Fior da fiore, 9 aprile 2013
È morta Margaret Thatcher • Napolitano invoca larghe intese •Il giallo delle quindicenni che dicono di aver strangolato il loro stupratore • Assalto da film al portavalori • Le scuole aggiustatutto
Ictus Margaret Thatcher, morta ieri a Londra a 87 anni, nell’appartamento del Ritz dove alloggiava, nel centro di Londra, per un ictus. Prima donna (finora l’unica) diventata primo ministro nella storia della Gran Bretagna. Mito del liberismo mondiale, è stata alla guida del Regno Unito dal 1979 al 1990. [Sull’argomento leggi anche il fatto del giorno]
Margaret «Margaret Hilda Roberts, nata nel Licolnshire a Grantham (anno 1925), il papà droghiere e fervente pastore metodista, cresciuta con la sorella in una casa sopra la bottega, senza bagno e senza acqua calda, nemica degli agi e degli ozi, dei vizi, studentessa (laurea in chimica a Oxford) con la passione della musica» (Fabio Cavalera, Cds).
Programma economico Il programma economico della Thatcher, «quando entrò a Downing Street nel 1979, fu quello spregiudicatamente liberista di Milton Friedman, principe degli economisti dell’Università di Chicago. Tagliò drasticamente la spesa pubblica. Osò sfidare le élites accademiche di Oxford e Cambridge negando a quelle venerabili università i generosi aiuti di cui avevano goduto sino ad allora. Dopo una lunga battaglia con un sindacalista trozkista, Arthur Skargill, che era caratterialmente il suo gemello di sinistra, chiuse le miniere di carbone divenute ormai, nell’era degli idrocarburi e dell’atomo, relitti di archeologia industriale. Insieme alla guerra delle Falkland, vinta nel 1982, quella delle miniere le garantì un secondo successo elettorale nel 1983. Non tutte le sue battaglie si conclusero con una vittoria. Al vertice europeo di Milano, nel giugno 1985, la sua tattica euroscettica non riuscì a prevalere sul fronte congiunto di Bettino Craxi, Helmut Kohl e François Mitterrand. La poll tax, una tassa comunale introdotta verso la fine del suo terzo mandato, provocò violente proteste di piazza. La privatizzazione delle ferrovie britanniche dette mediocri risultati. In alcune materie - soprattutto l’Europa e l’immigrazione - fu eccessivamente insulare. E cadde, alla fine, quando una parte importante del partito conservatore decise che la sua popolarità si era ormai appannata e che conveniva voltare pagina» (Sergio Romano, Cds).
Capelli cotonati e borsette nere La Thatcher, «anticonformista pur coi suoi capelli cotonati e le amate borsette nere, un oggetto di culto e di potere, “come lo scettro per la regina”, dentro le quali teneva i fogli con alcune frasi celebri di Abramo Lincoln. Per il ripasso» (Fabio Cavalera, Cds).
Battute 1 Le battute della Thatcher «sono diventate leggendarie. “Non esiste una cosa chiamata società”. Oppure: “I minatori sono il nemico che abbiamo in casa nostra”. E soprattutto: “Io non ho la retromarcia”. Ovvero: non indietreggio. Eppure le parole che meglio la identificano non fu lei a pronunciarle: Lady di ferro, il nomignolo con cui verrà per sempre ricordata, fu coniato da Krasnaja Zvezda, quotidiano delle Forze Armate sovietiche, che voleva insultarla per l’atteggiamento bellicoso manifestato inizialmente nei confronti dell’Urss» (Enrico Franceschini, Rep).
Battute 2 «Ha gli occhi di Caligola e le labbra di Marilyn Monroe» (l’allora presidente francese, il socialista Francois Mitterrand, sulla Thatcher) (Fabio Cavalera, Cds)
Larghe intese Ultime dal mondo politico. Napolitano elogia le larghe intese, richiamando l’esperienza del 1976, «il coraggio di Dc e Pci» e attaccando «i moralizzatori fanatici e distruttivi»: «La politica è responsabilità». Berlusconi annuncia che ci sarà l’incontro con Bersani, ma il segretario del Pd continua ad escludere un governissimo. Gli eletti del movimento di Grillo si preparano ad occupare le Camere per protestare contro la stasi dei lavori parlamentari.
Misteri Mirco Sacher, 67 anni, ferroviere in pensione, a detta degli amici «brav’uomo, una larva». Trovato morto nelle campagne della periferia di Udine, riverso a terra, la camicia sbottonata, i pantaloni leggermente abbassati, nessun segno di violenza. La notte dopo, due studentesse quindicenni bussano alla porta dei carabinieri di Pordenone: «L’abbiamo ucciso noi perché ci voleva violentare». Dicono di essere studentesse, amiche, di conoscere bene Sacher in quanto amico di famiglia e perché spesso dava loro un passaggio in città. Anche domenica erano salite nella sua Fiat Punto. Ma fatte poche centinaia di metri il pensionato ha deviato verso uno sterrato e si è fermato poco più in là. Raccontano di un amico di famiglia irriconoscibile, trasformatosi di colpo in molestatore. Ci sarebbe stata una colluttazione: «Alla fine l’abbiamo strangolato». Dai primi accertamenti sul corpo della vittima non sono stati però riscontrati segni evidenti di strangolamento, tanto che il medico legale aveva certificato la morte di Sacher come naturale (probabile infarto). Il procuratore capo Antonio Biancardi parla di vicenda poco chiara: «Nulla esclude che vi siano coinvolgimenti di maggiorenni, quindi prima di spogliarci degli atti faremo ulteriori accertamenti».
Rapina Ieri sull’A9 tra Milano e Chiasso un commando di dieci banditi, forse ex paramilitari dell’Est, ha assaltato due portavalori impossessandosi di 10 milioni di euro tra banconote e lingotti d’oro. Azione da film, durata tre minuti: il commando ha bloccato le due corsie con camion incendiati e chiodi, ha acceso fumogeni, sparato con i kalashnikov (senza ferire nessuno). Poi, la fuga, a bordo di tre auto.
Ripara-da-te 1 Ugo Vallauri e Janet Gunter organizzano a Londra i Restart Party, workshop mensili itineranti dove si impara gratuitamente a riparare il proprio gadget elettronico o elettrodomestico rotto. Vallauri: «L’idea mi è venuta dopo la mia collaborazione in Africa con la organizzazione non governativa britannica Computer Aid. In Kenya ho imparato approcci meno spreconi dei nostri. Lì non ci si sbarazza facilmente di qualcosa che può essere riparato. Si aggiusta tutto. Mentre noi spesso compriamo oggetti non dettati dalla necessità, ma dalla pigrizia e dalla mancanza delle conoscenze necessarie per la manutenzione di quelli che abbiamo già. Il nostro obiettivo non è offrire delle riparazioni gratuite, ma sconfiggere l’obsolescenza programmata e recuperare la manualità in una società esasperata dal consumismo» (Rosalba Castelletti, Rep).
Ripara-da-te 2 «Complice la crisi economica, la cultura della riparazione sta soppiantando quella dell’usa e getta anche Oltremanica. In Olanda gli antesignani Repair Cafe sono oramai una trentina e hanno persino ricevuto una sovvenzione governativa di quasi mezzo milione di euro. Gli australiani imparano a recuperare i loro gioielli agli incontri mensili organizzati da “The Tresaury” a Melbourne o ad aggiustare e reinventare i loro oggetti al Bower Reuse and Repair Centre di Sidney. Mentre a New York i Fixers Collective si incontrano una volta a mese. Anche in Italia, dove ogni anno vengono prodotti un milione e mezzo di tonnellate di rifiuti elettronici, non mancano iniziative simili. Come la PcOfficina che organizza incontri settimanali a Milano dove, sul modello della ciclofficina, si riparano computer tra una birra e una chiacchiera. O come l’Oratorio digitale lanciato dall’associazione Ohibò che insegna ai ragazzi sopra gli 11 anni ad allungare la vita del cellulare o del lettore mp3 che già possiedono invece di inseguire le pubblicità dell’ultimo modello»(ibidem).
(a cura di Roberta Mercuri)