La Gazzetta dello Sport, 10 aprile 2013
Berlusconi e Bersani si sono incontratti all’improvviso, senza preavviso e anzi depistando i cronisti, nell’ufficio del segretario democratico a Montecitorio
Berlusconi e Bersani si sono incontratti all’improvviso, senza preavviso e anzi depistando i cronisti, nell’ufficio del segretario democratico a Montecitorio. Un’ora di colloquio, intorno alle cinque del pomeriggio, in compagnia di Alfano e Letta, che hanno poi spiegato ai cronisti che s’è discusso sul profilo del prossimo presidente della Repubblica, senza fare nomi. L’idea di Bersani è di individuare un candidato che possa essere eletto al primo colpo, cioè con i due terzi dei voti, un’impresa riuscita solo a De Mita quando venne eletto Cossiga (1985). Alfano ha aggiunto che il nuovo presidente non potrà essere un nemico del Pdl, frase che elimina dalla gara Prodi, Zagrebelsky, Rodotà e la Boldrini. Ieri il totonomi ha continuato a impazzare. Ma si tratta, più o meno, sempre degli stessi: Amato, Marini, la Cancellieri, la Bonino, la Severino eccetera. Facendo tesoro dell’esperienza del Conclave, dove nessuno aveva previsto la nomina di Bergoglio, è consigliabile prendere queste liste con le molle. Tanto più che il Pd appare spaccatissimo: ieri i deputati regionali toscani hanno bocciato la nomina di Renzi come delegato della Regione al voto per il Quirinale: 10 contro 12, un altro segno di divisione profonda.
• Quirinale e governo, tutto un inciucio?
Bersani, a riunione finita ha subito twittato: «Noi siamo a disposizione, ma no al governissimo». Ricorderà che Napolitano, l’altro giorno, aveva esaltato l’esperienza del 1976 quando, per affrontare l’emergenza terroristica, le forze politiche trovarono un’intesa, i celebri governi della solidarietà nazionale o del compromesso storico, guidati da Andreotti. Bersani ha risposto al capo dello Stato: «Vorrei far notare che nel famoso 1976 c’era uno che governava e gli altri che consentivano, era una singolare forma di governo di minoranza».
• Cioè – dice – se siamo ancora senza governo non è colpa mia, ma di quelli che non me lo fanno fare.
È un modo per rispondere a Renzi, che gli ha mandato a dire: «Stai perdendo tempo». Ieri il sindaco di Firenze ha insistito: «Bersani ha vinto le primarie, ma poi non ha vinto le elezioni. Quello è il problemino». Credo che il segretario tenterà in ogni modo di far entrare al Quirinale un uomo o una donna che trasformi il pre-incarico in incarico pieno. Bersani si considera ancora del tutto in corsa per formare il nuovo governo. L’intesa con Berlusconi – avversatissima dalla base, in particolare dai cani da guardia di Libertà e Giustizia – è complicata dal fatto che il Cavaliere vuole un governo con ministri suoi mischiati a quelli del Pd.
• E il governo di scopo?
Può essere, ma significa che le figure di garanzia devono essere due: una per il Quirinale, l’altra per Palazzo Chigi. E non deve essere un tecnico, perché Berlusconi non vuole. Se Napolitano, disceso dal Colle, accettasse di dare una mano come primo ministro…
• Figuriamoci Grillo. Già grida al golpe per la storia delle commissioni…
La storia delle commissioni è questa…
• Aspetti: ma le commissioni parlamentari alla fine che cosa sono?
Sono gruppi di lavoro, formati da deputati e da senatori, che esaminano i disegni o i decreti legge, prima che vadano in aula. Decidono sugli emendamenti, valutano la copertura finanziaria e i profili di incostituzionalità, possono anche sostituirsi all’aula, con un accordo generale, e varare più rapidamente una legge. Esistono da sempre, le hanno inventate i francesi e sono previste dalla nostra Costituzione. La quale non detta i criteri di formazione, che sono invece andati via via definendosi nel corso dei decenni. In particolare, la distribuzione della carica di presidente di ciascuna commissione avviene con una doppia cautela. Da un lato si assegnano certe presidenze all’opposizione. Dall’altra, vanno di preferenza a presiedere le commissioni quei personaggi che non sono riusciti a diventare ministri. Quindi, le presidenze entrano nei criteri che informano la prassi della lottizzazione e Grillo – che ha parlato di golpe alla luce del sole - ha ragione quando dice che, al di fuori di questa prassi decennale, non c’è nessuna ragione di tenere il Parlamento paralizzato su questo. Qui s’è anche verificata la prima convergenza tra democratici e berlusconiani, d’accordo nel rinviare la formazione delle commissioni a quando ci sarà un governo e si potrà quindi sapere dove sta la maggioranza e dove l’opposizione. I cinquestelle, indignati, hanno occupato la Camera e il Senato fino a mezzanotte, leggendo la Costituzione e i Regolamenti. Forse hanno anche capito perché Grillo li bacchetta ogni volta che cadono nella tentazione di fare un qualche accordo: come potrebbero dare addosso ai partiti, se flirtassero anche un minimo con uno di loro?