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 2013  aprile 03 Mercoledì calendario

Appunti su Renata Tebaldi

Io Donna, sabato 4 settembre 2010
Sigaretta La Tebaldi, con la sigaretta in mano.

Ragazza «Guardi sono rimasta ragazza praticamente fino a 35 anni».

Callas «Il giorno in cui la mia cara amica Renata Tebaldi canterà Norma o Lucia o Anna Bolena una sera e la sera dopo Traviata, Gioconda o Medea, allora, e solo allora, la potrò considerare una rivale. Altrimenti sarebbe come paragonare lo champagne con il cognac, o meglio, con la Coca Cola» (Maria Callas).

Grande Chi è la più grande cantante del secolo? «Naturalmente io. Sono alta un metro e 75» (la Tebaldi risponde a un giornalista).

Scarpe Del Monaco andava a spiare che tacchi si sarebbe messa per regolare i rialzi interni delle proprie scarpe.

Voce La Tebaldi bambina andava a scuola di canto dalla grande Carmen Melis, costei a un certo punto convinse la Mamma (cioè la madre della Tebaldi), contrarissima fino ad allora a questa storia del canto, a farla sentire dal maestro Zandonai, Zandonai alla fine disse alla Mamma: «Signora, di voce così ne nasce una ogni secolo, lei ha una responsabilità enorme». Seguirono lezioni gratuite, la portava in tournée a sue spese, ecc.

Fondo «Nel fondo di Suor Angelica, della Traviata, della Butterfly, avvertivo qualcosa di rivelatore del mio intimo che non voglio conoscere. Per interpretarle ho dovuto usare a mia difesa quell’arma chiamata stile» (a Paolo Isotta).

Renata Renata, che non amava la mondanità, le manifestazioni pubbliche, era religiosissima, collezionava bambole, faceva spesso le parole crociate, amava i cani, in particolare i barboncini neri (che chiamò sempre New).

Uomini Una cotta per il basso Nicola Rossi Lemeni, che alla fine le preferì la figlia di Tullio Serafin. Poi per il direttore d’orchestra Arturo Basile, gran donnaiolo. Donnaiolo era stato anche suo padre, il violoncellista Tebaldo Tebaldi, che aveva piantato la moglie quando Renata era in fasce.

Donne La Mamma. Le faceva da tuttofare: l’aiutava ad indossare il costume, le aggiustava l’acconciatura, quando la figlia era in scena stava dietro le quinte, in una mano il rosario, nell’altra le chiavi e un corno rosso per gli scongiuri. La Tina. Cioè Ernesta Viganò, una fan che le scriveva di continuo e le mandò a un certo punto una foto in cui compariva vestita da cameriera. La Tebaldi, che stava in America, la assunse immediatamente.

Toscanini La Tebaldi ragazza si presenta a Toscanini e gli canta un pezzo dell’Andrea Chénier. Alla fine il Maestro chiede: «Ha pronto qualcos’altro?». La Tebaldi gli propone l’Ave Maria dell’Otello, ma il tempo del pianista non piace a Toscanini che, dirigendola gliene impone un altro che Renata segue immediatamente e a cui il pianista, che dà le spalle al Direttore, si adegua in ritardo. Alla fine Toscanini grida: «Brava! Brava!».

Fiato De Sabata che si rivolge agli orchestrali degli strumenti a fiato e dice loro: «Signori, ascoltino attentamente come respira la Tebaldi e conformino il più possibile la Loro respirazione alla sua».

Callas Alla fine la Callas, abbandonata da Onassis, ferita, sola, va a New York a sentire la Tebaldi nell’Adriana Lecouvreur e a un certo punto si mette a piangere. Va quindi ad abbracciarla in camerino. Poi le scrive: «bella e ragiante» (con una g), «tua applauditrice» eccetera.

Vita «Ho molto cantato» (sua risposta a una domanda che le chiede di riassumere le sua vita).

Lucrezia Dell’Arti