Io Donna, sabato 13 novembre 2010, 10 aprile 2013
Tags : Grazia Deledda
Appunti su Grazia Deledda
Io Donna, sabato 13 novembre 2010
Stupidaggini «Tutte stupidaggini» (Grazia Deledda a chi le chiedeva cosa stesse scrivendo).
Correzioni La Deledda, solita scrivere tra le 15.30 e le 17.30 su fogli di protocollo a righe piegati in due, come si usa a scuola, per avere mezza pagina di spazio dove annotare le correzioni. Ordinatissima, ricopiava questi fogli molte volte finché non le sembravano puliti, con poche, ultimissime, correzioni.
Modestia «Modestia autodistruttiva» (il commento alla Deledda della giornalista Maria Giacobbe il giorno dopo la premiazione per il Nobel alla letteratura del 1926).
Elementari La Deledda, che studiò fino alla quarta elementare.
Orgogliosa «Io non sono affatto modesta; ritengo anzi la modestia il riflesso di uno spirito che si ritiene inferiore perché realmente sente di esserlo. Io sono invece orgogliosa; non perché ho scritto dei romanzi che ottennero fortuna ma perché mi sento cosciente, forte, superiore a tutte le piccolezze e i pregiudizi della Società. Se fossi nata uomo sarei stato un solitario; sarei vissuto in un eremo. Donna, devo adattarmi e piegarmi a vivere fra coloro che amandomi e proteggendomi completano la mia esistenza» (nel 1905).
Stanis L’amore per Stanis Manca, un biondo grande e grosso di sei anni più grande di lei, giornalista a Roma, che, incuriosito dalla giovane scrittrice, la va a trovare a Nuoro. Lei perde la testa, lui cerca di allontanarla («Mi fate spavento coi vostri sogni mostruosi»), ma non ci riesce, allora l’offende dandole della «nana».
Altezza La Deledda, alta 154 centimetri, che barava sulla sua statura: «S’, sono piccola assai, non sono bassa, figurati – 160 centimetri».
Donne «Io penso che gli uomini siano per natura cattivi; e le donne un po’ peggio».
Marito Maritata poi con un Palmiro Madesani, funzionario dell’Intendenza di Finanza, conosciuto a Cagliari una sera del 1899. Per evitare altre delusioni, la Deledda volle esser sposata subito: il matrimonio si celebrò due mesi dopo quell’incontro.
Emilio La relazione extraconiugale con Emilio Cecchi, lui 28enne, lei quarantenne, sposata e con due figli. Lei gli mandava «foglietti azzurri finemente riempiti della scrittura di una mano di donna». Lui troncò la relazione perché, come scrisse in una lettera, «non riuscimmo che a chiuderci in una rete di inganni e di dolori sterili, e a fare tanto male intorno a noi».
Soli «Bisogna soltanto accettare la vita com’è, e rassegnarsi, e procurare di vivere soli. Io non capisco questa smania che tutti abbiamo della compagnia. Non è possibile viver soli? Non è meglio? Quale miglior compagnia di noi stessi? Del resto, tutto passerà; dobbiamo morire».
Checca La cornacchia Checca, inseparabile compagna della Deledda per sette anni, sparì un giorno misteriosamente.
Fine Morta il giorno di Ferragosto del 1936 nella sua villetta a Roma. Chiese di essere sepolta con il vestito violetto indossato durante la cerimonia dei Nobel e pretese che la notizia fosse comunicata solo a cose fatte.
Stupidaggini «Tutte stupidaggini» (Grazia Deledda a chi le chiedeva cosa stesse scrivendo).
Correzioni La Deledda, solita scrivere tra le 15.30 e le 17.30 su fogli di protocollo a righe piegati in due, come si usa a scuola, per avere mezza pagina di spazio dove annotare le correzioni. Ordinatissima, ricopiava questi fogli molte volte finché non le sembravano puliti, con poche, ultimissime, correzioni.
Modestia «Modestia autodistruttiva» (il commento alla Deledda della giornalista Maria Giacobbe il giorno dopo la premiazione per il Nobel alla letteratura del 1926).
Elementari La Deledda, che studiò fino alla quarta elementare.
Orgogliosa «Io non sono affatto modesta; ritengo anzi la modestia il riflesso di uno spirito che si ritiene inferiore perché realmente sente di esserlo. Io sono invece orgogliosa; non perché ho scritto dei romanzi che ottennero fortuna ma perché mi sento cosciente, forte, superiore a tutte le piccolezze e i pregiudizi della Società. Se fossi nata uomo sarei stato un solitario; sarei vissuto in un eremo. Donna, devo adattarmi e piegarmi a vivere fra coloro che amandomi e proteggendomi completano la mia esistenza» (nel 1905).
Stanis L’amore per Stanis Manca, un biondo grande e grosso di sei anni più grande di lei, giornalista a Roma, che, incuriosito dalla giovane scrittrice, la va a trovare a Nuoro. Lei perde la testa, lui cerca di allontanarla («Mi fate spavento coi vostri sogni mostruosi»), ma non ci riesce, allora l’offende dandole della «nana».
Altezza La Deledda, alta 154 centimetri, che barava sulla sua statura: «S’, sono piccola assai, non sono bassa, figurati – 160 centimetri».
Donne «Io penso che gli uomini siano per natura cattivi; e le donne un po’ peggio».
Marito Maritata poi con un Palmiro Madesani, funzionario dell’Intendenza di Finanza, conosciuto a Cagliari una sera del 1899. Per evitare altre delusioni, la Deledda volle esser sposata subito: il matrimonio si celebrò due mesi dopo quell’incontro.
Emilio La relazione extraconiugale con Emilio Cecchi, lui 28enne, lei quarantenne, sposata e con due figli. Lei gli mandava «foglietti azzurri finemente riempiti della scrittura di una mano di donna». Lui troncò la relazione perché, come scrisse in una lettera, «non riuscimmo che a chiuderci in una rete di inganni e di dolori sterili, e a fare tanto male intorno a noi».
Soli «Bisogna soltanto accettare la vita com’è, e rassegnarsi, e procurare di vivere soli. Io non capisco questa smania che tutti abbiamo della compagnia. Non è possibile viver soli? Non è meglio? Quale miglior compagnia di noi stessi? Del resto, tutto passerà; dobbiamo morire».
Checca La cornacchia Checca, inseparabile compagna della Deledda per sette anni, sparì un giorno misteriosamente.
Fine Morta il giorno di Ferragosto del 1936 nella sua villetta a Roma. Chiese di essere sepolta con il vestito violetto indossato durante la cerimonia dei Nobel e pretese che la notizia fosse comunicata solo a cose fatte.
Lucrezia dell’Arti