6 aprile 2013
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Biografia di Lorenza Lei
• Bologna 15 febbraio 1960. Manager. Già direttore Risorse televisive, dal maggio 2011 al luglio 2012 direttore generale della Rai (eletta all’unanimità, prima donna a ricoprire l’incarico). Passata nel settembre 2012 al ruolo di amministratore delegato di Rai Pubblicità (ex Sipra, la società concessionaria di pubblicità del servizio pubblico), nel novembre del 2013 ne diventa presidente.
• «Tanto per cominciare, è donna ed è potente. E questo, per la Rai, è un ossimoro, una contraddizione in termini per un’azienda perfino più macho del Vaticano. Che invece l’ha scelta, e da un pezzo, come suo punto di riferimento in quel coacervo irto di satanici peccati che è viale Mazzini e affini. I nemici di Lorenza Lei le possono rimproverare tutto ma non di aver peccato in vanità (caso mai in astuzia). Mai una foto, mai una prima fila, mai la posa per una paparazzata. (...) Così per anni, Lorenza Lei, bolognese, un figlio chef, direttore delle Risorse televisive, simpatico posticino dove con un malloppo annuale di circa trecentotrenta milioni di euro si trattano e si negoziano i contratti Rai, avendo a che fare con l’ego sconfinato dello showbiz, si è trincerata dietro la maschera di ferro dell’anonimato. E per una laureata in Antropologia filosofica, sopravvissuta a tre direttori generali (...) e che lavora nell’industria dell’apparire, questa scelta non può non avere un preciso significato. Il potere dell’ombra più gratificante di quello esibito? L’intuizione del pericolo dell’esposizione per una donna perdippiù in un posto chiave? Orgoglio o pregiudizio, fatto sta che i suoi nemici le rimproverano i modi da “generale” e l’ambizione sfrenata unita a una rigidità “prussiana”. I suoi estimatori, invece, ne lodano il rigore e la dedizione totale al lavoro. Candidata a succulente poltrone mai occupate prima da lombi femminili, come la vicedirezione generale della Rai o la responsabilità della prima rete, all’arrivo del nuovo direttore generale Mauro Masi si è infilata la tuta da top gun e si è lanciata in un’esercitazione nello stile “Ti sono utile, ti sono leale”. Prima degli altri, ha capito che Masi, uomo affabilissimo, in realtà, è un genus da maneggiare con cura, con il quale è complicato entrare in rapporto. (...) Nata da genitori comunisti ma (ci tiene a dire) non è di sinistra, presentata a Silvio Berlusconi solo di recente (pare), cattolica ma (ci tiene a dire anche questo) non dell’Udc come spesso è stata incasellata, Lorenza Lei arriva alla fede tardivamente. La folgorazione la colpisce solo tre giorni prima di partorire. Così, la pecorella smarrita viene accolta a braccia aperte alla corte di San Pietro che la scopre dopo aver apprezzato la mostra di icone russe messa su da lei, all’epoca, organizzatrice di eventi culturali. “Credo nella provvidenza. Ma talvolta, va aiutata”, ha sottolineato una volta, non tanto estatica, più pragmatica. E certo, lei non manca di farlo. In Rai, approda nel 1997 con un contratto a tempo determinato di consulente editoriale, nella scia della Rai International targata Renzo Arbore. Nella relazione al Parlamento del 2 marzo 1998, Roberto Zaccaria, presidente Rai in quota Ppi, riferendosi a Rai International, dichiara testualmente: “Questo gruppo si avvale dell’eccellente collaborazione di Lorenza Lei per la quale propongo l’assunzione...”. Tempo un anno, è fatta. E chi meglio di lei, tenuta in palmo di mano da Joaquin Navarro Valls e da tutta la nomenklatura pontificia, può diventare responsabile di Rai Giubileo? Da lì a Rai Uno, il passo è breve. Come capo struttura Pianificazione mezzi e risorse, prima lavora con il direttore della rete Maurizio Beretta, e poi con il suo successore, Agostino Saccà, l’uomo che le farà fare il vero salto professionale. Gli sarà riconoscente. Quando quasi tutta la Rai volta le spalle a Saccà, caduto in disgrazia perché coinvolto nello scandalo delle telefonate con il premier (l’inchiesta è stata appena archiviata) e arriva la proposta di sostituirlo alla fiction, Lei, oltre all’avvallo del suo ex superiore, pone come condizione l’unanimità del cda (che non le viene assicurata). Così, ringrazia e declina. Non ha dimenticato che nel 2002, appena conquistata la direzione generale, è Saccà a nominarla capo dello staff (sarà confermata sia da Flavio Cattaneo che da Alfredo Meocci). È una postazione nevralgica, da dove passa tutto e si sa tutto. E con misericordia, si possono aiutare tante persone meritevoli. Estranea alle cordate di Gianfranco Comanducci, direttore Acquisti e servizi e di Guido Paglia, direttore delle Relazioni esterne, in compenso la Lei è nelle grazie dell’unica donna seduta al tavolo del cda Rai: l’ex deputata leghista Giovanna Bianchi Clerici. Una che la stima così tanto da proporla, nel 2006, per la poltrona di direttore generale insieme a Claudio Cappon e ad Antonello Perricone. Anche i tubi di viale Mazzini sapevano che ce l’avrebbe fatta Cappon. Ma nello stupore generale, Lei perse per un solo voto. Bianchi Clerici, che parla, a dir poco, ogni morte di papa, stigmatizzò duramente: “Non una voce femminile si è levata per plaudere l’indicazione di un cda che ha saputo individuare una figura femminile di grande valore...”. Cappon, però, non la confermò, promuovendola, invece, alla direzione Risorse televisive, al posto di Alessio Gorla, fido del Cavaliere arrivato alla soglia della pensione (...). Plauso in Vaticano? Senza dubbio. Ma anche un entusiastico comunicato Codacons che inneggia a “questa nomina che soddisfa i consumatori”. “Ha grande esperienza. Non ti regala niente, è tosta ma competente”, commenta il potente produttore tv Bibi Ballandi. “E poi è cattolica come me: esserlo, è un privilegio, un dono di Dio”. “È preparata come poche, si merita il meglio”, questa volta a parlare è Vittoria Cappelli dell’omonima società di programmi ed eventi televisivi. Ma c’è anche chi racconta di sadiche tecniche della regina dei contratti Rai: per esempio, artisti e press agent entrati con baldanzose pretese e scesi a più ragionevoli patti dopo attese snervanti in anticamere, guarda caso, senza aria condizionata d’estate o senza riscaldamento d’inverno. Vicina a Guido Bertolaso conosciuto al tempo del Giubileo, nella fondazione Magna Charta a fianco di Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo Pdl al Senato, ovviamente seguita con benevolenza da Gianni Letta, sostenuta da Saccà che si è molto speso nei suoi confronti (...)» (Denise Pardo) [Esp 30/4/2009].
• «Da vicedirettore generale con delega alle Risorse artistiche (…) si è messa a dieta. Ha perso molti chili e si è visto nelle foto ufficiali: giacca fiammante, lei che si vestiva sempre di nero; un nuovo taglio di capelli; viso raggiante e sullo sfondo un muro di rose, soprattutto rosse, perché così gli uomini ricordano alle donne di successo che sono sempre donne» (Denise Pardo) [Esp 19/5/2011].
• «(…) I completini da torero tirolese di Lorenza Lei sono ambrosia in confronto ai gessati da serial barber di Mauro Masi, ma – detto ciò – un direttore generale della Rai che si vesta normale, no?» (Pietrangelo Buttafuoco) [Fog 23/8/2011].
• «Dal primo giorno che è stata assunta in Rai ha mirato a diventare direttore generale. Meno male che è arrivata, conosce l’azienda da 20 anni. Ha determinazione, pazienza e costanza. Le virtù dei cattolici» (Bibi Ballandi su Lorenza Lei ad Annalia Venezia) [Pan 19/10/2011].
• Nel 2011 al centro delle polemiche per la diffusione di una circolare interna in cui, in occasione della giornata mondiale contro l’Aids, si invitava i conduttori Rai a evitare di «nominare esplicitamente» il profilattico nei programmi, su indicazione del ministero della Salute (che poi smentì). La circolare fu criticata anche da Fiorello nella sua trasmissione Il più grande spettacolo dopo il weekend, in onda nella prima serata di Raiuno.
• Polemiche anche in seguito alle nomine di Alberto Maccari a direttore del Tg1 (vedi Alberto Maccari) e di Alessandro Casarin ai Tgr, viste come «uno “scambio” tra i due partiti dell’ex maggioranza» (Maccari è considerato infatti vicino al Pdl, Casarin alla Lega). Le proteste culminarono con le dimissioni del consigliere in quota Pd Nino Rizzo Nervo (Pst 1/2/2012).
• «Due elementi l’hanno condotta – purtroppo per una brevissima stagione – al sacro soglio della principale azienda editoriale italiana: la capacità di autopromozione esercitata ovunque in maniera pressoché incondizionata e la frequentazione delle alte gerarchie ecclesiastiche oltre che dell’ex premier Silvio Berlusconi.
Ma la forza di questa signora emiliana dalla carnagione di porcellana e dai fianchi rotondi, materni, è stata sicuramente la “moral suason” nei confronti di chiunque andasse a bussare alla sua porta al piano nobile della Rai. Infilata per anni in oscure stanze rese polverose dai faldoni degli incartamenti, abituata a muoversi con passo felpato nelle retrovie del Palazzo, invisibile nelle sue gonne lunghe oltre il ginocchio e nei gilet color marmellata di castagne, Lorenza vive la sua stagione magica proprio durante la gestione di Mauro Masi e deve principalmente agli errori o agli eccessi del suo predecessore, la poltronissima di dg della Rai.
Tanto Masi, professore di economia dal carattere impetuoso, procede a viso scoperto aggredendo persone (vai alla voce Michele Santoro) o situazioni, così Lorenza arriva a ricucire laddove lui rompe, componendo pezzi, ricostruendo rapporti in nome di una solidarietà cristiana che le impone la sua fede vissuta in modo totale, militante. (…) Lo sguardo basso, le mani incrociate a rosario, i completini griffati ton sur ton con gli accessori, Lorenza può contare su una supporter di eccezionale efficacia, la pasionaria del Pdl Daniela Santanchè che è vicina anche a Marco Simeon. Insieme sono sicure di rimettere a posto viale Mazzini ripristinando ordine e decoro (…). Sparito Masi con la sua allegria, uscito Santoro con il suo temibile Annozero, ecco salire in auge nell’era della Lei la pia Lorena Bianchetti, amica della dg da una vita insieme alle tante signore che rappresentano i poteri intermedi dell’azienda (…).
Lorenza è fedelissima di Paolo Romani e del consigliere uscente Antonio Verro (…) È convinta che resterà al suo posto anche con Mario Monti. Per questo quando riceve l’avviso di sfratto e deve traslocare in Sipra, non riesce a credere ai suoi occhi. Non si dà pace, telefona a mezzo mondo, chiama i suoi mentori e chiede un appuntamento a Monti per convincerlo che lei è troppo brava per essere mandata via. Angelino Alfano licenzia un comunicato dietro l’altro per dire al mondo che il Pdl vuole lei alla Rai mentre Berlusconi ha già dato l’ok informale al suo successore Luigi Gubitosi. (…) Nel trasloco alla Sipra ha cambiato look, le gonne sono un po’ più corte, le guance colorate di blush, il sorriso disincantato. Non ė più l’inavvicinabile Direttora» (Monica Setta) [Lanotiziagiornale.it 14/3/2013].
• Sposata con un dirigente della Sipra, un figlio, Mattia, che fa lo chef.
• Ha l’hobby della lavorazione del vetro.