Rassegna, 9 aprile 2013
Margaret Thatcher, una conservatrice rivoluzionaria
• Il commento di Sergio Romano sul Cds: «Nel partito conservatore Margaret Thatcher fu sempre un’irregolare. Non apparteneva alla fascia alta della società britannica, non aveva frequentato le grandi scuole, non aveva i gusti, i tic e le civetterie linguistiche di quel ceto sociale che gli inglesi chiamano establishment. E non era, soprattutto, “conservatrice”. (…) Non andava d’accordo con Elisabetta II, probabilmente, perché la regina, con il suo impeccabile sussiego, era esattamente l’opposto della prima Elisabetta. Non era meno nazionalista dei suoi colleghi di partito, ma il suo patriottismo era popolare, se non addirittura populista. (…) Il suo programma economico, quando entrò a Downing Street nel 1979, fu quello spregiudicatamente liberista di Milton Friedman, principe degli economisti dell’Università di Chicago. Tagliò drasticamente la spesa pubblica. Dopo una lunga battaglia con un sindacalista trozkista, Arthur Skargill, che era caratterialmente il suo gemello di sinistra, chiuse le miniere di carbone divenute ormai, nell’era degli idrocarburi e dell’atomo, relitti di archeologia industriale. Insieme alla guerra delle Falkland, vinta nel 1982, quella delle miniere le garantì un secondo successo elettorale nel 1983».