibile (mancavano gran parte del cranio, delle braccia e delle costole). Secondo i medici era stato abbandonato e attaccato dagli animali.
Lucrezia Dell’Arti